PROMESSE VERIFICABILI

In filosofia non ci si mette mai d’accordo perché non si può effettuare un esperimento. Una dimostrazione matematica o chimica dello spirito non è concepibile. In scienza invece si comincia con un’ipotesi, la si verifica con un esperimento e, in caso di successo, si accetta una nuova verità scientifica.
Il vasto popolo non si occupa di filosofia, e della scienza non conosce neppure il metodo. In questo campo non va oltre le quattro operazioni, ammesso che sappia ancora fare una divisione. Mancando di senso critico, è normale che creda le più grandi baggianate. E tuttavia c’è un limite al pessimismo. La gente è capace di sbagliarsi nei campi in cui ci si allontana dai suoi interessi immediati ma si sbaglia sempre meno quanto più ci si avvicina al suo portafogli, alla sua salute, alla sua sicurezza.
Il caso di Matteo Renzi, in questo senso, è esemplare. Questo politico è un grande comunicatore e mostra una volontà di ferro, quando vuole realizzare qualcosa. Queste qualità hanno indotto gli italiani ad aprirgli un grande credito. Credito che egli stesso si è poi incaricato di dilatare, fino a rischiare di presentare una realtà fittizia. E la cosa ha comunque funzionato per un certo tempo. Poi, quando la gente ha cominciato a confrontare le parole del leader con la realtà economica che aveva sotto gli occhi, il trend si è invertito. Il Renzi degli ottanta euro è passato dal 40% delle “europee” a meno del 20% dei voti di marzo. Fine della parabola.
Si identifica così una regola della democrazia. Non si arriva molto in alto se non si è capaci di colpire la fantasia del popolo, se non si identificano le cose che vuole sentirsi promettere, se non si suscitano grandi speranze. Poi certo, quelle promesse non possono essere mantenute. E tuttavia, se non si insiste troppo su successi inesistenti e se nel contempo si realizza qualcosa, si può anche sperare nella prosecuzione del consenso. È la storia degli statisti durevoli. Se invece si commette l’errore di esagerare con le promesse e le bugie, il popolo si indigna, e appena possibile punisce gli sbruffoni.
Per le promesse è un problema di scelte. Si può tentare di far gabbato il popolo nelle questioni etiche, nel campo dei diritti umani o nella politica internazionale: tutte cose di cui il popolo non capisce molto e che comunque non influenzano la sua vita quotidiana. Viceversa non bisogna tentare di ingannare il popolo quando si tratta di economia, di salute, di sicurezza. Un uomo che non trova lavoro non è soltanto scontento, è esasperato. Analogamente non perdona nulla se sente minacciata la sua salute, per esempio da servizi sanitari insufficienti o perché è costretto a curarsi a sue spese. Né tollera che sia toccata la sua sicurezza. Ne abbiamo avuto un esempio negli anni recenti. In Italia l’ufficialità politica all’unisono dichiarava moralmente giusta e tecnicamente imparabile l’immigrazione clandestina, mentre il popolo – che con quell’immigrazione aveva da fare – era sempre più irritato. Così ha applaudito fino a spellarsi le mani un “selvaggio” come Matteo Salvini che ha dato voce ai loro sentimenti ed ha agito secondo i suoi desideri. L’intero mondo politico, l’intera Chiesa Cattolica, l’intera intellighenzia italiana non sono riusciti ad averla vinta sul fastidio dei lavavetri ai semafori.
Ecco perché si può guardare con curiosità alla sorte dell’attuale coalizione di governo. Se essa si fosse limitata alle solite promesse, insistendo sul ricambio della classe dirigente e prospettando magari un mutamento di stile, avrebbe avuto qualche possibilità di durare. Invece ha commesso l’errore di formulare promesse concrete e verificabili dai cittadini. Se si parla di diminuire le tasse, si battono le sirene in seduzione auditiva. Se si parla di reddito di cittadinanza, si creano aspettative in tutti coloro che hanno difficoltà a sopravvivere (e sono molti) e perfino negli altri, dal momento che quell’espressione fa pensare che basti essere italiani per incassare il sussidio. Tutte promesse che non richiedono competenti, per essere verificate. Ognuno vorrà vederne la prova nel suo portafogli e ciò costituisce un pericolo che le parole non possono sventare. L’impegno assunto è impossibile, e così o i due partiti al governo non lo manterranno oppure, se ci proveranno contro venti e maree, rischieranno di far naufragare l’Italia. Comunque gli sarà presentato un conto molto salato.
L’imprudenza di questo governo si vede anche nel fatto che i rischi sembra cercarseli. Come sempre a proposito di cose verificabili. Avere permesso ai bambini non vaccinati di iscriversi lo stesso a scuola (o di cavarsela con le autocertificazioni fasulle) è stato un errore. Se qualche bambino non vaccinabile dovesse morire perché contagiato da un bambino che avrebbe potuto (e dovuto) essere vaccinato, ne potrebbe derivare un’ondata di indignazione nazionale che costerebbe carissima al M5S. Questa mossa è stata supremamente stupida, soprattutto pensando che l’eventuale impopolarità del provvedimento se l’era già caricata la ministra Lorenzin. Forse hanno agito così perché prima hanno contestato anche i provvedimenti giusti e poi si son sentiti in dovere di essere coerenti con la propria imbecillità.
I politici e gli intellettuali si occupano volentieri di astrazioni varie, e dimenticano il proverbio francese che insegna: “Stomaco vuoto non ha orecchie”.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
5 agosto 2018

