PAPA BERGOGLIO SEGUE IL SUO GREGGE

Papa Bergoglio rappresenta un notevole problema. Per occuparsene si è costretti innanzi tutto a chiedersi: bisogna studiare il fenomeno da credenti o da miscredenti? Ed è anche necessario sapere che significhi oggi essere credenti.
Il Cattolicesimo non è una vaga credenza. Ha una dottrina ferreamente strutturata nel corso dei secoli e imposta ai fedeli non come una possibilità ma come un preciso obbligo, pena l’esclusione dalla comunità ecclesiale. Ciò malgrado milioni di fedeli quella dottrina non la conoscono e di quel poco che conoscono spesso si sentono autorizzati a prescindere. “Non andare a messa la domenica è peccato mortale? È cioè una mancanza tale da meritare l’inferno? Suvvia, non scherziamo. È l’unico giorno in cui posso andare al mare. Dio mi perdonerà”. In realtà questo cattolico si perdona da sé. Infatti o non va a confessarsi o non promette certo sinceramente di non farlo più. E nel dubbio poi non si astiene dall’eucarestia. E poiché, malgrado tutto ciò, se questo signore sostiene di essere “un buon cattolico”, è facilmente creduto, bisogna necessariamente distinguere i credenti seri (pochissimi) dai credenti superficiali (moltissimi), che pure sono ritenuti facenti parte della Chiesa. In particolare, volendo parlare del Papa, bisogna giudicarlo partendo dal punto di vista dei credenti seri, dei credenti superficiali o addirittura dei miscredenti?
La domanda non è insignificante. Stricto iure il Cattolicesimo superficiale non può esistere: è semplicemente miscredenza. O eresia, se raggiunge il livello intellettuale necessario. Dunque voler difendere il Papa, riguardo a certe sue tesi e a certi suoi atteggiamenti, includendolo nel novero di coloro che non prendono sul serio la dottrina, non corrisponde a usare un argomento a lui utile, ma a trattarlo da miscredente. E poiché tuttavia ciò di fatto avviene, bisogna avere il coraggio delle idee chiare.
Se i cattolici superficiali hanno ragione, e Bergoglio è legittimato nello schierarsi con loro, bisogna dedurre che la dottrina del Cattolicesimo è cambiata. Dogmi, encicliche, concili e tutto il resto sono stati un inutile ciarpame, come il concetto di peccato mortale. Tutto il passato della Chiesa Cattolica sarebbe un fraintendimento, per non dire una truffa.
Se invece i cattolici superficiali hanno torto e la dottrina cattolica ispirata dallo Spirito Santo è immutabile e intangibile, allora il problema diviene pressoché insolubile. Infatti è certo vero che Dio può perdonare chi pecca ma, secondo la dottrina, non può farlo il prete e neppure il Papa, se non a certe condizioni e con certe modalità: in particolare con quel sacramento della confessione che implica, a pena di nullità, il sincero e serio proposito di non commettere più il peccato. Quel signore che la domenica vuole andare al mare, se proprio non può conciliare la cosa con l’assistenza alla messa, non deve scegliere se può perdonarsi o no, ma se vuole ancora essere cattolico o no. Se il concubinato è peccato mortale, i risposati devono scegliere se mantenere la nuova famiglia o rinunciare all’eucarestia e al paradiso. Tertium non datur.
In questo contesto è peculiare la posizione di Papa Francesco, che sappiamo essere istituzionalmente il custode della dottrina e il suo massimo interprete. Se lo consideriamo un qualunque cattolico superficiale, abbiamo un papa eretico; se consideriamo che egli dà importanza soltanto al Vangelo, e non alla dottrina della Chiesa, è un protestante; se consideriamo che egli è incondizionatamente fedele alla dottrina, bisogna trovare una giustificazione per la quale, mentre lui personalmente è un cattolico serio, con molte delle sue parole induce oggettivamente i fedeli a non dare molta importanza alla dottrina e a reputare sufficiente un Cristianesimo del cuore. Fra l’altro, ciò facendo, riguardo ai peccati usurperebbe il potere divino di perdonare con un semplice atto di volontà, mentre al contrario la Chiesa questo potere di perdonare lo ha istituzionalizzato e minuziosamente regolato col sacramento della penitenza.
Qualcuno dice che il Papa esprime questa immensa, evangelica magnanimità per recuperare un’Italia, anzi, una cristianità che diviene ogni giorno più laica, ogni giorno più lontana dalla Chiesa, ogni giorno più miscredente. L’intenzione potrebbe essere lodevole, ma sorge un problema insuperabile: se la nuova forma di apostolato tende a conquistare nuovi credenti, o a recuperare i vecchi, ma lo fa proponendo un cattolicesimo buonista e superficiale, starebbe soltanto creando nuovi cattolici superficiali e per giunta renderebbe cattolici superficiali i pochi residui cattolici seri. Essi infatti rischiano di essere giudicati, e di giudicare sé stessi, retrogradi, pieni di pregiudizi e privi di carità cristiana.
Notevole può pure essere il punto di vista del miscredente vero. In linea di principio potrebbe disinteressarsi del fenomeno, ma d’altro canto il Cristianesimo è parte integrante della nostra civiltà e la sua sorte è importante per tutto l’Occidente. Infatti qualcuno si chiede se il mondo si sia già talmente allontanato dalla Chiesa che il Papa stia facendo l’impossibile per non perderlo del tutto. Ma se il suo messaggio è talmente annacquato da divenire soltanto la voce della bontà e dell’amore, non c’è il rischio di azzerare il lato trascendente, magico e soprannaturale della religione? Se per essere buoni cattolici basta essere persone per bene e generose, in che cosa il buon cattolico si distinguerà dal buon buddista? Se è vero che il Papa è il rappresentante sulla Terra del Buon Pastore, c’è da temere che si sia messo ad inseguire il suo gregge disorientato, invece di guidarlo verso la salvezza.
Dal momento che il meglio che si possa dire di Papa Francesco è che si tratta di una persona in buona fede, non si può che concludere sospendendo il giudizio. Le ipotesi che si userebbero per altre persone sarebbero imbarazzanti per un pontefice. La buona fede infatti è compatibile con l’ignoranza, ma l’ignoranza in materia religiosa è poco verosimile in un alto prelato. La malafede a sua volta può benissimo convivere con la violazione dei principi dottrinari ma ciò costituisce un’eccellente definizione di eresia cosciente e inescusabile.
Probabilmente c’è qualche argomentazione che fa superare questi dilemmi e queste aporie. Un’argomentazione che si sarebbe lieti di ascoltare. Anche perché, pur trovando incomprensibile il comportamento di questo Papa, non c’è ragione di dubitare delle sue buoni intenzioni.
Gianni Pardo, pardonuovo@myblog.it
17 settembre 2015

PAPA BERGOGLIO SEGUE IL SUO GREGGEultima modifica: 2015-09-17T10:36:39+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo