L’EFFETTO DUNNING-KRUGER

A volte lo studio dei fenomeni più banali della vita può condurre a grandi principi: per esempio il fatto di essere disposti a comprare più oggetti di quello che si era progettato, se si scopre che il prezzo è notevolmente basso, ha dato luogo in economia alla “teoria dell’utilità marginale”. Ma quella elaborazione teorica serve agli specialisti e non sarebbe normale dire al commesso: “Dal momento che il prezzo è inferiore al previsto, la mia utilità marginale si sposta lungo uno degli assi cartesiani e dunque ne compro cinque pezzi invece di tre”. 

Ma forse c’è chi sarebbe lieto di fare sfoggio di questa terminologia sapiente, magari trasformandola in pubblicazione specialistica. Infatti, nelle università, per fare carriera, bisogna avere al proprio attivo dei libri e degli articoli apparsi in grandi riviste del settore e per questa ragione i ricercatori e i cattedratici cercano di tramutare in “scienza” le più banali osservazioni. Magari dimostrando l’ovvietà con ricerche statistiche ed esperimenti: che si suicidano più facilmente gli infelici che le persone serene, che se si sorride molto si è più graditi che se si è costantemente imbronciati, e infine, sulla scia di Woody Allen, che il denaro non rende felici, ma figuratevi la miseria!

Un esempio della confezione regalo di una banalità lo forniscono due scienziati americani, David Dunning e Justin Kruger, i quali hanno formulato il principio dell’ “effetto Dunning-Kruger”, così definito da Wikipedia: “a cognitive bias in which unskilled individuals suffer from illusory superiority, mistakenly rating their ability much higher than average. This bias is attributed to a metacognitive inability of the unskilled to recognize their mistakes”, cioè: “una tendenza cognitiva nella quale persone non esperte soffrono di una illusoria superiorità, giudicando per errore la loro abilità molto più alta della media. Questa tendenza è attribuita ad una metacognitiva incapacità dei non esperti di riconoscere i propri errori”. Traduzione: ci sono persone presuntuose.

Già Bertrand Russell aveva scritto: “Una delle cose dolorose del nostro tempo è che quelli che sono certi di tutto sono stupidi e quelli che hanno immaginazione e comprendono le cose sono pieni di dubbi e di indecisioni”. 

E forse, senza citare un grande filosofo, bastano questi due proverbi: “Fools rush in where angels fear to tread”, gli sciocchi si precipitano là dove gli angeli hanno paura di camminare”; e “la ignorancia es la más atrevida”, l’ignoranza è la più audace.

Indubbiamente, nella descrizione del fenomeno gli studiosi sono accurati. Gli incompetenti – spiegano – credono gli altri meno colti di loro, e dunque sono sicuri di loro stessi e della loro superiorità; mentre i veramente competenti, sapendo che rischiano di essere smentiti da altri che potrebbero saperne quanto e più di loro, sono molto più prudenti e pronti a riconoscere di essersi sbagliati. I due esprimono questo concetto con questa brillante sintesi: “l’errore di valutazione (‘miscalibration’, lo chiamano!) dell’incompetente è originato da un errore riguardo a sé stesso, mentre l’errore di valutazione dell’altamente competente è originato da un errore riguardo agli altri”.

Ma in conclusione, siamo al punto di partenza. È stato soltanto ripreso con un’analisi rigorosa il termine “presuntuoso” e ne è stato spiegato il contenuto. Se un autista di tir, che guida da vent’anni, dice “so guidare”, certo non è un presuntuoso. Perché effettivamente quella è la sua competenza. Se invece dice altezzosamente che una certa legge è sbagliata, allora sbaglia – ed è presuntuoso – perché è azzardato che ne sappia più dell’intero Parlamento.

Insomma, in base all’effetto Pardo, la teoria dell’effetto Dunning-Kruger è qualcosa di cui si poteva e si potrà fare a meno.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

25 luglio 2012

 
L’EFFETTO DUNNING-KRUGERultima modifica: 2012-07-25T09:36:57+02:00da gianni.pardo
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