IL BUON DIO E IL BUONISMO: COSE DIVERSE

In occasione del blocco della nave Aquarius si sono sentite moltissime voci indignate. Non si può giocare con la pelle dei naufraghi. Non si può fare politica a spese di donne e bambini. I costi non importano, il primo dovere è comunque quello di salvare chi è in pericolo. L’Italia avrà pure le sue ragioni, ma non è questo il modo di farle valere. Mille dichiarazioni di questo genere, il cui elemento comune è che molte persone non intendono manifestare un punto di vista “ragionevole”, ma soltanto riaffermare, rifiutando ogni possibile discussione, un principio “morale”. A costo di dire qualcosa di irragionevole, di insostenibile e a volte, addirittura, pianamente impossibile. Queste persone sono stupide? Ovviamente no. Il loro numero e il loro livello intellettuale danno ben altra risposta. Dunque la spiegazione del fenomeno va ricercata altrove. In un atteggiamento dogmatico.
Per spiegare che cosa si intende per dogmatico, immaginiamo che si dica a qualcuno: “Ti trovi in una stanza e c’è un uomo legato a una sedia. Se l’uccidi saranno risparmiati cento uomini. Se non l’uccidi quei cento uomini saranno massacrati”. Bisogna sottolineare che, nell’ipotesi, nessuno sta bluffando e l’alternativa è assolutamente credibile. Se non si uccide quell’innocente i cento uomini veramente moriranno. Che cosa si fa?
La persona ragionevole – quella per la quale la vita umana è un valore, ma cento vite valgono più di una – si dirà che è meglio muoia un solo innocente invece di cento. Viceversa, la persona che considera il rispetto della vita umana un dogma, dirà: “Io non sparo a nessuno. E la morte di quei cento uomini sarà colpa vostra, non mia”.
Questo è un atteggiamento che può essere detto “religioso”. Mentre il laico ragionevole cerca di salvare quante più vite può, il religioso (per esempio, Abramo che è pronto a sacrificare Isacco) non ha come primo imperativo il rispetto della vita umana, ma il dogma. Pur causando la morte di cento uomini, quell’uomo non si sentirà in colpa, perché ha obbedito al precetto divino. Oltre tutto sa che Dio, se lo volesse, potrebbe Lui stesso salvare i cento uomini (Islàm significa appunto abbandono alla volontà di Dio) e poi, quand’anche il massacro si verificasse, il credente si libererebbe da ogni rimorso dicendo “la colpa sarà vostra”. Infatti la colpa massima non è far morire cento uomini, è disobbedire a Dio. Quand’anche la disobbedienza mirasse ad evitare quello stesso peccato moltiplicato per cento. Abramo, col coltello in mano, si è forse chiesto se l’ordine di Dio fosse ragionevole?
L’uomo religioso è coerente con i suoi principi. Mentre per la legge penale Abramo è colpevole di tentato omicidio, per la religione è un patriarca. Ma un simile atteggiamento non si spiega più se ad assumerlo è un miscredente. Il miscredente che si rifiuta di salvare cento uomini non può dire “la vita umana è sacra”, perché sacra è un aggettivo religioso e rinvia alle divinità. In assenza di Dio, o comunque di una religione, nulla può essere “sacro”. Quella parola si può usare in senso letterario, nel senso di una cosciente esagerazione, come quando si dice: “Il sacro dovere di un musicista è creare bellezza”. Ma quando diciamo seriamente che la vita umana è sacra, e usiamo l’aggettivo nel suo vero significato, la cosa comporta ben altre conseguenze.
Affrontando il problema dei migranti con qualcuno bisognerebbe chiedergli innanzi tutto: “Per caso Lei è un vero cattolico? Perché se la sua risposta è affermativa, non potremmo discutere”. Non è intolleranza. È che, per la Fede, sarebbe giusto soccorrere i naufraghi, quand’anche fossero milioni. Anzi, bisognerebbe offrire ai migranti un nostro traghetto gratuito, dall’Africa all’Italia. Il numero degli ospiti sarebbe indefinito, fino ad avere soltanto posti in piedi, e le preoccupazioni concrete sarebbero altrettante offese a Gesù.
Basta leggere il Vangelo (Matteo, 6, 26 e 31): “26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?” “31 Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?  Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno”. Queste frasi possono sembrare irragionevoli ai miscredenti, ma sono incontestabili per i credenti. E infatti Papa Francesco non infrequentemente si esprime in questi termini. Se si avesse occasione di discutere con il Pontefice sarebbe sciocco fargli notare che, di fatto, quella turba non è stata nutrita da Dio e tutti sono morti di fame, perché il Papa potrebbe sempre rispondere – e per giunta ragionevolmente, dal suo punto di vista – che se così è avvenuto, è segno che Dio ha giudicato che questa fosse la cosa migliore. Forse ha voluto che quegli infelici fossero invitati in anticipo al suo banchetto in Cielo.
La conclusione è semplice. I credenti hanno il diritto di pensarla come vogliono, mentre i miscredenti hanno il dovere di essere razionali e di tenere conto della situazione concreta, chiedendosi ad esempio: “Quanti migranti possiamo accogliere, senza mettere nei guai loro e noi stessi?”
Quanto alle anime belle, dovrebbero stare zitte. Perché chi ragiona come un vero credente senza esserlo è soltanto un imbecille.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
13 giugno 2018

