CORBYN L’ANABATTISTA

Come mai non c’è nessuna associazione di anabattisti? Eppure un tempo gli anabattisti fecero tanto scandalo da essere perseguitati e uccisi per il semplice fatto di esserlo. Ma oggi pochi sanno chi furono, e proclamarsi anabattista non susciterebbe neppure un’alzata di sopracciglia. Ecco perché chi vuol fare scandalo si deve dichiarare nazista. Ancora oggi tutti sanno chi furono i nazisti e la convenzione (giustificata) è quella di stramaledirli. È proprio questa la ragione per la quale ci sono gruppi che si dichiarano nazisti nei Paesi più impensati, inclusi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Anche se i ragazzotti che partecipano a quelle associazioni hanno idee molto vaghe sulla storia. Tutto quello che vogliono è sentirsi guardati con aria scandalizzata e – si spera – impaurita.
La scelta di provocare la ripulsa è psicologicamente interessante e tremendamente vicina al conformismo. Il conformista rinuncia alle sue idee – se ne ha – pur di ottenere l’approvazione del prossimo; il ribelle esibizionista dispera di ottenere questo tipo di successo e si accontenta di un surrogato dell’approvazione, la semplice visibilità.
Nel sostenere tesi eterodosse o addirittura assurde è anche insita la speranza che si inneschi il meccanismo del dubbio: “Ciò che dice costui è contrario a tutto ciò che si è sentito fino a questo momento. Che sia in possesso di dati che ignoro? Esponendosi tanto alla disapprovazione di tutti dimostra di essere profondamente convinto di ciò che dice”.
In realtà, nella stragrande maggioranza dei casi, il “ribelle” non dispone di nessuna speciale notizia. Se si fregia di una croce uncinata è soltanto perché gli altri non lo farebbero mai e lui – purché solidamente spalleggiato – sfida i pavidi borghesi. Se invece i sullodati borghesi fossero sconvolti dall’annuncio di avere a che fare con degli anabattisti, i membri del gruppo si proclamerebbero anabattisti.
Lo scandalo è sincero quando è involontario. Anzi, quando l’interessato sarebbe ben felice di non vederlo nascere. Quando lo si cerca, è segno che si sa di non rischiare niente di serio. Ché se invece effettivamente si rischia molto, si può semplicemente concludere che il soggetto non è sano di mente.
Qual è il destino del ribelle narcisista? Nelle grandi democrazie il poveretto è destinato a stancarsi e a rientrare nei ranghi. Essere nazisti non è una professione. E se proprio si esagera, si finisce in galera, non in quanto nazisti, ma in quanto colpevoli di lesioni volontarie, di rissa, di resistenza a pubblico ufficiale.
Naturalmente ci sono le eccezioni. Avviene a volte che il ribelle, per una serie di circostanze, sia chiamato a qualche posto di responsabilità e naturalmente i risultati possono essere i più diversi. Anche se, di solito, sono assolutamente negativi. Il primo problema del “ribelle” è comunque quello di decidere se comportarsi ragionevolmente, e deludere tutti quelli che hanno creduto in lui, oppure fare esattamente ciò che diceva prima, mettendosi nei guai e mettendo nei guai gli altri. Purtroppo, la ragionevolezza non è un optional: è soltanto il riflesso soggettivo della percezione della realtà. L’ha dovuto constatare recentemente anche un giovanotto come Alexis Tsipras. La realtà è peggio che testarda e non fa sconti a nessuno.
Jeremy Corbyn è l’ultimo, clamoroso esempio di questa tipologia. La lista delle sue idee scandalose è troppo lunga per essere contenuta in poche righe e dunque la si dà per nota. Si aggiunge l’ultima delle sue prodezze perché recente, in occasione della celebrazione della “battaglia d’Inghilterra”. È così chiamata quella condotta da pochissimi piloti della Royal Air Force che – rimettendoci la vita nella maggior parte dei casi – scoraggiarono gli attacchi della Luftwaffe sui cieli inglesi. Quegli eroi indussero Churchill a dedicare loro uno dei più sapidi e sintetici epitaffi della storia: “Never did so many owe so much to so few”, mai tantissimi furono debitori di tanto a così pochi”.
Ebbene, a questa cerimonia in cui tutti cantano l’inno inglese, Jeremy Corbyn è rimasto ostinatamente muto. La cosa ha fatto scandalo. Senza nessun rischio per Corbyn, naturalmente, ma ottenendo i titoli dei giornali. Questo comunista idealista, di quelli che Stalin avrebbe mandato in Siberia (o peggio) con un semplice moto di fastidio, è ostinatamente pacifista. Probabilmente sarebbe capace di trovare qualche titolo di merito a chiunque, e per esempio già c’è riuscito con Hamas: quella che appare una combriccola di pericolosi estremisti e criminali già ad Abu Mazen. Ma Corbyn, chissà, forse troverebbe qualche merito anche ad Hitler. Una cosa è certa: non levarsi il cappello dinanzi a chi è morto per la propria patria – non commettendo un atto di terrorismo, come certi amici di Corbyn, ma lottando a viso aperto contro un nemico armato – è un atto inqualificabile. E il caro Jeremy l’ha compiuto non per il suo valore intrinseco, ma esclusivamente perché sconcertante nei confronti dell’intero Paese. È deprimente.
Quando giunge a posti di potere, il ribelle narcisista diviene pericoloso. Si comprende dunque come il novanta per cento dei deputati inglesi suoi colleghi di partito si stia alacremente chiedendo come farlo fuori, politicamente. Se, come si è detto, la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali, figurarsi se si può permettere di lasciar fare politica a livello nazionale a qualcuno come Corbyn. Al massimo lo si può tenere presente come cartina di tornasole di ogni idea e di ogni proposta: se l’approva lui, è sbagliata.
Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it
16 settembre 2015

CORBYN L’ANABATTISTAultima modifica: 2015-09-16T15:07:24+02:00da gianni.pardo
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