ARZIGOGOLO SAVONESE

Scrive l’economista e ministro Paolo Savona a Milano Finanza(1): “La mia proposta approvata dal Consiglio dei ministri fin dal varo della Nota integrativa che avremmo verificato ogni tre mesi gli andamenti del quadro geoeconomico, conti pubblici e macroeconomici alla mano, per valutare l’efficacia della nostra politica economica, non corrisponde all’interpretazione data dalla stampa che avrei richiesto una correzione della manovra ma, come lo stesso sottosegretario Giorgetti ha precisato, testimonia la prudenza con cui il governo intende condurla nello stridore dei gruppi dirigenti che hanno portato il Paese a un debito pubblico eccessivo, al 10% di disoccupazione e a 5 milioni di persone che versano in uno stato di difficoltà economica”.
Si tratta di una frase lunga e contorta, comprensibile fino alle parole “politica economica”. Poi si passa alla predicazione. Né il resto del breve testo è più chiaro. Cosicché rimane senza risposta la domanda: “A che serve questa verifica trimestrale?”
Probabilmente il ministro ha voluto far credere che la sua verifica non implichi un dubbio sulla riuscita della manovra. Ma se non si hanno dubbi, perché verificarla? E se la si verifica e si vede che non funziona, perché non si dovrebbe correggerla? Il titolo dell’articolo, “Nessuna correzione”, pare proprio escludere l’unica cosa per la quale la verifica trimestrale potrebbe essere utile. Senza dire che, se si scrive, “Nessuna correzione”, sembra si stia parlando del Corano.
Paolo Savona meglio avrebbe fatto a non scrivere nulla, oppure, semplicemente, avrebbe dovuto dire che “monitorare il risultato concreto della propria attività è semplice buon senso”. Ma quest’uomo, a giudicare da come scrive, è allergico alla semplicità.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
23 ottobre 2018

http://cercanotizie3.mimesi.com/Cercanotizie3/popuparticle?art=403732474_20181023_14004&section=view

ARZIGOGOLO SAVONESEultima modifica: 2018-10-23T16:12:21+02:00da gianni.pardo
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9 pensieri su “ARZIGOGOLO SAVONESE

  1. Ma poi cosa significa in concreto? Che introduci il reddito di cittadinanza e se dopo tre mesi i conti non tornano lo togli? Poi magari lo rimetti dopo 10 mesi? E il mese dopo lo ritogli ancora? Mah…
    E la gente che va in pensione con quota 100 viene richiamata all’ ex posto di lavoro?
    Ma un film horror come questo… quanto può andare avanti ancora?

  2. Il frutto delle politiche di austerita’ accoppiate all’incremento inarrestabile della sadica vessazione burocratico-fiscale e’ nel record di poveri per un paese dell’occidente avanzato: circa 10 milioni su 60, il doppio di quanto sarebbe normale e accettabile anche per l’italia, di cui fra l’altro circa la meta’ sono poveri assoluti (ultimi dati istat!).

    Un crollo del tenore di vita di tale portata non puo’ non produrre fortissime tensioni sociali-politiche, fino al desiderio di rovesciare il tavolo e giocare al massacro: c’e’ un sacco di gente che non ha piu’ nulla da perdere.

    Lo stesso Moscovici pare se ne sia accorto in una recente dichiarazione, anche se pure da quelle parti si continua a tenere la testa sotto la sabbia.

    Il problema addizionale e’ che meta’ governo (m5s) e’ sostenuto da veri fanatici della vessazione burocratico-fiscale, che raccolgono i voti soprattutto nella parte del paese dove comunque di norme e tasse semplicemente ci si infischia e semmai si godono i frutti del trasferimento forzoso, mentre l’altra meta’ (lega) sa bene per esperienza che l’austerita’ accoppiata alla necessita’ di mantenere attraverso la pressione fiscale l’altra meta’ del paese, non puo’ che portare alla distruzione finale e totale di ogni attivita’ produttiva gia’ fortemente pressata dalla concorrenza internazionale intraeuropea e globalizzata (e’ quello che sta succedendo in questi anni, il letterale massacro fiscale-normativo della piccola e media impresa, mentre la grande, per non morire, se n’e’ gia’ andata all’estero da un pezzo).