IL BUON DIO E IL BUONISMO: COSE DIVERSEultima modifica: 2018-06-13T07:44:55+02:00da gianni.pardo
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12 pensieri su “IL BUON DIO E IL BUONISMO: COSE DIVERSE

  1. A ennesima riprova della perenne validità dell’asserto machiavelliano e illuministico dell'(auspicabile) imprescindibilità di una piena (sebbene non sterilmente litigiosa) separazione tra questioni politico-giuridiche e istanze religioso-confessionali e quindi di una effettiva laicità delle Istituzioni pubbliche, forse vale la pena aggiungere a questo saggio Articolo che dai MEDESIMI convincimenti religiosi (a seconda di come questi ultimi vengono letti/interpretati/applicati) si può ricavare tutto e il contrario di tutto: di fronte alle attuali ondate migratorie, infatti, qualcuno (CEI, cattolici di sinistra, ecc.) predica un’accoglienza “senza se e senza ma” e all’opposto qualcun altro (basti pensare alla “cattolicissima” Polonia o alla “cristianissima” Ungheria) contesta/rifiuta fermamente ogni forma di accoglienza…

  2. La ringrazio del commento e dell’apprezzamento.
    Tuttavia mi permetterei di dissentire sulla possibilità di interpretare ad libitum i precetti cristiani. Io ho citato Matteo, chi potrebbero citare polacchi e ungheresi?Non che io gli dia interamente torto, purché non mi vengano a dire che respingono i migranti nel nome di Gesù.
    Come sa – ma lo ripeto per eventuali altri lettori – io sono un perfetto miscredente.

  3. Ci sarebbe da dedurne che l’EU è popolata da burocrati religiosissimi, che ragionano in termini analoghi. Gente, osservate le ordinanze, le comunicazioni, le istruzioni ( ovvero le “sacre” parole della Dea Europa) e poi affidatevi alla Sua provvidenza (sua dell’EU).

    Una domanda che, da tempo, tutti si sono fatto o si fanno è: perché i “disperati” non vengono in aereo?

    Da ogni paese africano e del medio oriente esistono collegamenti aerei giornalieri con l’Europa.

    Perché, allora? Sebbene in molti casi siano in possesso dei requisiti previsti dalla Convenzione di Ginevra del ’51 e necessari all’ottenimento dello status di rifugiato, queste persone sono obbligate comunque a rischiare la vita attraversando il Mediterraneo poichè sprovviste di adeguato visto.

    Ebbene, l’Europa, umanitaria, equa e solidale, quant’altri mai, ha previsto questi casi.

