RENZI E GRILLO, BATTAGLIA MEDIATICA

La luna al migliore offerente

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Sono gli uomini a provocare i grandi avvenimenti o sono i grandi avvenimenti che creano gli uomini che poi li guidano? La storia è una inestricabile mescolanza di cause oggettive e influenze personali. Se Roma non fossa stata pronta a divenire un’autocrazia, Augusto non sarebbe diventato il primo imperatore romano. E forse, senza la moderazione di Augusto, Roma ci avrebbe messo più tempo a divenire un’autocrazia.

Per molti decenni il Pci ha potuto fare del massimalismo sfacciato e dell’utopismo irresponsabile perché fruiva di una rassicurante certezza: nessuno l’avrebbe chiamato a realizzare ciò che prometteva. Per giunta, in modo più o meno palese, partecipava già, dietro la facciata rivoluzionaria, al governo della cosa pubblica. Fino ad arrivare al consociativismo. La sua “cultura della responsabilità” è comunque divenuta evidente quando, con l’apparizione di Silvio Berlusconi, dal bipartitismo imperfetto si è passati a quello perfetto. La sinistra è andata ripetutamente al potere, ha dovuto fronteggiare la realtà dei problemi di una nazione scombinata e in fin dei conti, se non ha provocato disastri, non è neppure riuscita a far meglio del vecchio centro o della destra. La realtà è stata quella di un costante declino che, dopo il 2008, è divenuto prima recessione, poi stagnazione, infine disperazione. E gli italiani hanno perso fiducia nel sistema. Se prima mugugnavano con gli intimi, poi hanno cominciato a gridare la loro disistima dei politici di destra, di sinistra e di centro. Vaccinati da Mario Monti, hanno perfino rinunciato ad ogni illusione riguardo al “governo dei tecnici”. Il risultato è stato l’atteggiamento di chi, non riuscendo più a sperare nella competenza dei medici, si rivolge ai guaritori. Infatti molti non hanno più votato per qualcuno che prometteva di emendare il sistema, ma per chi proponeva di distruggerlo. Non che fossero seriamente convinti che questa sarebbe stata la giusta soluzione; dicevano soltanto: “Peggio non può andare. Proviamo anche Grillo”. Ed ecco il successo del M5S.

In Parlamento il movimento è stato attento ad evitare il controllo della realtà. Non si è impegnato in nulla di positivo ed è rimasto ostinatamente all’opposizione. Per questo il suo messaggio  è sembrato imparabile. Di fronte all’energia spensierata e sboccata di Grillo, l’establishment è apparso un’assemblea di cariatidi. Le obiezioni economiche o banalmente aritmetiche che gli si potevano muovere si infrangevano contro l’entusiasmo, l’invettiva e il calore della “togetherness”. Sembrava difficile fermarne la marcia di un Movimento sostanzialmente millenaristico.

L’intelligenza di Matteo Renzi è consistita nel capire che il fenomeno era soltanto mediatico. Grillo non era un “ex comico”, era in attività di servizio. Bisognava batterlo al suo stesso gioco. Il tonitruante e capelluto demagogo prometteva la Luna? Bisognava prometterne una e mezza. Gridava contro la casta? E Renzi non solo faceva altrettanto ma non temeva neppure di svillaneggiare i mammasantissima del suo partito. Nel frattempo approfittava alla grande dell’alleanza strategica con Berlusconi e dell’avere dietro di sé un partito serio e credibile. Giocava su due tavoli. Usava un tono sbarazzino, ma nel frattempo si presentava come qualcuno che si ripromette di attuare un grande cambiamento. Inoltre, nel presentare il suo programma, da un lato si è dimostrato un comunicatore non inferiore a Berlusconi, dall’altro più garbato ed efficace di Grillo. La corsa è stata breve ma faticosa. Ad un certo momento Grillo ha avuto il fiato corto e Renzi ha conquistato la più grande vittoria del suo partito.

Purtroppo, dicendo tutto ciò, si omette il punto centrale. La vittoria elettorale non basta: poi si deve governare e realizzare almeno una parte di ciò che si è promesso. Ecco il problema. Sin dagli Anni Settanta del secolo scorso, i partiti si sono dimostrati capaci soltanto di inguaiare l’Italia con un irredimibile debito pubblico che oggi la rende ostaggio del volere altrui. Il popolo, stritolato dalla crisi economica, s’è arrabbiato al punto da voler sfasciare tutto e i partiti non hanno potuto far nulla per far ripartire la macchina. A questo punto s’è aperta tra Renzi e Grillo la gara dei bluff e dei rilanci. Ma quando la realtà dirà “vedo”, quando il popolo chiederà di riscuotere la cambiale, quali carte calerà l’ex sindaco di Firenze? Soprattutto se non aveva neanche l’“apertura”? Churchill ha promesso lacrime e sangue ed ha dato la vittoria. Renzi ha promesso la Luna: che cosa ci darà?

Gianni Pardo, pardo.ilcannocchiale.it

28 maggio 2014

 

 

 

 

RENZI E GRILLO, BATTAGLIA MEDIATICAultima modifica: 2014-05-29T12:27:31+02:00da gianni.pardo
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