LA SECESSIONE DELLA SCOZIA NON CI SARA’

La secessione della Scozia non si farà. A questo punto ogni commento è inutile. È come quando si sfugge per un pelo ad un brutto incidente stradale: non esistono ferite e danni da incidenti non avvenuti. E tuttavia l’episodio induce a riflessioni.

Vivendo lontani da quella nordica regione, magari non si hanno tutti gli elementi di cui dispongono gli specialisti, in particolare in un campo, quello finanziario, che sembra tuttavia cruciale. Ma i commentatori in coro hanno detto che ci aspettava il “sì” soprattutto dalle persone emotive e dai sedicenni, a cui è stato concesso di votare proprio per incrementare il favore all’indipendenza. Infine l’affluenza alle urne è stata altissima, l’85%. Mettendo insieme questi dati ne risulta che gli stessi organizzatori del referendum sapevano che la secessione non era – o non appariva – ragionevole. E infatti contavano sulla suggestione della parola “indipendenza” e sull’idealismo dei giovanissimi, disinformati per età. E la constatazione è triste.

Ancora una volta in democrazia lo scopo da raggiungere prevale sui mezzi impiegati per raggiungerlo. Anche se i promotori della secessione diranno che propugnavano una secessione “ragionevole e utile”, è chiaro che erano disposti ad ottenerla con mezzi “emotivi e scorretti”. E in Occidente questa è cosa di cui ci si dovrebbe vergognare. I comunisti hanno imposto dovunque la dittatura “per il bene del popolo che non capisce”, invece la democrazia vuole che si faccia quel che il popolo desidera, senza che lo si inganni. Se poi “non capisce” e sbaglia, la pagherà. In democrazia il popolo è considerato adulto.

Tutto questo meccanismo dimostra comunque quanto sbagliata fosse la proposta che non ha vinto. Presumendo che, come si dice, abbiano votato per il “sì” soprattutto gli emotivi, si spiega l’altissima affluenza alle urne. Mentre di solito i vecchi tendono a non scomodarsi per andare a votare – perché disillusi di tutto, perché stanchi e malandati – stavolta si direbbe che abbiano ritrovato il vigore della giovinezza, pur di contrastare una decisione dannosa per la loro piccola patria. In questo senso si rivelerà un boomerang anche il voto ai sedicenni perché questi, crescendo, diranno ai figli: “Anch’io, a suo tempo, ho votato per l’indipendenza, ma poi ho capito che era un errore”.

Più interessante sarebbe sapere se questa apertura ai sedicenni sarà mantenuta per altre occasioni elettorali. Normalmente, se si considerano i giovanissimi come “prevalentemente emotivi”, ci sarebbe da aspettarsi un voto per il Labour Party, ma ciò proprio in Scozia, dove quel partito vince da sempre, potrebbe rivelarsi ininfluente. Col sistema del seggio uninominale, che il candidato prevalga con una percentuale più o meno forte non ha importanza.

Naturalmente si sarebbe lieti di sapere se, al di là di ciò che ne dicono i commentatori e gli interessati, quell’indipendenza sarebbe stata o no un affare. Purtroppo, è un problema troppo complesso per trattarlo brevemente o per giungere ad una conclusione incontestabile.

Malgrado un nome pieno di fascino romantico, e malgrado la bellezza di una città come Edinburgo, la Scozia è una regione senza importanza. È povera (salvo il dono del petrolio di un Allah geograficamente distratto) ed ha gli stessi abitanti della Sicilia. Ma una Sicilia dal clima infame

Il vagamente astioso nazionalismo scozzese sembra più una ipercompensazione nei confronti degli inglesi, tanto più numerosi ed importanti, che l’affermazione di una convinta superiorità. Se ci sono tante barzellette sulla tirchieria degli scozzesi è perché un tempo erano talmente poveri che, quando scendevano in Inghilterra, gli inglesi pensavano che non volessero spendere perché avari.

In generale si direbbe che la Scozia abbia vagheggiato la sua indipendenza come quei ragazzi che, a vent’anni, spasimano dal desiderio di “andare a vivere da soli”. È soltanto dopo che scoprono che chi vive da solo riceve le bollette della luce, del gas, del telefono,  e che tutto ciò che serve in casa va comprato.

Un altro motivo per l’indipendenza, si può immaginare, è la stanchezza, anzi l’indignazione, di vedersi chiamare “inglesi” all’estero. Per gli scozzesi è come sentir negata la propria identità.

Ma questi ultimi sono argomenti di conversazione da trattare dopo avere fatto molto onore ad uno degli articoli di più meritato successo per le esportazioni scozzesi: il whiskey.

Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it

19 settembre 2014

LA SECESSIONE DELLA SCOZIA NON CI SARA’ultima modifica: 2014-09-19T15:12:24+02:00da gianni.pardo
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