    Nella “Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamente Europeo su una politica comune in materia di immigrazione illegale” , al punto 4.7.5 “Responsabilità del vettore”, si legge testualmente: “I vettori sono già tenuti ad assumere l’onere del rimpatrio degli stranieri ai quali è rifiutato l’ingresso nel territorio degli Stati membri in forza dell’articolo 26 della convenzione d’applicazione dell’Accordo di Schengen del 14 giugno 1985.

    Inoltre, i trasportatori sono obbligati ad adottare tutte le misure necessarie per assicurarsi che gli stranieri siano in possesso di documenti di viaggio validi.

    Il che, tradotto, significa che l’Unione Europea lascia alle compagnie aeree la decisione di imbarcare o meno un migrante senza visto, attribuendo a queste ultime la responsabilità di “determinare” chi è un rifugiato e chi non lo è. Se le compagnie prendono una decisione sbagliata, il viaggio di ritorno è a carico loro, oltre ad una multa che, attualmente, è fissata tra i 3.000 e 5.000 € per ogni “sbaglio”.

    E’ ovvio che le compagnie aeree rispondono :”Tiè !!!” con accompagnamento di emissione sonora linguo-labiale.

    E, in conclusione, questo significa che chiunque può prendere un aereo e arrivare a Parigi in poche ore. Ma per coloro che stanno cercando di fuggire in un paese più sicuro senza documenti, questo è impossibile.

  4. Craxi aveva previsto con largo anticipo il fenomeno delle migrazioni di massa dall’Africa verso l’ Europa: https://www.youtube.com/watch?v=18xhpyeLFJs
    Quello che non poteva prevedere era che perfino il Brasile sarebbe diventato meta dei migranti africani :
    https://www.africarivista.it/brasile-salvati-25-migranti-africani-alla-deriva/123826/
    “Dobbiamo decidere noi chi arriva in Europa e non gli scafisti“ dice il cancelliere austriaco. Ha ragione, ma non sarà sufficiente porre in essere nuove misure di controllo delle frontiere esterne per venire a capo di questo fenomeno.

  5. C’è del vero, in ciò che scrive, caro Eduardo. Ma credo pure che molto dipende dalla risolutezza. In passato io ho descritto parecchie soluzioni che ridurrebbero a zero il fenomeno, senza né morti né feriti. Ma non sono soluzioni buoniste, e dunque neanche vado a ripescarle. Perderei il mio tempo.

  6. La vulgata buonista(socialdemocratica) disconosce il diritto degli individui all’autodeterminazione. Con uguale attitudine annega i popoli(individui collettivi) nell’oceano dell’umanità.
    L’attuale popolazione africana è di circa un miliardo e 250 milioni, nel 2050 si prevede raggiunga i 2 miliardi e mezzo, 3,5 volte quella europea.
    Al momento decine di milioni di africani intendono trasferirsi nel nostro continente, con un andamento esponenziale del fenomeno.
    La civiltà europea, risultato di un travaglio di millenni, con la sua capacità produttiva e le sue istituzioni rischia di scomparire.
    La storia umana è storia di tentate invasioni e di tentate resistenze.
    La cosa strabiliante, assolutamente senza precedenti e a me del tutto incomprensibile è che buona parte degli Europei si nega finanche il diritto a provarci: “non possiamo ne dobbiamo farci niente”.
    Quando un cristiano, in ossequio ai precetti religiosi, vota per l’accoglienza indiscriminata e senza limite dispone di un bene collettivo: la Patria non è solo casa sua, è anche casa mia. E’ un comportamento immorale.
    Paolo

  7. Dott. Pardo, in merito ai margini di interpretabilità dei precetti cristiani forse/probabilmente converrà anche Lei sul fatto che, piaccia o meno ai combattivi seguaci del Pontefice emerito, nell’ormai lunga e variegata storia del Cristianesimo (al di là delle sue interne e numerose suddivisioni confessionali) siano rintracciabili senza troppa fatica tassi di ‘relativismo’ piuttosto elevati, così come del resto sostanzialmente in tutte le (altre) principali religioni storiche… Saluti

  8. Assolutamente vero. Ma mentre chi “sbaglia” si può far forte dei sacri testi, chi mostra buon senso deve far finta di averli dimenticati.
    Nel Vangelo c’è scritto che bisogna porgere l’altra guancia ed essere miti come agnelli, ma il Papato ha a lungo avuto un suo Stato e un suo esercito. Non mi pare corrisponda a porgere l’atlra guancia.

