I MICROBI DELL’ECONOMIA

La nostra democrazia è detta rappresentativa proprio perché sono i nostri rap­presentanti ad avere il dovere di raccogliere i dati dei vari problemi ed agire con­cretamente per la realizzazione dei programmi. Purtroppo la sensazione attuale è che i governanti – in particolare coloro che appartengono al M5S – non ne sappia­no più del popolo. E c’è di peggio: essi non credono che sia necessario saperne di più .
La figura esemplare di questo atteggiamento è Luigi Di Maio. Questo giovane spara quotidianamente tali azzardate affermazioni, tali infantili semplificazioni, tali ingenue soluzioni, da far dubitare della sua salute mentale. E invece sap­piamo che non è pazzo: semplicemente è convinto che la sua sopravvivenza poli­tica, e quella del suo partito, si possano assicurare soltanto seguendo il dettato della piazza, costi quel che costi.
Se questo fosse soltanto il suo personale convincimento, poco male. Il guaio è che è anche quello di tutti i suoi colleghi deputati e senatori. Lo sappiamo perché non gli dicono mai di non esagerare, non gli ricor­dano che la realtà non si lascia piegare dagli slogan e soprattutto che, se hanno avuto successo in campagna elettorale, una volta al governo hanno il dovere di essere all’altezza delle proprie responsabilità. E ciò non è affatto ciò che avviene. L’intero partito è schierato con di Di Maio: bisogna adottare le idee, gli argomenti e i pro­getti del “bar sport”, sede dove del resto è stata elaborata l’ideologia pentastellata. Tutto ciò impone una riflessione che parte da lontano.
In filosofia, il problema della conoscenza ci insegna a dubitare dei dati fornitici dai sensi. La moderna ottica ci dimostra che la nostra visione del mondo è determinata dalle capacità dei nostri occhi. Se potessimo vedere la superficie polita di una lastra di marmo come la vede un microscopio, ci apparirebbe piena di ru­ghe, avvallamenti e irregolarità. Assolutamente impensabili prima . Nello stesso modo i cani sentono sibili che sono del tutto fuori dalla nostra sensibili­tà e molti animali vedono il mondo con colori del tutto di­versi dai nostri, o in bianco e nero. Insomma, dire che un petalo di rosa è liscio, rosso e profumato è soltanto un’affermazione che corrisponde alla nostra fisiologia.
Tutto questo si impara studiando. Invece nella vita quotidiana la nostra visione del mondo rimane quella umana. Da un lato non è necessario insegnare a nessuno che il fuoco scotta e una randellata fa male, dall’altro è difficile far ammettere ciò che non ri­cade sotto i nostri sensi. E questo è un punto essenziale. Quan­do si scoprirono i microbi, fu molto difficile convincere la gente della loro esistenza e soprattutto del fatto che, malgrado le loro dimensioni, potessero provocarci gravi malattie. Per gente abituata a considerare esistente soltanto ciò che vedeva e ine­sistente ciò che non vedeva, quelle affermazioni sembravano fantasti­che. Quelle nuove verità richiedevano un atto di fede cui non molti era­no preparati.
Queste considerazioni ci permetteranno di fare l’esegesi delle afferma­zioni di Di Maio, di Salvini e di tanti altri. Infatti dal punto di vista dell’uomo della strada non dicono assurdità. Non più che se affermassero: “I microbi non esistono. Io non li ho mai visti”. Per loro, quando Salvini proclama che, se le Borse reagiranno male ai recenti provvedimenti, “il governo tirerà diritto e i mercati se ne faranno una ragione”, ha soltanto reagito da uomo. Non si rendono conto che è lecito dire: “Se questa cravatta non piacerà a mia moglie, se ne farà una ragione”, ma nel caso di Salvini è come promettere: “Io attraverserò con calma l’auto­strada, e le automobili che arrivano a tutta velocità se ne faranno una ragione”.
Ecco il problema dell’Italia attuale. Viviamo in una metarealtà in cui ciò che dicono i competenti, gli osservatori neutrali, le autorità europee e ile persone di buon senso, non conta più. Tutto è sem­plificato e risolto con giochetti verbali. Se si dice che l’Italia è a rischio, con un notevole defi­cit, basta far notare che la Francia ha un deficit maggiore: “E perché noi non potremmo fare come i francesi?” Purtroppo il parallelo è perfetto quanto quest’altro: “Se quel campione corre i cento metri in dieci secondi, perché non potrei farlo anch’io?”
Siamo invasi da evidenze di questo tipo. E per questo passa la voglia di contrastare la marea. Né basterebbe rispondere: “Francamente, ne sai troppo poco, per parlare di queste cose”. Infatti questa ri­sposta non ha più corso. L’ultimo dei cretini può affermare ciò che vuole, riguardo a qualunque cosa, con la stessa autorità del più grande com­petente nazionale.
Nessuno ne sa più di un altro e tutti insieme andremo in ma­lora.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com .