    Se conservate memoria del passato, potete fare per conto vostro agilmente una considerazione: negli anni di accumulo del debito pubblico e delle apparenti vacche grasse, circa il 5 per cento di deficit annuo che nutriva il debito copriva esattamente i trasferimenti al sud, che era a sua volta in debito di circa un 20 per cento del suo PIL di bilancia commerciale col nord (cioe’ circa proprio il 5 su base nazionale): quindi, si poteva mantenere la pace e l’unita’ nazionale senza distruggere il paese nel suo insieme, pero’ al prezzo di spostare i problemi verso il futuro tramite un miscuglio di indebitamento e inflazione. Dall’entrata nell’euro quel giochino non e’ piu’ stato possibile, e il prezzo per mantenere l’unita’ nazionale e’ scaricare le tensioni su qualche nemico esterno: i neri invasori da sud e l’europa teutonica da nord.

    All’epoca dell’unificazione economica d’europa infatti ci fu chi osservo’ giustamente che l’italia _nel suo insieme_ non sarebbe potuta oppure non avrebbe dovuto entrare nell’euro, perche’ troppo “economicamente disottimale” ad esso: ma siamo voluti entrare lo stesso, con qualche giochino contabile e qualche strappo alla regola (il famoso limite al 60 per cento di debito, la media dell’epoca, ignorato) e come italia nel suo insieme, creando inevitabilmente i presupposti per la situazione attuale, di cui adesso, per scarsa memoria e opportunismo, ci lamentiamo.

    Siamo un paese che e’ nettamente diviso al suo interno fra una zona che e’ a tutti gli effetti economicamente e civilmente mitteleuropea e fra le piu’ ricche, e l’altra che e’ fra le piu’ povere, e distante culturalmente (non e’ un giudizio di valore, entrambe le situazioni hanno aspetti positivi e negativi).

    All’epoca ci fu chi previde esattamente che l’euro, con i vincoli di bilancio che avrebbe richiesto, avrebbe portato all’esplosione del “paese italia” come entita’ unitaria: la improbabile classe dirigente al governo attuale, espressione estremizzata delle due anime opposte del paese come descritto e spiegato sopra, non sta facendo altro che cercare di sopravvivere politicamente per qualche mese ancora cercando di trascinare giu’ con se’ anche il resto d’europa (ma non e’ detto che ci riesca, siamo sempre piu’ isolati).

    Mentre l’europa si rifiuta di considerare l’amara realta’, che essa, come gia’ l’italia unitaria, di cui replica gli errori, non puo’ sopravvivere unitariamente senza adeguati trasferimenti alle zone piu’ povere, le quali altrimenti non hanno nessuna ragione di restare in un’unione che le strangola. Sicilia e Alto Adige insegnano, il separatismo e’ stato neutralizzato coprendole di soldi stampati a manetta (di cui ognuna ha fatto uso secondo la sua propria cultura civile), altrimenti ognuna se ne sarebbe andata per i fatti suoi gia’ da decenni. Soldi che adesso non ci sono piu’, e i risultati si vedono.

  3. Scusate l’aggiunta, importante, ma io sono uno di quelli a cui gli argomenti, che pur informano il ragionamento nel suo insieme, emergono in superficie oltre la linea di galleggiamento dei sottintesi, via via:

    “l’europa non puo’ sopravvivere unitariamente senza adeguati trasferimenti alle zone piu’ povere”

    Anzi cos’ha fatto finora l’europa? Ha “gratificato” le zone piu’ povere di enormi incrementi, punitivi, del costo del denaro e del servizio del debito (spread), cosi’ da schiacciarle ancora piu’ in basso esacerbando le divergenze che non possono alla fine che riflettersi nella geopolica.

