L’ILLUSIONE DELL’IMPUNITA’

In passato mi è capitato di odiare intensamente dei bambini. Parlo di pargoletti da due a quattro anni, capaci di infastidire e provocare degli adulti per il piacere di farlo. Esattamente come chi provoca un cane dietro un cancello, per farlo impazzire di rabbia, ché tanto il cancello gli impedirà di attaccarci. Solo che io non ero dietro un cancello.
Il loro comportamento, benché assolutamente stupido e odioso, rimaneva incolpevole. Inescusabili erano i loro genitori. Quelli che gli avevano insegnato che un bambino è comunque intoccabile. Perché questa è una stupidaggine monumentale. Tutti i mammiferi rispettano un animale più grosso e armato di loro, e insegnare ad un soldo di cacio che può anche provocare Erode è un pessimo viatico, nella vita.
Ma se il problema fosse soltanto questo, non ci sarebbe da preoccuparsi. Basterebbe smettere di frequentare le piccole pesti insieme con i loro genitori. Il guaio è che questa presunzione di impunità si ritrova nei contesti più svariati. È persino divenuta uno dei grandi problemi della nostra epoca. I lavoratori a volte si comportano malissimo, i datori di lavoro inevitabilmente li licenziano e i giudici del lavoro gli impongono di riassumerli. Qual è il messaggio, per i dipendenti, se non quello dell’impunità? Ci sono giovani che aspettano con ansia che ci sia una qualunque manifestazione di piazza per cercare di malmenare carabinieri e agenti di polizia. Le autorità e i giornali li hanno designati con vari nomi, hanno cercato di fronteggiarli in vari modi, ma hanno regolarmente perso la guerra. Ad ogni nuova, importante manifestazione, dobbiamo sopportare l’intervento di questi delinquenti per i quali la violenza è uno sport e l’uomo in divisa il pupazzo di stoppa contro il quale esercitarsi.
Come spiegare tutto ciò, se non con il fatto che lo Stato non li punisce, e con la possibilità che gli dà di riprovarci? È la società che ha fatto rientrare la violenza nella libera manifestazione del pensiero. È lo Stato che fraintende la Costituzione, e mentre è severissimo col pescivendolo ambulante che inveisce contro due vigili urbani, o con l’automobilista che insulta i poliziotti della “Stradale”, diviene cieco e sordo quando le stesse azioni sono compiute non da un singolo maleducato inoffensivo, ma da cento energumeni aspiranti omicidi. E se i poliziotti fermano qualcuno, il giorno dopo il magistrato li rimanda a casa. Anche qui, qual è il messaggio? Che i manifestanti sono intoccabili. Anche se lanciano biglie di ferro col tirasassi, anche se roteano spranghe, anche se scagliano bottiglie Molotov nella speranza di bruciare vivo un carabiniere.
Siamo immersi nella cultura dell’impunità. Una convinzione nata dalla delegittimazione dell’autorità. Un tempo “contestare” significava “contrappore seri argomenti ad una tesi”, oggi significa tirar giù tutto, perché tutto è da tirar giù. Fra l’altro chi lo fa non corre rischi e per giunta passa per coraggioso, per un precursore di tempi migliori.
Per decenni e decenni abbiamo considerato meritorio distruggere, non costruire. Da un lato abbiamo giudicato ovvio che tutto fosse negativo, dall’altro siamo stati convinti che il mondo si sarebbe ricostruito da sé, migliore di com’era prima. E infatti abbiamo distrutto la scuola, la fabbrica, la famiglia e perfino la religione e la morale.
Queste manifestazioni di follia collettiva si sono estese all’intero continente. In Europa non ci rendiamo conto che, se rimaniamo divisi in materia di Difesa, non conteremo più nulla. E invece di unirci imbocchiamo la strada contraria. Paesi come la Gran Bretagna, la Francia o la Spagna non pesano più come un tempo e i cittadini reagiscono cercando di indebolirle e indebolirsi ancora di più. Gli scozzesi vogliono separarsi dagli inglesi, i bretoni dai francesi, i catalani dagli spagnoli. Perfino il Nord Italia sogna di mettere le dogane sull’Appennino Tosco-Emiliano. E tutto ciò a che cosa corrisponde, se non alla serena convinzione che nessuno mai attaccherà la Scozia, la Bretagna, la Catalogna?
Come spiegare alla gente che la debolezza degli uni rende forti e aggressivi gli altri, anche quelli che prima non lo erano? Non ha insegnato niente l’annessione della Crimea da parte della Russia? Mosca avrebbe deglutito tanto facilmente quella penisola, se l’Ucraìna fosse stata abbastanza forte da fargliela pagare?
Ma la storia non insegna nulla. Chi parla di geopolitica e del rischio di scontri bellici è accolto con cortese scetticismo. Come parlasse un paranoico. Oggi, un conflitto? Oggi avremmo bisogno di un esercito? E per combattere contro chi? Suvvia. Potremmo anche dare calci negli stinchi agli adulti, ché tanto, che possono fare, a noi bambini?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
26 ottobre 2017

L’ILLUSIONE DELL’IMPUNITA’ultima modifica: 2017-10-26T10:46:20+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo