LA MERKEL HA VINTO, AVANTI COSI’

Il successo di Angela Merkel rappresenta indubbiamente una massiccia approvazione dell’attuale politica tedesca. Gli elettori non desiderano che si cambi rotta, soprattutto per quanto riguarda l’Europa. Purtroppo ci si può chiedere se se ne debba essere contenti. Un vecchio detto di Gianni Agnelli così suonava: ciò che è bene per la Fiat è bene per l’Italia. Analogamente, ciò che è bene per la Germania è bene per l’Europa? E in fin dei conti, questa politica economica è un bene per la stessa Germania?

In generale i vecchi sono conservatori perché temono le novità, mentre i giovani sono progressisti perché ingenuamente convinti che ogni cambiamento sia un miglioramento. Ma ambedue gli atteggiamenti sono sbagliati: non bisogna dare risposte preconfezionate ai problemi. Oggi il dilemma è se ci convenga tenerci ciò che abbiamo, perché un cambiamento sarebbe un peggioramento, o se ci convenga qualche riforma (ma quale?) per evitare il disastro. 

Il parere dei tedeschi è chiaro: “Avanti così”. E forse anche molti di noi, se fossero tedeschi, direbbero “avanti così”. Il problema è che non è detto sia possibile. I governanti hanno il dovere dell’ottimismo e infatti sono anni che ci sentiamo annunciare la ripresa. Se ne vedono i primi segni; l’avremo domani; anzi dopodomani; anzi il mese prossimo; anzi l’anno venturo. Forse. E nessuno ci spiega che cosa è cambiato, di sostanziale, perché si passi dalla crisi al rilancio dell’economia. In Germania possono pensare che la cosa non li riguardi, perché i grandi malati si chiamano Italia e Spagna, per non parlare di Grecia, Portogallo, Irlanda. Ma se questi malati fallissero, la loro malattia si rivelerebbe contagiosa. La Germania non consente una diversa politica monetaria perché non si è mai più ripresa dal trauma di Weimar, e vuole evitare l’inflazione a qualunque costo. Giusto. Ma anche al prezzo del proprio fallimento?

Nel momento in cui l’Italia e la Spagna – perché le insolvenze sono come le ciliegie, una tira l’altra – dovessero cessare i pagamenti, semplicemente perché gli investitori non comprano più i loro titoli di Stato, la Germania non rimarrebbe certo indenne e serena. Improvvisamente si rovescerebbero sul mercato centinaia di miliardi di titoli di Stato in cerca di compratore, un compratore che non troverebbero; diverrebbero prive di valore le centinaia di miliardi di euro di crediti per debiti sovrani che le banche (anche tedesche) hanno in portafoglio. Per quanto ci riguarda, da un giorno all’altro i nostri creditori – in Italia e all’estero – vedrebbero squagliarsi i duemila e passa miliardi del nostro debito pubblico, perché la nostra povera nazione quei capitali assolutamente non sarebbe in grado di rimborsarli. Da anni paghiamo le scadenze contraendo nuovi e maggiori debiti per sanare i vecchi. In questo scenario da incubo che fine farebbe la Germania? Essa ha un rapporto debito/pil dell’81,9%, inferiore a quello italiano ma uguale in cifra assoluta: potrebbe ripagarlo in un’unica soluzione? Impossibile. Neanche Berlino, forse, sfuggirebbe al fallimento. 

Ecco perché la vittoria della Merkel può provocare preoccupazioni. C’è da chiedersi se la scelta della conservazione non sia miope. Definire qualcuno “euroscettico” è quasi un insulto e infatti gli euroscettici in Germania hanno perso le elezioni. Ma qui non si tratta di dubitare dell’Europa: si tratta di evitare una catastrofe. Anche se tendiamo a dimenticarlo, siamo in balia dei sentimenti e delle emozioni delle Borse. Queste sanno bene che la situazione è insostenibile ma pensano che il crollo non è imminente e intanto fanno i loro affari e cercano i loro profitti. Se invece, per una ragione qualunque, pensassero che la catastrofe è per domani, per ciò stesso la farebbero verificare. E la Germania si pentirebbe amaramente di avere detto “avanti così”. 

