LE OBIEZIONI STUPIDE

 

Studiando la filosofia greca si incontra il paradosso del cretese. Quest’uomo avrebbe detto: “Tutti i cretesi sono bugiardi”. Ma se tutti i cretesi fossero stati bugiardi, nel dirlo, lui, cretese, avrebbe detto la verità. E dunque non tutti i cretesi sarebbero stati bugiardi. In filosofia questa si chiama aporia.

Interessante pure la teoria degli scettici, i quali pensavano non si potesse giungere a nessuna verità. Il concetto è chiaro e sembra profondo. Ma crolla come un castello di carte se allo scettico si pone la domanda: “È vero, ciò che dici, che non si può giungere a nessuna verità?” Perché, se l’interrogato dice di sì, afferma di essere giunto ad una verità: ed è dunque in contraddizione con sé stesso. E se dice di no, afferma che non è vera la tesi degli scettici. L’osservazione può sembrare capziosa ma è insuperabile. E se è insuperabile, non è più stupida.

La premessa serve a chiarire che non bisogna scartare con un sorriso le obiezioni soltanto perché appaiono semplici o addirittura infantili. Se una di esse è stata capace di mettere nell’imbarazzo un filosofo del calibro di Pirrone, tutti noi faremmo bene ad essere umili.

Le obiezioni semplici non riguardano soltanto giochi di parole o problemi di logica: infatti si estendono ai campi più impensati. Prendiamo l’esperimento dell’economia marxista. Di solito, per confutarla, il critico cita l’Unione Sovietica e ottiene che gli si ricordi l’arretratezza da cui partiva quel Paese. Per evitare questo problema, prendiamo una nazione sviluppata. Dopo la guerra metà della Germania fu capitalista, e metà comunista: e questa seconda metà fu molto più povera. Dopo un simile fatto storico, non sono necessarie altre argomentazioni: l’economia marxista è sbagliata, poco importa se in teoria o in pratica.

Anche in morale qualche osservazione semplice può far riflettere. In uno sketch di tanti anni fa, il cameriere portava a due commensali due pesci. Il primo si serviva prendendo il più grosso e il secondo gli faceva notare che era un bell’egoista. Ma la replica era incontestabile: “Se avessi scelto tu per primo avresti preso il pesce più piccolo. Ebbene, è quello che hai. Di che ti lamenti?” Anche qui l’argomentazione è di tutto rispetto. Il secondo avrebbe avuto il diritto, in nome della giustizia, di chiedere di pareggiare le quantità delle porzioni, ma non può accusare l’altro di essere egoista, con l’aria di dire che lui avrebbe preso il pesce piccolo. Sia perché non ne abbiamo la prova, sia perché lui potrebbe ancora dimostrarsi generoso se, ricevendo il più piccolo, non dicesse niente. Ergendosi a moralista e protestando, invece, si contraddice. Generoso è chi rinuncia ad un vantaggio a favore di altri, non chi si lamenta che altri non sia stato generoso nei suoi confronti. Bisogna diffidare delle tesi che beneficiano chi le sostiene.

E questo richiama una riflessione più generale. La morale è “la regola dei più”, infatti “mores” significa costumi. Dunque, quando le tesi moralmente interessate vanno a favore dei molti, costoro, proprio perché molti, fanno passare per principio morale ciò che in realtà è il loro interesse. Ad esempio, l’accusa ai ricchi, di non essere generosi e di non pagare volentieri le tasse, è interessata. Infatti è formulata da chi da un lato non conta di doverle pagare, quelle tasse, dall’altra conta di beneficiarne. Per i molti, il mendicante che fa a cazzotti col collega mendicante per non dargli metà della sua pagnotta è giustificato, perché è economicamente più vicino a loro del ricco che non è disposto a dare metà del milione di euro che s’è guadagnato. Ma la molla che muove il povero e il ricco è esattamente la stessa: la volontà di ognuno di tenersi il suo.

L’aggettivo “semplicistico” andrebbe abolito. Se un’obiezione è sbagliata va detta sbagliata, non semplicistica. La semplicità non è un difetto. E se non si riesce a superarla, bisogna avere l’onestà di dichiararsi sconfitti.

Non bisogna nemmeno limitarsi a ridere di una buona barzelletta, se il problema che pone è serio. Mettendogli una mano sulla spalla, il medico dice al cliente: “No, lei non ha nessun complesso. Lei è realmente inferiore”. Divertente. Ma che cosa dire a un paziente che sia realmente inferiore? Non volendolo ingannare (perché inevitabilmente la realtà si rifarà viva) bisogna dirgli: “Lei ha effettivamente un livello di intelligenza inferiore alla media e forse altri handicap. Ma nella vita non importa essere inferiori o superiori: importa essere amabili. Se lei si farà amare, forse sarà felice. Se non si farà amare, quand’anche fosse un genio, non lo sarà”.

Neanche la filosofia sfugge alle osservazioni infantili. I filosofi idealisti, con ragionamenti impeccabili, dimostravano che non si può essere sicuri dell’esistenza della materia. Però, andando a passeggio, evitavano gli ostacoli. E prima di traversare la strada stavano attenti alle carrozze. Dunque i pali e i cavalli esistono. Saranno anche pensiero, ma è un pensiero così duro e pesante che noi ignoranti lo chiamiamo materia.

Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it

30 gennaio 2015

LE OBIEZIONI STUPIDEultima modifica: 2015-02-11T10:32:26+01:00da gianni.pardo
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