I MICROBI DELL’ECONOMIAultima modifica: 2018-10-07T09:25:53+02:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “I MICROBI DELL’ECONOMIA

  1. “Tutti ci chiedono: da dove prenderete i soldi? I soldi ci sono, eccome, in un bilancio da 800 miliardi. Basta avere lungimiranza e, appunto, le mani libere da condizionamenti di lobby e gruppi di interesse che finora hanno sempre prosperato in modo parassitario, attaccati alle gonne dello Stato.
    Per far contenti gli scettici, partiamo proprio dalle cosiddette “coperture” (i serbatoi da cui prendiamo i soldi per attuare il nostro programma). Fondamentalmente sono tre: 1) circa 30 miliardi annui, a regime, di spending review in senso stretto (compreso 1 miliardo di tagli ai costi della politica e senza considerare la foresta di agevolazioni fiscali) che sono stati già individuati da una sequela di commissari alla spesa, con in testa Carlo Cottarelli (ma i partiti preferiscono tagliare i commissari piuttosto che la spesa); 2) 40 miliardi l’anno, a regime, di tax expenditures (agevolazioni fiscali) che si possono ripensare e spostare da obiettivi dannosi o improduttivi verso finalità ad alto moltiplicatore (in totale l’erosione fiscale dovuta ad esenzioni, detrazioni e deduzioni supera i 300 miliardi); 3) infine il MoVimento 5 Stelle farà una riflessione politico-economica su 10-15 miliardi di maggiore deficit annuo che comunque, partendo da una base programmatica dell’1,6 di deficit/Pil 2018, ci terrebbe ancora abbondantemente sotto il vetusto e stupido parametro del 3%.
    Tirando una prima somma, dunque, stiamo parlando di 70 miliardi di coperture annue a regime derivanti da tagli agli sprechi, più una quota di maggiore deficit da decidere (anche in base al ciclo economico). Con l’obiettivo, però, di ridurre del 40% il debito/Pil in 10 anni. ”
    https://www.ilblogdellestelle.it/2018/01/le_coperture_del_programma_del_movimento_5_stelle_.html

    Prima hanno gridato ai quattro venti che avevano trovato coperture per 70 miliardi, poi quando non riuscivano a trovarne nemmeno 10, hanno dato la colpa ai burocrati del MEF e al ministro Tria :” un ministro serio i soldi li trova”.
    Di Maio e i 5S hanno portato a termine la più grande truffa elettorale che io ricordi. Lauro per avere i voti regalava pacchi di pasta, ma li aveva pagati di tasca propria. I 5S hanno promesso decine di miliardi che non c’erano e hanno fatto il pieno dei voti.

  2. La conclusione sconsolata di tutte queste riflessioni è che il problema principale è uno e si chiama suffragio universale.
    Bisognerebbe trovare il modo di correlare in maniera concreta e vincolante il diritto alla partecipazione politica al dovere di informarsi: ad esempio, sottoporre ciascun elettore, prima di entrare in cabina elettorale, ad un breve test a risposta guidata su temi di carattere politico, giuridico ed economico, subordinando la possibilità di votare al superamento del test. Non una cosa per accademici, si intende.
    Si tratta di una follia? Può darsi, ma certamente non meno del fatto che i destini di una nazione vengano determinati da milioni di persone che votano nella più totale inconsapevolezza ed incoscienza.

  3. @fabrizio

    Le istituzioni delle democrazie moderne a suffragio universale hanno gia’ il modo per impedire l’abuso del potere: consiste nei diversi gradi con cui viene eletta la rappresentanza, e nel controbilanciare i vari poteri in modo che si limitino il piu’ possibile a vicenda, provvedendo cioe’ che abbiano poco potere, la migliore se non unica garanzia alla liberta’ dei cittadini (e anche della stabilita’ dell’economia: il belgio ha risolto il problema del debito pubblico, che prima aveva maggiore del nostro, restando senza governo un po’ di anni… ormai lo Stato, la stabilita’, e’ possibile solo senza governo, mentre qualsiasi governo tende a produrre isteria popolare e legislativa, in cui sono necessari interventi sempre piu’ pesanti per rimediare ai danni di quelli precedenti).

    Il problema di oggi e’ che un po’ tutti desiderano rendere il potere piu’ forte, nella speranza che con un colpo di bacchetta magica risolva i problemi della nostra epoca, salvo restarci male quando poi non fa quello che vogliamo noi o la nostra parte, o quello che fa non funziona, che si tratti della maggioranza che comanda o della minoranza che si alterna poco cambia (a parte che la tendenza italiana, dai tempi di Moro, e’ nel voler avere un governo di coalizione di tutti i partiti, o comunque di maggioranza e opposizione, tale da rendere impossibile l’espressione del dissenso per via elettorale-democratica).

    E’ un miracolo se non e’ passato il referendum di Renzi che aboliva il bicameralismo e procedeva verso l’istituzione del “sindaco d’italia” che dalla riforma del 1990, con l’istituzione del “sindaco eletto dal popolo”, nottetempo puo’ produrre qualsiasi fantasiosa ordinanza gli garbi (ne escono continuamente di anticostituzionali e illiberali ben oltre il ridicolo), ma solo perche’ il giovanotto era antipatico, e’ contro di lui che hanno votato, se al posto suo ci fosse stato un illusionista piu’ capace, il referendum sarebbe passato senz’altro, lo spirito del tempo e’ quello, sono passate troppe generazioni dall’epoca del fascismo e dei suoi orrori, che per un po’ (ma forse soprattutto perche’ gli americani, contro i quali avevamo perso, non lo avrebbero consentito in un paese allora geopoliticamente importante come il nostro) ha vaccinato gli italiani dall’invocazione dell’uomo della provvidenza.

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