Se la prospettiva è una perdita del sessanta, dell’ottanta, del novanta per cento del capitale, meglio fare prima e a freddo un’operazione con cui si perde coscientemente il dieci o il venti per cento: ma si è sicuri di salvare l’ottanta o il novanta. È vero che, se si parlasse seriamente e pubblicamente di porre un termine a questa unione monetaria, probabilmente già solo questo innescherebbe quella crisi devastante di cui si parlava. Dunque può anche darsi che la soluzione sia un’altra. Ma non mancano certo i competenti a Bruxelles e a Berlino. Una cosa è sicura: la Germania non è sulla Luna, non può credere di essere al sicuro. L’Europa ha solo la scelta fra crash finale e soft landing, fra sfracellarsi o atterrare dolcemente. Ma atterrare deve. Questo aeroplano sta ancora in aria perché plana, ma ha i motori fermi.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

23 settembre 2013 

LA MERKEL HA VINTO, AVANTI COSI’ultima modifica: 2013-09-24T10:07:56+02:00da gianni.pardo
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9 pensieri su “LA MERKEL HA VINTO, AVANTI COSI’

  1. L’unica soluzione è consolidare il debito. Pagamento frazionato in 20 anni a interesse tedesco, infischiandosene dei mercati.

  2. E il debito che nel frattempo creiamo sul debito?20 anni vorrebbe dire 100 miliardi all’anno, oltre la spesa corrente.L’unica e’ non spendere soldi presi a prestito.

  3. Ieri Radio 24 ha detto che il governo svizzero ha aperto alle ditte italiane per trasferirle da loro.Domande attese: sulle 150. Domande ricevute: 500.Amen.

  4. Non dimentichiamo che Mario Draghi ha ufficialmente dichiarato che comprera’ titoli di stato di paesi euro a rischio default, “quanto basta”, e cioe’ senza limiti, pur di salvare l’euro.In caso di tempesta sul debito italiano o spagnolo, credo che avverra’ proprio questo: la BCE comprera’ miliardi di titoli di stato fino a far ridiscendere il prezzo/tasso, creando moneta.Naturalmente ci sara’ una diluizione della valuta euro, cosa che la Germania apparentemente teme sopra ogni altra cosa. Ma ne siamo sicuri ?Con il dollaro e lo yen che diluiscono a pioggia e senza nessun programma di rallentamento, forse una strategia simile farebbe bene anche all’euro. Non che io la reputi positiva, ma l’alternativa e’ un apprezzamento mondiale di questo euro difeso a oltranza, e quindi crescenti difficolta’ per le esportazioni. Tedesche, innanzitutto.

  5. Non dimentichiamo che Mario Draghi ha ufficialmente dichiarato che comprera’ titoli di stato di paesi euro a rischio default, “quanto basta”, e cioe’ senza limiti, pur di salvare l’euro.In caso di tempesta sul debito italiano o spagnolo, credo che avverra’ proprio questo: la BCE comprera’ miliardi di titoli di stato fino a far ridiscendere il prezzo/tasso, creando moneta.Naturalmente ci sara’ una diluizione della valuta euro, cosa che la Germania apparentemente teme sopra ogni altra cosa. Ma ne siamo sicuri ?Con il dollaro e lo yen che diluiscono a pioggia e senza nessun programma di rallentamento, forse una strategia simile farebbe bene anche all’euro. Non che io la reputi positiva, ma l’alternativa e’ un apprezzamento mondiale di questo euro difeso a oltranza, e quindi crescenti difficolta’ per le esportazioni. Tedesche, innanzitutto.

  6. Occhio che gli acquisti di Draghi sono fatti a termine, e ad interesse: l’LTRO e’ ad esempio un prestito a tre anni al tasso dell’1 per cento (paraltro alle banche private, perche’ la BCE non puo’ per statuto acquistare direttamente, altrimenti la sua sarebbe una decisione politica per la quale non ha alcuna investitura legittima)

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