COME PEGGIORARE UNA SITUAZIONE GIA’ DIFFICILE

La Banca d’Italia è una delle poche istituzioni italiane cui tutti tributano stima e rispetto. Da essa ci si aspetta che sia autonoma, indipendente e al di sopra delle parti. Per anni la nomina del suo capo è stata a vita, proprio per sottrarlo a qualunque influenza esterna, e ancora oggi la durata della carica è di sei anni – rinnovabili per altri sei – ovviamente scavalcando le legislature. E il governatore è designato dal Presidente della Repubblica su proposta del governo e col placet del vertice della stessa banca. Come si vede, quella nomina non soltanto non è figlia di un accordo politico ma non deve neppure sembrarlo.
Purtroppo i poteri della banca centrale sulle altre banche non sono chiari (a me, quanto meno) e non è chiara neppure la natura del controllo della Consob. Così sulle malefatte delle banche è planata una fitta nebbia e i risparmiatori depredati non hanno saputo con chi prendersela. Soprattutto dal momento che si è avuta l’impressione che nessuno intendesse disturbare i loro dirigenti. Ma non tutti hanno avuto questo genere di scrupoli. Molti – per esempio il M5s – cavalcano la tigre e danno la colpa alla suprema autorità monetaria. Se Visco era al top, non poteva che essere onnipotente, e dunque è lui che non ha impedito il disastro. Ragionamento infantile. Ammesso che Bankitalia avesse il dovere di vigilare, ne aveva il potere? Quali sanzioni poteva applicare e quali non ha applicato? Quesiti per menti sottili, certo, mentre forse il M5s confonde sottigliezza e sottilette.
Le cose sono comunque cambiate quando Renzi ha voluto fare il furbo. Tenendo conto che, per tre degli ultimi quattro anni, è stato Presidente del Consiglio, ha temuto di essere coinvolto nelle accuse ed ha escogitato un brillante stratagemma: invece di perdersi nelle “technicalities”, ha deciso di accodarsi ai “grillini” gettando tutte le colpe sulla Banca d’Italia. Quanto a lui, non c’era, e se c’era dormiva. Così ha fatto sì che il Pd presentasse e il Parlamento approvasse una mozione in cui si auspicava che non si rinnovasse il mandato a Ignazio Visco, in modo da avere un capro espiatorio. E poi nelle piazze ha detto e ripetuto: “Noi del Pd non siamo con le banche, noi siamo con i risparmiatori”.
La mossa di Renzi è stata peggio che irrituale. Se la nomina del governatore non passa attraverso gli alti palazzi è perché la si vuole del tutto lontana dalla politica. E quando Renzi ha proclamato che il governo ha il dovere di tenere conto dell’opinione dei cittadini espressa con l’approvazione di quella mozione ha detto una sonora sciocchezza. È come se avesse detto che il chirurgo, nello scegliere la tecnica operatoria, deve tenere conto del parere dei parenti del malato. Qui la politica non ha voce in capitolo. E figurarsi se può averla chi, come Renzi, ha bisogno di un alibi. Così la mossa ha sollevato un unanime coro di critiche e di condanne. Naturalmente ciò non ha impedito al re dell’arroganza di rimanere tracotante e di insistere nella sua demagogia. Ma quell’uomo è fatto così.
A volte bisognerebbe rendersi conto che il randello che si lancia è un boomerang. Prima molti dicevano che probabilmente il governatore avrebbe rifiutato una nuova candidatura; poi la Camera ha stupidamente approvato la mozione che lo lo invitava ad andarsene e Visco ha capito che un passo indietro sarebbe apparso come un’ammissione di colpa. Dunque niente passo indietro. Per giunta, in queste condizioni, all’estero un eventuale ricambio sarebbe stato visto come la prova dell’inadeguatezza di Bankitalia. Oppure come la dimostrazione di una pesante e indebita influenza politica Gentiloni non ama ruggire ma ha dovuto dimostrare che la sua schiena è diritta e che la Banca d’Italia al di sopra della mischia. Così ha proposto la riconferma del governatore: eterogenesi dei risultati.
Riconfermando Ignazio Visco, quel governo che è emanazione del Pd, e quel Primo Ministro che Renzi stesso ha mandato a Palazzo Chigi, hanno implicitamente affermato che il governatore ha fatto bene il suo mestiere e che chi l’ha criticato, con la sua improvvida mozione, si è comportato da calunniatore. Che fenomenale autogol.
Ennio Flaiano avrebbe detto di Renzi che “l’insuccesso gli ha dato alla testa”. Malgrado il tremendo smacco del quattro dicembre, ha creduto di potere rimontare subito la corrente, come un salmone, e per la smania di riuscirci al più presto ha sbagliato tutte le mosse. È insalvabile.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 ottobre 2017