  9. Per Paolo: sei quei numeri sono giusti (e quasi certamente lo sono; ma la demografia è “previsionale” e non tiene conto di catastrofi naturali, epidemie, sconvolgimenti climatici, contesto economico ecc.), in parallelo con lo “spopolamento” e invecchiamento europeo, a nulla valgono muri o barriere; anzi, l’ “invasione” sarà ancora più decisa e inarrestabile: ogni difesa sarà vana.
    Non dimentichiamo che anche degli “asiatici” (cioè, cinesi) si ventilò una probabile “invasione”: “quanti cinesi a Milano!”. Ed in effetti invasione c’è stata, ma soprattutto di prodotti cinesi. Oltre che il radicamento di un’efficiente “mafia cinese”, parallela alla mafia italiana negli USA. Con la differenza che la Cina è “monolitica” e “chiusa in se stessa”, quindi in grado di elaborare una strategia di governo. L’Africa invece è frammentata e spesso le singole strategie sono pilotate da “stranieri” e “poteri forti economici”, in un contesto di corruzione e lotte tribali. Quindi, meno governabile come un “tutt’uno”. “Aiutiamoli a casa loro” è una stupidaggine, se espressa solo in “caritatevole beneficienza” e sacchi di farina. Dovrebbe essere “aiutata” nel progresso economico e sociale, con la speranza che questo porti alla stabilità e alla caduta della necessità di migrare “per cercare di meglio”. Cosa neanche vera: studi e ricerche dimostrano che anche lo sviluppo economico non porta a meno emigrazione, ma anzi per un certo periodo la fa aumentare, seppur più qualificata.
    Curiosamente, è proprio la Cina che sta “aiutando” certi Paesi africani, investendo lì in infrastrutture, industrie e agricoltura; certo non per “buonismo”. Al contrario, “noi” abbiamo aiutato sviluppo dell’est europeo e dell’Asia delocalizzando lì, innalzando invece barriere verso i prodotti africani (“invasi dall’olio tunisino! i pomodori africani!) e guardandoci bene dal delocalizzare lì, in quanto gli africani sono appena scesi dagli alberi. L’interesse è solo per petrolio e minerali, in “cooperazione” con i governi locali. Questo è quanto la nostra (Italia, Europa, USA) intelligenza è riuscita a spremere. Senza, appunto, avviare a soluzione un problema “epocale”, al quale non bastano i “cerotti”. Una regolamentazione, un limite certamente è necessario, ma inserito in una strategia di lungo periodo, in un “progetto”. Sennò, rinviamo solamente il redde rationem, e neanche molto avanti.

  10. Oso fare una proposta un po’ cinica che certamente offenderà il buonismo all’italiana (cui dobbiamo un paese nel caos diviso tra rivalità e odi, e sommerso da chiacchiere e polemiche): istituire un servizio giornaliero gratis di traghetti dal Nord-Africa verso le coste della penisola, visto che il governo italiano riconosce il diritto di approdo a gruppi umani spinti dal bisogno. È pur vero: ciò non svuoterebbe a sufficienza, come invece tanti auspicano, le popolazioni dei numerosi paesi in cui vi sono guerre o in cui si violano i diritti fondamentali o che sono comunque afflitti dal sottosviluppo; popolazioni di piu’ di un miliardo di essere umani… Ma ciò renderebbe gli italiani degni del Vaticano, della Caritas e anche di Famiglia Cristiana.
    I criminali dell’altra sponda si vedrebbero se non altro privare di preziosi quattrinelli (ogni passeggero paga attualmente migliaia di euro per il suo periglioso viaggio in mare). Insomma, con i traghetti forniti dall’Italia avremmo la consolazione di rafforzare, se non altro, le nostre compagini criminali e non le loro. L’onore italiano, quello malavitoso (il più diffuso e rispettato, oggigiorno, in Italia) sarebbe quindi salvo.

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