IL PROBLEMA DEI PROBLEMI

Avevo un buon vicino di casa. Non era né molto intelligente né molto colto, ma era corretto, servizievole, cordiale. Poi per qualche giorno sparì. Quando tornò e lo incontrai per le scale, mi dette una buona notizia: prima gli avevano diagnosticato un cancro che era inutile operare, ora lui invece tornava da Milano dove l’operazione gliela avevano fatta e il problema era risolto. Ne fui sinceramente felice per lui.

Tempo dopo si verificò un notevole problema condominiale e andai a parlargliene, visto che di solito di queste cose si interessava. Mi sembrò però che mi accogliesse quasi di malumore e notai anche che aveva qua e là strani cerotti. Benché la vicenda avesse lati incredibili, e di comune interesse, mi accorsi presto che non mi prestava attenzione. E allora capii. Il cancro aveva ripreso il suo corso e non gli lasciava alcuna speranza. Quello che gli raccontavo poteva avere valore per chi avrebbe continuato a vivere in quella casa, non per lui. Mi aveva aperto la porta solo per non essere scortese.

Che potevo fare, a quel punto? Interrompere il mio racconto e chiedergli come stava? Si vedeva benissimo, come stava.  Dovevo passare direttamente alle condoglianze? E comunque, che cosa si può dire, in casi del genere, che non sia sciocco e inutile? Decisi di fare l’idiota e di attenermi alla notizia che mi aveva dato prima, visto che non me ne forniva di nuove. Mi comportai dunque come se non avessi capito niente ma avevo un’indicibile pena nel cuore e sentivo l’incommensurabile futilità di ciò che andavo dicendo. Avrei voluto gridargli la mia inutile solidarietà, l’immenso sconforto che mi ispirava la sua situazione, l’irrefrenabile protesta dinanzi ad una condanna a morte immeritata, e parlavo invece di cortile e di parcheggio.

Questo ricordo è rimasto un emblematico quaresimale. Le proporzioni di una noia divengono irrisorie e insultanti per la loro stupidità, se irrompe un problema molto più grande. Adlai Stevenson ha detto: “You can tell the size of a man by the size of the thing that makes him mad”, “Potete giudicare le dimensioni di un uomo dalle dimensioni delle cose che lo fanno impazzire”.

Ci ho messo del tempo, ad assolvermi. E ce l’ho fatta solo pensando che condividevo con tutti il peso della mia imbecillità. Lo stesso signor Rinaldi allora sarebbe stato lieto di scambiare il suo cancro con cinque anni di prigione, ma, se fosse stato sano e fosse stato condannato a cinque anni di prigione, sarebbe stato tutt’altro che lieto. Qualunque rovello è grave, nel momento in cui lo viviamo: e può anche essere il mancato invito ad una festa. 

Qualcosa di analogo avviene nella vita pubblica. Tutto l’anno discutiamo con aria serissima le questioni economiche e politiche che angustiano il Paese, poi arriva agosto e quelle stesse questioni passano in sottordine rispetto all’ombrellone sulla spiaggia, al cibo del ristorante, al denaro che costano le vacanze. I dibattiti si diradano, la televisione va avanti a forza d’inerzia e di repliche, il generale Agosto ci manda in licenza. Tanto che la frase di Stevenson va corretta in senso ben più pessimistico: “Potete giudicare le dimensioni di un uomo non da ciò cui lui finge di assegnare un’enorme importanza ma dalle dimensioni delle cose che lo fanno veramente impazzire”. Il problema di quel sottosegretario all’economia non è il rischio di fallimento dell’Italia ma la figura che ha fatto nell’ultimo talk show, la speranza di prendere il posto del ministro o il sospetto che sua moglie gli stia mettendo le corna.

Fin troppa gente, sul palcoscenico della vita, si strapazza a recitare una tragedia immaginaria. Ed è una doppia forma di imbecillità, se solo si pensa che quella vicenda sarebbe futile anche se la si prendesse realmente sul serio. Infatti Shakespeare (Macbeth, A.V, Sc.VI) ha potuto definire la vita “soltanto un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si agita sulla scena, per il tempo che gli è assegnato, e di cui dopo non si sa più nulla: è una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla”.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

2 agosto 2012

 
IL PROBLEMA DEI PROBLEMIultima modifica: 2012-08-02T15:25:00+02:00da gianni.pardo
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