PROMESSE VERIFICABILIultima modifica: 2018-08-05T08:00:22+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “PROMESSE VERIFICABILI

  1. Sulla scorta del pensiero epistemologico di Popper, al criterio della Verificabilità (delle promesse formulate) si potrebbe sostituire quello più “abbordabile” della Falsificabilità, ma temo che il risultato finale prospettato nel lucido Art.lo non cambierebbe affatto e che nel medio-lungo periodo i nodi (a partire dall’ambito economico-finanziario) verrebbero cmq. drammaticamente al pettine…
    Sfortunatamente appare molto probabile che gli odierni demagoghi e retori nazional-sovranisti eurofobi e drasticamente protezionisti ormai sempre più di moda (non soltanto) nel Vecchio Continente si affidino in partic.re al detto (notoriamente attribuito al vecchio Keynes) secondo cui nel lungo periodo saremo tutti morti 🙁

  2. Ma le conseguenze del mancato mantenimento delle promesse o, peggio, le conseguenze di aver tentato di mantenerle, riguardano non il long term, ma il medio termine e forse quello breve.
    Io già qualcosa mi aspetto di vedere in settembre.
    Non è affatto vero che la follia rimanga sempre impunita.

  3. Nel breve termine i “pifferai magici” e gli “incantatori di serpenti” possono tranquillamente attribuire le colpe/responsabilità di (eventuali e possibili/probabili ma non particolarmente onerosi) fallimenti all’immancabile Complotto delle èlites globaliste, ai Governi precedenti, al Contesto internazionale, ai Disfattisti, ai Non-patrioti, al Destino cinico e baro, alla Sorte ostile; nel middle term tale operazione risulta indubbiamente più difficile, ma nel frattempo si può quantomeno “tirare a campare”, dare un colpo al cerchio & uno alla botte, ideare narrative egualmente palingenetiche ma temporalmente spostate in avanti, truccare pesantemente i conti e profetizzare (con abbondante ricorso a sofisticati effetti speciali) un magico ‘turning point’ dietro l’angolo; sul long term, quando i danni sono completi ed irreversibili e inesorabile giunge il ‘redde rationem’, si rientra nel cono d’ombra dell’amara ma realistica considerazione keynesiana…
    Ovviamente spero di essere stato eccessivamente pessimista, saluti!

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