FACCIAMO CHE HAI VINTO. COME GOVERNI?

Quando di un evento sgradevole non si conosce la data, si riesce a vivere come se non dovesse mai accadere. In fondo – come dimenticarlo? – siamo tutti condannati a morte e tuttavia viviamo sereni. Ma le preoccupazioni non basta rimuoverle. Non pensarci non è una soluzione. Si è autorizzati a “non pensarci” soltanto quando si è fatto tutto ciò che si poteva per ridurne le conseguenze negative.

A tutto questo si riflette guardando alla nostra situazione politica. Il Pd si occupa di primarie, il Pdl si occupa di non morire, ogni formazione si gratta le proprie rogne e tuttavia il problema più serio non è quello di vincere o di perdere le elezioni: il problema è quello di sapere ciò che si farà dopo, quando sarà finito questo periodo in cui il diavolo e l’acqua santa si sono alleati per sostenere Monti. È evidente. E invece si rimane sbalorditi vedendo che nessuno ne parla. Tutti si comportano come se le urne ci aspettassero in un futuro così lontano da essere prematuro occuparcene. 

I vecchi siciliani di un tempo dicevano: “Gennaio è l’inizio dell’estate, agosto l’inizio dell’inverno”. Intendevano che a partire da gennaio il clima va a migliorare e i mesi passano veloci. Dunque questo novembre verso cui stiamo precipitando “è l’inizio della primavera”. Il tempo delle elezioni. Che cosa cambierà?

Il dubbio si può riassumere così: “Monti” bis? Anche senza di lui, si continua la politica imposta dall’Europa? Se la risposta è sì, si avranno i voti e il consenso sociale per farlo? Se la risposta è no, qual è la politica alternativa? Che importa sapere chi sarà il candidato del Pd, che farà Berlusconi, dove andrà Casini e se Vendola inonderà di “s” difettose il Consiglio dei Ministri! La cosa grave è che questi signori chiedono il nostro voto e non ci dicono come intendono usarlo. “Vota per me, poi deciderò che cosa fare”. Non è gran che, come programma. Lo si potrebbe permettere, forse, a un Pericle o a un De Gaulle: ma in Italia abbiamo qualcuno cui dare le chiavi di casa nostra senza chiedergli che ne farà?

In fondo, la spiegazione di tanto silenzio non è difficile. Le ipotesi sono solo due. Qualcuno pensa che, se si cambia politica, i mercati si allarmerebbero, lo spread andrebbe alle stelle, tutti i risparmi sarebbero azzerati, l’Italia dichiarerebbe default e potrebbero scoppiare sia l’euro che l’Eu. Dunque è ineluttabile proseguire sulla linea attuale. Ma se questa politica è indigesta già oggi, mentre l’applaudono sia Bersani che Alfano, come obbligare gli italiani a mandarla giù, domani? L’unica soluzione è non parlarne. Il semplice annuncio potrebbe spingerli a preferire quei partiti che, senza dire che cosa faranno, parlano di rilancio, di ripresa, di lavoro, di diminuzione della pressione fiscale e di politica per i giovani. Bla bla, ma bla bla concorrenziale. E allora prima si vince, poi si mantengono tutte le tasse, e che gli italiani protestino pure. Naturalmente è una sorta di truffa, ma tanto peggio per gli elettori che non hanno insistito per conoscere il programma.

Qualcun altro pensa che la politica attuale è sbagliata, insopportabile, antipopolare, e dunque sogna di uscire dall’euro, di dichiarare che il debito pubblico non sarà rimborsato e di ricominciare da zero, a costo di una tragica crisi. Chi ha un simile progetto probabilmente non ha idea delle sue conseguenze, vero, signor Grillo? Ma è abbastanza furbo per capire che, se l’annunciasse, sarebbero numerosi quelli che ne sarebbero tanto spaventati da fargli perdere le elezioni. E allora il programma è questo (vero, signor Vendola?) ma non bisogna dirlo ad alta voce. E anche questa naturalmente è una sorta di truffa, ma tanto peggio per gli elettori che non hanno insistito per conoscere il programma.

