IL BIVIO E IL TRIVIO

Secondo alcuni commentatori il bivio dinanzi al quale si trova il nostro Paese è terribile. Se non chiede l’aiuto del “fondo salva-Stati”, lo spread rischia di impoverirlo e forse di farlo fallire; se lo chiede, dovrà conformarsi a ciò che gli sarà ordinato: dunque perderà la sua sovranità e diverrà, a tempo indeterminato, un vassallo dei Paesi che l’avranno salvato. La semplificazione è brutale ma è meglio evitare gli equivoci.

Quando il dilemma è terribile la reazione è spesso infantile: “Padella o brace? Né l’una né l’altra”. Ma quel tipo di domanda non ipotizza terze soluzioni. Anzi implica che esse, se esistono, siano ancora peggiori.

Nel caso dell’Italia la terza soluzione è l’uscita dall’euro, che anche alcuni competenti auspicano: ma sono isolati e contro la loro idea esiste un pressoché universale consenso. La verità, naturalmente, non dipende dalla maggioranza, ma dal momento che noi italiani siamo molto sensibili ai nostri interessi (tanto da non badare all’onore o ai patti sottoscritti) quell’“universale consenso” nasce certo dalla drammatica negatività delle conseguenze. I Paesi che posseggono notevoli quantità dei nostri titoli ce la farebbero pagare, la svalutazione ruberebbe a milioni di risparmiatori italiani buona parte del loro peculio, la disoccupazione esploderebbe, l’economia andrebbe a rotoli, il mondo ci giurerebbe vendetta e l’attuerebbe. L’Europa non ha ancora dimenticato che né l’Unione Sovietica, né la Russia democratica hanno onorato i debiti contratti dagli zar: ed è passato un secolo!

Quand’anche considerassimo queste obiezioni insufficienti dovremmo ricordare che c’è chi è più competente di noi. Reputiamo giusta la teoria della relatività non perché l’abbiamo capita, ma perché la giudicano valida gli scienziati; nello stesso modo i competenti dicono sostanzialmente all’unanimità che l’uscita dall’euro sarebbe un errore e noi dobbiamo accettare che tale sia.

Dunque padella o brace? Miseria per pagare gli interessi sui debiti oppure asservimento ai creditori? 

La miseria per pagare gli interessi è tutt’altro che uno scherzo. Lo Stato italiano non ha la scelta se vendere o no i suoi titoli: se non riuscisse a piazzarli non avrebbe più di che pagare gli stipendi e dovrebbe chiudere bottega. Sicché se gli chiedono il 5% darà il 5%, se gli chiedono il 6% darà il 6% e se gli chiedessero l’8 o il 9% darebbe l’8 o il 9%, sempre dei nostri soldi: perché vive sotto il ricatto dei suoi stessi conti. 

Se per giunta, come si vede in questi giorni, il pil diminuisce e si è in piena recessione, il peso degli interessi diviene semplicemente insopportabile. Con lo spread attuale o superiore, sempre che non si vada in default, gli italiani lavoreranno come somari per pagare ai creditori gli interessi pressoché usurari sul debito, anno dopo anno, senza mai riuscire ad eliminare il debito stesso: in una sorta di schiavitù economica.

Se invece accediamo alle richieste dei Paesi garanti, lo spread cala immediatamente, perché i mercati smettono di avere paura del nostro fallimento, ma il prezzo, si dice, è il nostro infeudamento alle autorità soprannazionali. Se vogliamo essere ancora una volta brutali, alle autorità monetarie soprannazionali che in fin dei conti fanno riferimento a Berlino.

E qui si può fare una considerazione molto amara: gli italiani preferiscono perdere i loro soldi o la loro indipendenza? Con la stima che hanno dei loro politici, sarebbero disposti a sacrificarsi a tempo indeterminato pur di affidare a loro e non ad altri la guida economica dell’Italia? Accettando l’amministrazione controllata saremo dei cittadini di categoria B, ma vivremo come vivevamo prima e forse meglio. Se non l’accettiamo saremo liberi, ma liberi di lavorare come schiavi.

Nel diritto romano arcaico il debitore che non pagava i suoi debiti era venduto come schiavo, per pagare il creditore, oppure era assegnato come schiavo a lui stesso. Sembra una pratica barbara ma è eterna. La prima, la vera indipendenza è quella economica. Noi ce la siamo giocata negli anni delle spese demagogiche, col consenso dell’intera nazione, come adolescenti scervellati. Se oggi dunque abbiamo la scelta fra diverse forme di umiliazione e di tutela è perché non ci siamo comportati da adulti. Ed anzi l’accettazione di vincoli esterni ci garantirebbe, nel caso che le elezioni del 2013 le vincesse una coalizione risolutamente di sinistra, dall’essere governati da coloro per i quali il denaro conta meno dell’ideologia e che ci hanno condotto allo stato presente. Ricordiamoci che il debito pubblico è stato creato soprattutto negli anni dell’alleanza fra Dc e Pci, oggi coabitanti nel Pd.

Meglio Berlino.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

5 agosto 2012

 
IL BIVIO E IL TRIVIOultima modifica: 2012-08-06T09:29:45+02:00da gianni.pardo
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