BEPPE GRILLO, SINTOMO DELL’ITALIA PEGGIORE

 

Qualcuno si chiede perché dare tanta importanza a Beppe Grillo. Il personaggio infatti appare notevole soltanto sulla scala dei decibel e della coprolalia. Ma l’importanza di qualcuno o di qualcosa non dipende soltanto dal suo proprio valore: quanto vale un verme solitario? E anche qui bisogna fare un’ulteriore distinzione. La tenia, almeno, il suo danno lo fa da sola. Mentre un fiammifero, in sé insignificante e inoffensivo, può fare danni enormi se acceso in una polveriera.

L’importanza di Beppe Grillo può essere spiegata mettendolo in parallelo con Charles De Gaulle. Nel 1940 i francesi non furono ostili al piano di Pétain di trovare un appeasement con i tedeschi. Dopo tutto costoro non intendevano affatto annettersi la Francia, volevano soltanto avere le mani libere ad oriente. Viceversa il Generale, contro venti e maree, e contro buona parte dei francesi, si lanciò da solo in un’impresa folle: mobilitare la flotta, l’impero, creare una resistenza all’invasore e muovere alla riscossa. Bisognava riscattare l’onore della Francia e sedere un giorno fra i vincitori. La grandezza di quell’uomo non fu simile a quella del fiammifero che fa saltare la polveriera. La sua fiammella si accese in una grotta in cui chi la teneva in mano, condannato a morte da Parigi, rischiava veramente di trovarsi da solo. In questo senso De Gaulle personalmente fu “un uomo estremamente dannoso”, per i tedeschi.

Beppe Grillo è l’opposto. La sua proposta politica è confusa, i suoi piani sono utopici, alcuni dei suoi progetti sono antidemocratici e incivili, in totale il suo messaggio non vale niente e trae la sua forza dall’esasperazione degli italiani. In un Paese normale, meno schiumante di disprezzo per l’élite della nazione, quel comico sarebbe guardato con la compassione che si ha per chi esagera talmente da far chiedere se sia sano di mente. Ma l’Italia non è un Paese normale. E Grillo è abbastanza intelligente per capirne la pancia. Dunque la spinge ad essere ancor più arrabbiata, ancor più estremista, ancor più irragionevole. La ubriaca con le parole che vuole sentire, con gli insulti che non osa pronunciare ad alta voce, con la spontaneità di un subconscio violento ed infantile finalmente liberato. Beppe non è un uomo estremamente pericoloso. Forse è addirittura insignificante: ma è il fiammifero nella polveriera. Non ha il coraggio di un De Gaulle. Non è Davide contro Golia, è uno che a Golia offre vino e lo invita a fare una strage. Chi è pericoloso, in questa situazione, è il popolo italiano.

La cosa, come sempre, ha la sua spiegazione storica, stavolta costituita da due sorprendenti contraddizioni.

L’Italia è una nazione antichissima, che da quasi due millenni e mezzo ne ha viste di tutti i colori. Non solo non ha avuto la Riforma, ma un forte senso del reale la spinge – al livello privato – al più disincantato pragmatismo. Spesso anzi ad una bassa moralità. E tuttavia, cosa stupefacente, mentre è personalmente allergico agli ideali, come opinione pubblica il popolo sogna una classe dirigente senza macchia, disinteressata, di un’onestà addirittura eroica. E non potendo ottenerla, incoraggiata dall’ipocrisia dei partiti, sogna di gettare in galera tutti. Nessuno cerca di insegnare agli italiani che l’ottimo è nemico del buono: sentiamo soltanto predicare nuovi reati, leggi più severe, pene più lunghe, prescrizioni sempre più lontane. Manifestando una sete di vendetta indiscriminata e perfino di sangue in cui si sarebbe facilmente riconosciuto Saint-Just. Beppe Grillo cavalca questo delirio draconiano.

E qui troviamo la seconda delle due contraddizioni. Se l’Italia fosse a livello pubblico com’è al livello privato, cioè piena di buon senso e di senso pratico, non sarebbe facile da abbindolare. E invece, mentre è impossibile da ipotizzare un Mussolini in Inghilterra, noi non soltanto l’abbiamo avuto, ma l’abbiamo fornito come modello a mezza Europa. A Londra, protestando contro le imposte, hanno finito col decapitare un re. In America hanno fatto la rivoluzione per una tassa sul tè. Noi subiamo le peggiori angherie da uno Stato costoso e inefficiente e ce la caviamo sognando l’uomo forte: quello che spazzerà via i cattivi, quello che risolverà tutto. Duce, a noi.

Ecco perché Grillo è importante. Perché ci dimostra che, dopo settant’anni di fastidioso antifascismo di facciata, il popolo italiano è ancora una volta pronto al saluto romano e ai tribunali del popolo. Tribunali che Mussolini non instaurò, ma che Grillo ha il coraggio d’invocare.

Abbiamo motivo di essere preoccupati. Noi italiani siamo ancora capaci del peggio.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

22 maggio 2014

 

BEPPE GRILLO, SINTOMO DELL’ITALIA PEGGIOREultima modifica: 2014-05-23T09:05:39+02:00da gianni.pardo
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