    E come se l’Italia unita gratificasse il suo sud con una tassazione raddoppiata e oltre rispetto al nord (cosa che magari all’inizio dell’unificazione ha anche fatto, ma infatti ha dovuto sostenere con un’occupazione militare spietata di cui non si ancora bene a quante centinaia di migliaia ammontino i costi in termini di vite umane, e il cui bilancio finale, a distanza di un secolo e mezzo, e’ comunque senza dubbio negativo).

    Pazzi inconsulti…

  4. o “winstondiaz” il suo commento è sostanzialmente condivisibile. tuttavia è affetto da un grave vizio di fondo : lei scrive sotto anonimato. e questo la squalifica.
    perché scrive lei senza SOTTOSCRIVERE ?? ( = vuole dire indicare il proprio NOME+COGNOME -quelli scritti sulla SUA Carta di Identità, non quelli de’ su’ sòcero…..ovviamente- spero lo sappia… )
    Forse scrive sotto anonimato perché si vergogna, oppure perché ha paura.
    Ma perché si vergogna, o di cosa ha paura ?

  5. Mi scusi, signor Matta, ma lei perché vuole imporre al signor Diaz di dire come si chiama veramente? Personalmente non amo i pseudonimi e da sempre mi firmo con nome e cognome, ma lascio agli altri la libertà di scegliere un’altra soluzione, senza chiedergli a muso duro se lo facciano per paura o per qualche altra biasimevole ragione.
    Avrei preferito che lei esponesse distesamente perché preferisce il suo punto di vista, senza quelle che gli inglesi chiamano “personal remarks”, riferimenti personali.Preferisco saperne di più sulla questione che sul signor Diaz.

  6. Egregio dr Pardo,
    tempo addietro, in un nostro scambio di messaggi in sede privata, lei mi espose un parere sullo “anonimato” praticamente analogo al mio, se non ricordo male. Su “internet” [che in americano, per chi non lo sapesse, si dice “Rete Informatica”] l’ “anonimato” probabilmente mai verrà estirpato (grazie al pessimo insegnamento degli americani), ma deve comunque essere combattuto.
    Va da sé che qualora un “anonimo” pubblicasse i dati -che ne so- della schedina vincente del totocalcio, oppure il vero testo del “terzo segreto di fatima” : ebbene, tutti cercheremmo di trarne gli opportuni vantaggi senza preoccuparci dell’identità del “rivelatore” anonimo. Ma quando si tratta di esprimere valutazioni o pareri, l’anonimato non ha senso, e si spiega praticamente soltanto come ho indicato io a proposito di “winstondiaz”.
    Tant’è vero che il soggetto non ha replicato.
    Salvo -tardiva- prova contraria, devo ricordarle che chi tace acconsente ?

  7. Caro Giacarlo, la mia identita’ e’ chiaramente desumibile da cio’ che esprimo, per quanto puo’ esserlo un’identita’.
    Puo’ appiccicarmi addosso tutte le etichette o i nomi che vuole, e lo faccia pure, non mi disturba affatto, la sostanza non cambia.
    In ogni caso qui si discute di idee, e non di persone se non in quanto veicoli di idee.
    Che lei si chiami giancarlo matta, o albert einstein, o napoleone, o winston diaz, o smemorato di collegno, per me e’ del tutto indifferente. Non e’ indifferente invece l’invadenza. Manteniamo le distanze, prego.

  8. Caro “winstondiaz” : la “sostanza che non cambia” rimane quella che tra persone civili l’anonimato è per lo meno discutibile, anzi discutibilissimo (quando non qualcosa di peggio). E il pessimo esempio degli americani inventori della Rete, sull’anonimato e non solo, rimane pessimo.
    Se ne faccia una ragione. Per il resto : distanti saluti.

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