COME PEGGIORARE UNA SITUAZIONE GIA’ DIFFICILEultima modifica: 2017-10-27T11:18:43+02:00da gianni.pardo
Reposta per primo quest’articolo

2 pensieri su “COME PEGGIORARE UNA SITUAZIONE GIA’ DIFFICILE

  1. Distinguerei però tre aspetti.
    1) Responsabilità di BdI nella “tutela del credito”. Ormai, e da qualche anno, i compiti della BdI sono solo “di vigilanza”. A tutela di chi e di che cosa? Delle banche (dei profitti, delle loro “comodità”, del loro “nome”, dei CdA) o di chi le alimenta con i propri denari (correntisti, risparmiatori ecc.), fornendo ad esse la “materia prima” su cui lavorare, o di chi (imprese, artigiani, mutuatari ecc.) acquisisce da esse il “sangue” di cui vivere? Mi pare che storie recenti portino alla prima ipotesi, grazie ad una certa “cecità” nella vigilanza, che avrebbe potuto invece portare (formalmente, ma anche “sottotraccia” e non meno autorevolmente, o come “moral suasion”) a difese dei secondi ben più incisive. E di questa “cecità” (o, a voler essere gentili, “inerzia”) Visco nulla sapeva? Quindi una figura meramente “simbolica”? Sarebbe da ridere e da deridere. Non è che per caso la provenienza della BdI dallo stesso coté dei controllati ha appannato gli occhi?
    2) Schiere di “illustri menti economiche e politiche” a difesa della autonomia e dell’indipendenza della BdI dalla politica e dal governo. Le stesse “illustri menti” che affollano i CdA dei controllati, per lo più. No comment sull’ipocrisia di queste preoccupazioni e indignazioni.
    3) Renzi. D’accordissimo con quello che Lei scrive sul perché Renzi lo ha fatto e sulle miserevoli sue “giustificazioni”. E inevitabile la conferma di Visco. Che però a questo punto è diventato “personaggio squalificato”, ridesignato solo “per puntiglio” e non in quanto meritevole perché “lodevole”. Quindi, su tutto ciò che farà in futuro graverà il sospetto o quantomeno la prevenzione. Brutta situazione. A meno che, nel secondo mandato, Visco e la BdI non compiano un’inversione di rotta a 180°, facendo ora quello che gli si rimprovera di non aver fatto nei 6 anni precedenti.

  2. Aggiungo: da storie emerse “dall’interno” risulta che le maggiori e più chiacchierate banche hanno finanziato grosse e rischiose operazioni al tasso dello 0,5%; un artigiano o un commerciante, dopo “esami accurati” che riguardavano anche le condizioni della sua prostata, otteneva credito a partire dal tasso del 14%. Viva lo sviluppo economico! E di questo nulla vedeva la vigilanza, che pure aveva accesso a tutte le carte, mentre la BdI per le maggiori operazioni forniva pure le autorizzazioni? Infatti, l’elenco delle “grosse sofferenze” è ancora segreto.

I commenti sono chiusi.