LE RAGIONI DEL DISSENSO

Quando c’è una scissione – in questo caso Forza Italia e Nuovo Centrodestra, acronimo maligno “Nuo-ce” – i giornali aspettano con ansia e pubblicano con delizia le notizie degli attacchi, delle critiche e al limite degli insulti degli ex compagni di partito. Figurarsi poi come se la godono gli avversari, che vedono così confermata la pessima opinione che avevano degli uni e degli altri. E tuttavia in questo si sbagliano: il fenomeno si verifica sempre, poco importa che si tratti di un partito di destra, di sinistra, di sopra o di sotto. Infatti la causa non è politica.

Un partito è un’associazione che tende a presentarsi come un monolite: vota compatto, ha una linea politica, parla con una sola voce. Ma questa è la facciata. In realtà, la singola decisione poi sostenuta con corale vigore è stata prima raggiunta attraverso discussioni interne, non raramente aspre. Quando essa è adottata, i soccombenti l’accettano, la difendono nei talk show e la votano in Parlamento. Il fenomeno non è neppure negativo. Non diversamente da un piccolo esercito, il partito finirebbe col non avere importanza se non facesse pesare la sua forza come un’entità compatta. La democrazia ha il suo momento prima che si decida una linea d’azione, poi non rimane che serrare i ranghi ed obbedire agli ordini. È per questo che i “franchi tiratori” – che compaiono nelle votazioni a scrutinio segreto – sono giustamente deprecati. Perché è la disciplina di un partito ciò che può farlo vincere sull’avversario. E gli stessi che reclamano libertà di coscienza e di voto dimenticano che tutte le precedenti battaglie vinte di cui sono stati contenti, sono state vinte perché altri, che la pensavano diversamente da loro, al momento buono hanno votato come stabilito.

La concordia e la pace non sono beni che si ottengono gratis: si paga il prezzo della tolleranza e della sopportazione, all’occasione si sacrificano perfino le proprie idee e i propri interessi. Ciò avviene già nella vita matrimoniale: una coppia felice non è quella in cui marito e moglie sono sempre entusiasticamente d’accordo su tutto, cosa impossibile; è quella in cui i due sono a tal punto disposti a cedere che si verifica più spesso la gara della generosità che quella dell’egoismo.

Purtroppo lo sforzo lascia delle tracce. Nel matrimonio come all’interno del partito, il superamento del contrasto da un lato permette i risultati positivi dell’istituzione, dall’altro non è per ciò stesso dimenticato. È questa la ragione per cui, se poi una coppia arriva al divorzio, le due parti sono spesso tanto accanite l’una contro l’altra. Non è che siano passate dall’amore all’odio, come si dice, è che sono passate dalla volontà di sopportare ciò che di negativo impone la convivenza alla volontà di presentare il conto di tutto. Anche di ciò che si è subito in passato. Ecco perché la lista delle doglianze è infinita.

Questo atteggiamento per cui si interpreta la realtà in modo fazioso, positivamente o negativamente che sia, fa curiosamente pensare a una caratteristica della professione forense che stupisce molti. La gente si chiede come faccia un avvocato a sposare la tesi del suo cliente con tanto ardore, mentre se avesse ricevuto l’incarico della difesa dall’avversario oggi difenderebbe con pari ardore la tesi opposta. La meraviglia è fuor di luogo. Agli avvocati si richiede di mostrare al giudice l’uno tutto ciò che è bianco e l’altro tutto ciò che è nero, del quadro della realtà, in modo che nessun dato sia trascurato e che le ragioni dei contendenti abbiano sufficiente illustrazione.

In occasione di una scissione politica i membri di ogni fazione hanno inoltre il preciso interesse di spiegare ai sostenitori – e un giorno agli elettori – perché sono rimasti nel vecchio partito o perché sono transitati nella nuova formazione: e questo conduce necessariamente ad una condanna della controparte. Infatti, se non ci fossero ragioni di critica, non ci sarebbe stata nemmeno la scissione.

Coloro che gioiscono alla rivelazione che all’interno del partito avversario non ci si amava teneramente, farebbero bene a pensare che la cosa avviene anche all’interno degli altri partiti, incluso il loro. Le famiglie per i terzi sono il nido degli affetti, per chi c’è dentro e ne conosce le magagne sono a volte nidi di vipere.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

19 novembre 2013

LE RAGIONI DEL DISSENSOultima modifica: 2013-11-20T11:51:04+01:00da gianni.pardo
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