Purtroppo, non ci sono altre soluzioni. Ciò significa che la notizia politica più importante del momento è proprio quella che non c’è su nessun giornale: non ci si dice come saremo governati, votando in un modo o nell’altro. Così non si sequestra la democrazia, come è stato accusato di fare Mario Monti: si sequestra il nostro futuro. Con la complicità di giornali che, invece di sbattere sul muso dei politici, instancabilmente, questa domanda: “Facciamo che hai vinto le elezioni. Come governi?”, sono capaci di interessarsi delle vicende di Formigoni o della Minetti. Mentre la nostra sorte potrebbe essere la catastrofe.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

23 ottobre 2012

FACCIAMO CHE HAI VINTO. COME GOVERNI?ultima modifica: 2012-10-24T09:41:12+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “FACCIAMO CHE HAI VINTO. COME GOVERNI?

  1. Mi riaffaccio sul suo blog per aggiungere sommessamente, ma non veltronianamente, una riflessione a commento delle sue.
    Non sarà, forse, che ci hanno convinto a votare per la persona in luogo dell’idea e che questo è il vero, grande guazzabuglio in cui siamo rimasti incartati?
    Sicché la politica è diventata una specie di festival di sanremo delle facce più popolari, più carucce, che strillano più forte o che promuovono il vaffa più divertente.
    Se si candidasse Bonolis lo farebbero premier.
    Come direbbe Bogart: “è la democrazia del televoto, bellezza…”

  2. Caro Gibbì,
    a mio parere lei individua un vero fenomeno ma gli dà un’interpretazione diversa da quella che gli darei io.
    Sostiene la geopolitica che la geografia determina la politica delle nazioni più di quanto non facciano i suoi stessi uomini politici. Per analogia, si potrebbe pensare che le nazioni seguono un certo genere di politica perché è quella che vuole l’intero Paese. Infatti Prodi non trasformò l’Italia in Paese socialista, come qualcuno avrebbe voluto, e Berlusconi non lo trasformò in liberale, come qualcuno avrebbe voluto. L’inerzia del Paese è stata più forte di tutti loro.
    Ora sta a vedere se la politica “montiana” sia un accidente della storia o una necessità obiettiva del momento, cui chiunque sarà obbligato ad inchinarsi. Questo non saprei dirglielo.
    Anche se il nodo gordiano potrebbe essere tagliato da una crisi dei mercati che ci butta sul lastrico e ci obbliga a ricominciare tutto da capo.

  3. Cari,
    direi di fare attenzione alla sindrome del “prima e dopo”.

    Qui non c’e’ nessun prima e dopo elezioni, prima e dopo Monti, prima e dopo qualunque altra cosa.

    Le dimostrazioni sono 2.
    1. Monti non ha fatto niente per cambiare lo stato delle cose.
    L’aumento di tasse non ha cambiato niente: ci ha solo tolto soldi.

    2. I politici, invece che pensare a cosa fare, continuano esattamente come prima.
    Non sentono alcuna tensione o ansia da prestazione.

    Per cui non mi pongo nessuna domanda sul dopo elezioni, perche’ non ha importanza.
    Le aspettative tra un “prima” e un “dopo” sono solo nostre, e non condivise da chi si trovera’ a governare.

    Grillo? Voglio vedere quanti avranno il coraggio di votarlo sul serio, ma questa e’ una mia supposizione. Se vincesse, Sig.Pardo, succederebbe solo quello che lei ha gia’ cosi’ ben illustrato in altro articolo.
    Grillo e’ gia’ minato alla base e lo sappiamo tutti.

    Ok. Saro’ sincero fino in fondo. Spero che un prima e dopo ci sia: nella testa di tanti italiani. E cioe’ che la politica ha mostrato il suo vero volto. Quello non dei volti, non degli ideali ma quello dell’interesse smodato verso i nostri soldi. 😀

    Cordialmente
    Gianfranco.

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