ESM, NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA

Contrariamente a quanto si crede, l’ ESM, European Stability Mechanism, non è attualmente operante: lo sarà a partire dalla metà dell’anno venturo. Infatti è vero che il fondo è di 700 miliardi ma esso sarà costituito a poco a poco e solo 80 mld saranno versati entro il 2014. Non è un errore di stampa: 2014; e 80 mld, non 700. Se nel frattempo piove ci arrangeremo. Oppure bisognerà emettere AAA bond, debiti per comprare debiti. L’Italia comunque deve contribuire con 125,39 mld, di cui 14,3 entro il 2014: e già possiamo chiederci dove trovarli. 

Se uno dei Paesi firmatari richiede l’aiuto dell’ESM (e accetta le limitazioni di sovranità su cui attualmente si sorvola, anche perché non sono chiare), è esentato dalla contribuzione. Giustissimo. Prima di essere aiutato dagli altri è bene che esso si aiuti con i suoi propri soldi. Il guaio è che il contributo che viene a mancare deve essere reintegrato dai rimanenti soci dell’ESM. E allora immaginiamo che l’Italia, quanto mai virtuosa, contribuisca all’ESM e non richieda nessun aiuto. Mentre la Spagna, per ipotesi, si mette nei guai e quell’aiuto lo chiede. L’Italia deve reintegrare il fondo, per la sua parte. Ma anche il Portogallo richiede l’aiuto, e l’Italia deve reintegrare il fondo anche per il Portogallo. E via di seguito. Dove troverà questi soldi? 

E c’è di più. Se ci fosse una serie di crisi a catena, prima sarebbe attaccata la Grecia, poi il Portogallo, poi la Spagna, e quando si arriverebbe all’Italia l’ESM non avrebbe più fondi. L’Italia forse non potrebbe neanche recuperare i suoi 125,39 mld. Non sarebbe più utile per essa non partecipare all’ESM ed eventualmente usare quei 125,39 mld per cercare di salvarsi da sé stessa? Non vorremmo che, dopo avere tanto sperato nell’aiuto dall’estero, non solo non ne beneficiassimo ma fossimo chiamati noi a fornirlo. A fondo perduto. 

Infatti se il panico si impadronisse dei mercati non basterebbero certo i 500 mld dell’Esm (sui 700 solo 500 sono disponibili per questo uso). Né è lecito sperare che, in caso di catastrofe, la Germania apra la cassaforte e riversi sul mercato tutto quello che ha: da un lato non basterebbe, dall’altro la Corte Costituzionale tedesca ha proprio vietato che il governo si permetta una cosa del genere. Qualunque sforamento dei 190 mld previsti deve essere approvato dal Bundestag. E questa approvazione è meglio scordarsela. I deputati possono anche farsi forti dei trattati comunitari che hanno tutti escluso, a gran voce e senza eccezioni, il sostegno ai Paesi indebitati in difficoltà. E questa norma è stata anche inserita nello Statuto della Banca Centrale Europa (art.21.1).

Il governo tedesco ha un’altra difficoltà. Prima poteva beneficiare del segreto sui negoziati e sulle condizioni degli interventi, ora la Corte Costituzionale ha stabilito che la Commissione Bilancio del Parlamento possa eliminare il segreto. E discutendo gli interventi nel Bundestag è facile immaginare i risultati. Infatti a far sapere come la pensano i tedeschi basterà dire che la Corte Costituzionale tedesca si è attivata sulla base di ben 37.000 (dicesi trentasettemila) ricorsi, mentre la Corte italiana non ne ha ricevuto neppure uno. Infatti i tedeschi temono di dover pagare, mentre gli italiani spera(va)no di incassare. 

L’ottimismo attuale dei mercati è tuttavia dovuto all’intervento di Mario Draghi e della Banca Centrale Europea. Un Paese che non riesce a farsi finanziare con interessi a livelli sopportabili può ora richiedere l’intervento della Bce la quale ha il potere di farlo “illimitatamente”. Ma se compra titoli a prezzi antieconomici (perché diversi da quelli offerti dal mercato) oltre a creare inflazione, non viola i trattati europei, che vietano il sostegno ai Paesi in difficoltà? Se, comprandone i titoli, fornisce un mutuo (forse inesigibile) a tassi agevolati a uno Stato sull’orlo della bancarotta, forse che non l’aiuta? Inutile contorcersi giostrando con la lingua inglese e con gli articoli dei trattati: se la Bce finanzia i Paesi in difficoltà, da un lato viola i trattati, dall’altro se insiste crea inflazione e può fallire essa stessa. Comunque i tedeschi non le permetteranno mai di correre questo rischio. Sanno benissimo che non s’è mai visto nessuno tanto forte da resistere ai mercati. 

Attualmente, in Italia, gli investitori non sono molto bene informati, oppure vogliono chiudere gli occhi, e l’ottimismo attuale della Borsa ne è la prova. Ma la realtà è irremovibile e si finisce sempre con lo sbattervi contro. 

