L’AMBIENTALISMO

Non so se ambientalismo ed ecologismo siano sinonimi o quali siano le loro differenze, ma poco importa. Infatti il problema è: in che misura dobbiamo preoccuparci della Terra, considerando che siamo destinati a viverci noi e i nostri discendenti?
Per cominciare val la pena di ricordare una vecchia barzelletta. Un uomo sta male e va dal medico. Questi gli chiede se faccia troppo sport, se conduca una vita sregolata, se fumi, se si droghi, se beva alcool o abusi del sesso, e alla serie di risposte negative gli domanda: “Ma lei perché ci tiene a vivere?”
Il principio implicitamente enunciato vale per tutto. Per esempio per il denaro. Dal momento che molto difficilmente vivrò fino a cent’anni, perché dovrei mettere da parte denaro per poter vivere fino ai centocinquanta? Una parte la devo mettere da parte ma il resto me lo devo godere, al limite sprecandolo, ché tanto non posso portarmelo nell’aldilà.
Per la Terra è esattamente lo stesso. Non preoccuparci del futuro sarebbe da imbecilli, ma esagerare al punto da renderci la vita difficile sarebbe altrettanto stupido, se non di più. Soprattutto considerando che i nostri discendenti potrebbero anche trovare soluzioni per problemi che oggi ci sembrano insolubili. In ogni modo è risolutamente da rigettare ogni ecologismo eccessivo ed infantile.
È eccessivo l’atteggiamento di coloro che sembrano considerare l’uomo un abusivo. Non soltanto la Terra è anche nostra, ma è soprattutto nostra, perché siamo in grado di dominare sia la Terra sia gli altri esseri viventi. Per questa ragione, non soltanto continuerei a mangiare carne (se la carne mi piacesse) ma, potendo, ucciderei volentieri e senza il minimo scrupolo anche un miliardo di zanzare, se volessero impiantarsi nel mio territorio. Lo so che siamo tutti esseri viventi. Lo so che io sono soltanto uno e loro sono un miliardo, ma da un lato è vero che io non ho mai succhiato il sangue di una zanzara, dall’altro non m’importa un fico secco di ciò che dicono gli ambientalisti e perfino i francescani. Sorella Zanzara non ha il mio Dna e io non sono disposto a soffrire il bruciore e grattarmi a morte per amor suo. Viceversa considero delittuoso gettare sacchetti di plastica in mare, perché all’uomo non ne viene niente mentre i cetacei potrebbero morirne. Non dimentichiamo che sono mammiferi come noi, che soffrono come noi. L’ecologismo ragionevole è assolutamente doveroso, l’ecologismo fanatico va trattato per quello che è: una mania di competenza degli specialisti.
Ma l’ecologismo è anche un fenomeno sociale, l’atteggiamento di chi non se ne occupa quasi per niente, ma mantiene la tendenza infantile a dire di no a tutto, a priori, per semplice misoneismo, antiindustrialismo e perfino anticapitalismo. Comunque sempre con noncuranza rispetto alle conseguenze del proprio no. Questi adulti poco cresciuti, se trovano che qualcosa non è, ma potrebbe essere “nocivo”, si battono a morte – all’occasione perfino con la violenza – contro il progetto. Senza chiedersi a che cosa serve quell’opera, e chi pagherebbe i costi della mancata realizzazione. I bambini, quando fanno i capricci, non si preoccupano dei costi economici delle loro richieste. L’idea di fondo, la loro come quella degli ecologisti, è che tutto continuerà ad andare per il meglio checché loro facciano. Perché a tutto penseranno mamma e papà.
La gente, per vivere, ha bisogno di una casa, di acqua, di elettricità, di riscaldamento e di strade, ma per gli ecologisti è una sacrosanta battaglia cercare di impedire la costruzione di edifici, di acquedotti, e di tutto il resto. Costoro andrebbero messi per un mese in una “prigione contrappasso”. Una tenda, anche in inverno, per chi è contro i gasdotti. Una casa normale con venti litri d’acqua a testa per chi non vuole un acquedotto. Forse anche i più arrabbiati smetteranno di lottare contro i tralicci, quando avranno assaggiato per un mese la puzza del lume a petrolio. Senza nemmeno la distrazione della televisione.
Ma questo è il lamento di chi ha conosciuto tutti i disagi che i giovani d’oggi ignorano, fame inclusa. E per questi ultimi quella che precede è una predica inutile.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
28 aprile 2018

L’AMBIENTALISMOultima modifica: 2018-04-28T11:28:57+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “L’AMBIENTALISMO

  1. Gentile professore, quando si parla di ambiente, occorre sempre tenere presente che la terra è una sola, e non aumenta di dimensioni, mentre la popolazione può farlo (e lo fa).
    Quindi i corni del dilemma sono soltanto due:
    1 – se ci fa piacere mantenere l’attuale (alto) standard di vita, dobbiamo ridurre drasticamente la popolazione mondiale;
    2 – se invece non possiamo (o non vogliamo) ridurre la popolazione mondiale, dobbiamo prepararci a ridurre drasticamente il nostro tenore di vita.
    Tertium – purtroppo – non datur, perchè sperare, come fanno in troppi, di poter avere la botte demografica piena e la moglie tecnologica ubriaca non mi sembra possibile.

  2. Ho un caro amico che mi scrive la stessa cosa da anni, praticamente tutti i giorni.
    Il fatto è che un tempo avere figli era un pressante interesse della specie. E il fatto che oggi non sia più così è difficile farlo sapere al nostro dna.

  3. Lei ha ragione.
    Il DNA è pochissimo ricettivo, almeno nei tempi brevi.
    Però, essere consapevoli di questo problema e non potere – in concreto – fare nulla è davvero frustrante.

  4. Per quel che può valere, personalmente tenderei a separare (da una parte) il Problema ecologico, oggi sempre più drammaticamente evidente (vedasi i cambiamenti climatici) e del quale è pienamente razionale (pre)occuparsi, e l’Ambientalismo ideologico che come tanti altri -ismi analoghi (basti pensare al Femminismo) tende a diventare una religione con il tipico carico di dogmatismo & fanatismo: carico che ad es. impedisce a gran parte dei Movimenti ecologisti contemporanei di cogliere il disastroso impatto ecologico dell’attuale esponenziale crescita demografica umana, per riversare invece sempre & comunque le colpe delle presenti criticità sulla cattiva distribuzione delle risorse disponibili e sulla costante sete di profitto delle imprese multinazionali (questioni drammaticamente reali, sia chiaro, ma che da sole sfortunatamente NON bastano a spiegare tutto quanto…)

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