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

13 settembre 2012

 
ESM, NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICAultima modifica: 2012-09-14T09:30:41+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “ESM, NON È TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA

  1. Secondo me il problema principale da risolvere e’ che il differenziale/spread col Bund tedesco e’ dato esclusivamente dal confronto del differenziale di rischio di insolvenza fra i vari paesi con la germania: ma il rapporto di causa effetto fra i due differenziali va in ambo le direzioni, innescando una retroazione positiva, cioe’ una oscillazione che invece di smorzarsi si autoalimenta, fino al punto di rottura. ALl’aumentare del rischio, lo spread aumenta, all’aumentare dello spread, il rischio aumenta.
    Stessa cosa accade per le economie dell’area euro, cosi’ come e’ congegnata l’unione monetaria: i paesi piu’ ricchi sono premiati con ricchezza finanziaria piu’ che proporzionale alla loro virtu’, mentre il contrario vale per i piu’ poveri.
    A palle ferme, cosi’ congegnata, appena viene meno il fragile equilibrio iniziale, l’unione europea e’ un meccanismo di spoliazione dei poveri in favore dei ricchi.
    I paesi del nord, sulla cui misura e’ ritagliato l’euro, fanno ostruzionismo al mutamento di questa situazione, e lo giustificano con pretese differenze antropologiche, perche’ stanno guadagnandoci sopra soldi a palate.
    In scala piu’ grande, forse si sta riverificando esattamente cio’ che e’ successo in Italia dopo l’annessione al piemonte delle altre regioni.
    L’unica via di uscita forse e’ davvero l’eurobond: pensi a cosa succederebbe all’italia se i titoli di stato con cui finanziare il debito fossero emessi indipendentemente dalle varie regioni, ognuna sottoposta ad un interesse proporzionale alla sua affidabilita’…
    D’altra parte si puo’ obiettare che la situazione attuale dell’italia e’ quella che e’ proprio perche’ nessuna regione e’ davvero responsabile davanti al mercato delle proprie finanze, mentre lo e’ lo stato nel suo insieme.
    Ma, di nuovo, la storia d’italia, dopo un secolo e mezzo di insoluta questione meridionale, dimostrerebbe che la soluzione in tal caso non puo’ che essere nella separazione.
    Concludendo la divagazione, forse i governanti europei non sono davvero sinceri con i loro cittadini, e quelli italiani nemmeno con se stessi, i quali ultimi altrimenti dovrebbero trarne delle conclusioni molto sgradite, cioe’ di essersi messi in trappola da soli, estendendo a tutto il paese la condizione di meridione, con stavolta i tedeschi nella parte dei piemontesi.

  2. È vero che il mercato a volte alimenta in modo circolare sia la fiducia sia la sfiducia. Si sa che le Borse sono “emotive” e “gregarie”. Facili all’entusiasmo e allo scoraggiamento, e tendenti a seguire la massa.
    “I paesi piu’ ricchi sono premiati con ricchezza finanziaria piu’ che proporzionale alla loro virtu’, mentre il contrario vale per i piu’ poveri”. Qui non sono d’accordo sul verbo, che sa di morale. I mercati cercano solo il proprio interesse, non premiano e non puniscono nessuno.
    “l’unione europea e’ un meccanismo di spoliazione dei poveri in favore dei ricchi”. A mio parere non è così. L’errore è quello di avere creato una moneta unica – dunque un regime di cambi fissi – che falsa il mercato. Alcuni Paesi hanno una moneta sottovalutata (Germania, che infatti esporta bene) e altri una moneta sopravvalutata (Grecia, ecc.). L’errore è nel manico, nell’euro, nel quale siamo entrati cantando inni e sventolando bandiere.
    “I paesi del nord, sulla cui misura e’ ritagliato l’euro, fanno ostruzionismo al mutamento di questa situazione, e lo giustificano con pretese differenze antropologiche, perche’ stanno guadagnandoci sopra soldi a palate”. Sì, ma la situazione attuale è tale che, annullando l’euro, anche i poveri sarebbero in una crisi gravissima.
    L’eurobond non conviene ai Paesi moderatamente indebitati (Nord), anche perché essi temono che l’eurobond spingerebbe Paesi come l’Italia ad approfittarne per incrementare il loro debito pubblico e allentare i freni dell’austerity.
    “la soluzione in tal caso non puo’ che essere nella separazione” Il problema è: come?. Lei pensa che in Italia, e soprattutto in Grecia, non ci abbiano pensato? Noi non siamo abbastanza di sinistra per reputare tutti gli altri scemi.
    “conclusioni molto sgradite, cioe’ di essersi messi in trappola da soli”. Lo dica a Prodi, lo dica alla sinistra tutta, che per anni si è vantata di averci “portato in Europa”. Ma neanche il centro-destra è innocente. Qui gli innocenti sono pochi. Quelli che allora furono “contro”. Personalmente lo fui in base ad un semplice assioma: “Non si mette il carro avanti ai buoi. All’unione politica può conseguire quella economica, l’inverso mi pare difficile”.

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