CAMPANE A MORTO

Quasi non l’avrei creduto possibile: mai vista una simile concordanza fra tante illustri testate. Il Corriere, per cominciare, il Sole24Ore, con due editoriali, la Repubblica con tre, la Stampa con due e, ovviamente, Libero, tutti predicono che questo governo è sull’orlo del baratro, che sta per cadere, che non può durare. Quasi come fosse una certezza. Se non sapessi quanto sono difficili le profezie (soprattutto quelle riguardanti il futuro, diceva Mark Twain) dinanzi ad un simile coro non potrei che inchinarmi. In realtà, pur ammirando il coraggio di tanti giiornalisti, non oso associarmi al coro. E scusatemi se la prendo alla lontana.
Una volta, ero appena adolescente (l’unico momento in cui sono stato credente), mi sono trovato a discutere con un seminarista del peccato mortale e dell’inferno. Io gli dicevo che mi sarebbe sembrato se non normale almeno comprensibile che si condannasse ad un’eterna sofferenza chi in vita si era comportato veramente male. Ma la Chiesa ci insegnava che Dio comminava l’inferno anche per la bestemmia, peccato mortale, e chiedevo se ci fosse proporzione, tra qualche parola sconsiderata, se pure offensiva, e una condanna tanto tremenda.
Il mio amico era intelligente e, come si diceva una volta, loico. Ammetterai, cominciò, che è più grave dare del cretino al proprio professore che al proprio fratello, o dare della puttana a una madre badessa che a una compagna di classe. Insomma l’insulto è tanto più grave quanto più grande è la dignità della persona offesa. Ora, dal momento che la dignità di Dio è infinita, infinita è pure la gravità della bestemmia. Incontestabile. Tanto che la risposta giusta, un paio d’anni dopo, si rivelò l’abolizione di un Dio tanto suscettibile.
Ma un concetto andava salvato. La conseguenza di certe premesse vale quanto valgono i soggetti coinvolti. Se una coppia ha fondato il proprio legame sulla più totale veridicità, una sola menzogna incrinerà il rapporto, per quanto bello fosse. Chi è stato deluso, se ha preso sul serio quel patto (vagamente assurdo e inumano) sarà tenuto alla rottura. Ma, se in una coppia abbondano le bugie, gli inganni, i tradimenti, le rotture e le riconciliazioni, che senso avrebbe buttare all’aria tutto per una scappatella in più?
Lega e Cinquestelle si scambiano accuse, minacce, insulti. E se parlassero seriamente, se fossero coerenti, se per loro le parole avessero veramente un peso, sarebbero tenuti alla rottura. Ma sono hidalgos? Basti vedere come sparano le affermazioni più inverosimili, e quanto facilmente promettono cose impossibili. Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione si sarebbe forse suicidato, se fosse stato pubblicamente sbugiardato; questi politici invece, se gli si dimostra che hanno mentito, che hanno detto una sciocchezza, che si sono contraddetti, risponderebbero convintamente: “Embeh?, sarebbero capaci di rispondere. Prima mi è convenuto dire quella cosa, e l’ho detta; ora non mi conviene più e dico altro. Se siete più bravi di me, fatevi eleggere e governate”.
Insomma abbiamo da fare con persone che non hanno dignità. Naturalmente qualcuno che ha almeno leggiucchiato Machiavelli potrebbe obiettare che nessun serio politico ha dignità. E c’è del vero, in questo. Lo diceva anche il grande Niccolò. Ma il Segretario proseguiva dicendo che il Principe, se non ha nessuna virtù, lo stesso deve apparire come uno che le ha tutte. Il suo sforzo deve essere tale che, in fin dei conti, forse gli conviene averle sul serio, quelle virtù.
Quello che oggi è venuto meno, lo stesso dovere dell’apparenza. Quel ritegno, e persino quell’ipocrisia che, secondo La Rochefoucauld, sonoi “l’omaggio che il vizio tributa alla virtù”.Proprio in questa sede è stata criticata un’orripilante frase di Di Maio, e si sopravvive. Una signora la cui competenza economica è più che dubbia può buttare in faccia ad un economista del calibro di Carlo Padoan: “Questo lo dice lei”, quasi parlasse col suo salumiere. E se qualcuno fra i maggiorenti aggrottasse la fronte, udendo le parole della coraggiosa signora, la maggior parte dell’elettorato dei Cinquestelle risponderebbe col solito: “Embeh? Erano di parere diverso”.
Ecco perché le zuffe attuali, nel governo, non sono da prendere sul serio. Con i personaggi che presidiano la scena, c’è da attendersi di tutto. Potrebbero litigare e separarsi per sempre per un nonnulla, come potrebbero riconciliarsi e abbracciarsi dopo aver trattato l’interlocutore da mafioso e sua madre da bagascia. Tanto, siamo nella suburra. Andiamo a bere un bicchiere insieme. il contratto non è stato toccato.
La loro inaffidabilità è tale da non potere contare nemmeno su quella Stella Polare che funziona con tutte le persone equilibrate: l’interesse personale. Nel loro caso vale il detto di Voltaire: “Non è vero che tutti gli uomini agiscono per interesse. Se fosse vero, ci sarebbe modo di mettersi d’accordo con loro”.
La realtà potrebbe benissimo contraddire i migliori politologi e potrei perfino esserne dispiaciuto. Dispiaciuto, ma non sorpreso.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
19 aprile 2019

CAMPANE A MORTOultima modifica: 2019-04-20T11:01:33+02:00da gianni.pardo
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6 pensieri su “CAMPANE A MORTO

  1. Dispiaciuto, ma non sorpreso.Prof. una volta c’era “Carosello” e dopo tutti a nanna,bene,anzi male, “Carosello” è terminato e noi non sappiamo a chi santo votarci. Abbiamo avuto,e abbiamo, una classe politica che il “Churchill nostrano” se lo sogna di notte, soprattutto per colpa nostra.Buona Pasqua a Lei ed agli amici del blog.

  2. Gentile professore,
    La ringrazio per l’aforisma di Voltaire, che non conoscevo.
    Mi fa venire in mente il famoso saggio sulla stupidità umana di Carlo Maria Cipolla, dove si conclude che lo stupido, cioè colui che fa danni al prossimo senza perseguire i propri interessi, risulta più pericoloso del bandito.

    Escluderei peraltro che i politici di successo, cioè queli che sono arrivati ai vertici, possano essere considerati stupidi in senso cipolliano.
    Ad essi si applica piuttosto un altro aforisma (di cui però non conosco l’autore) secondo il quale ‘i politici sono tutti ladri, ma non sono tutti uguali: ci sono quelli che sono SOLO ladri e quelli che sono ANCHE ladri’ (cioè che riescono a combinare anche qualcosa di utile per la collettività).
    La tragedia, per l’elettore, è che è difficilissimo distinguere i primi dai secondi.

    Un cordiale saluto.

  3. Caro Lumen,

    scrivi: “lo stupido, cioè colui che fa danni al prossimo senza perseguire i propri interessi”.
    Mi permetto una piccola rettifica: secondo Cipolla lo stupido (al quadrato o al cubo) è colui che nel danneggiare il prossimo danneggia anche sé stesso. Non solo non persegue i suoi interessi, ma si dà persino la zappa sui piedi (“muoia Sansone con tutti i Filistei”). Più stupido di così!

  4. Caro Lumen, io non penso che i politici siano ladri, penso che siano umani. E ladri nella misura in cui, quando ne hanno l’occasione, lo sono i loro concittadini.
    In secondo luogo, loro anche l’occasione di essere ladri in grande stile. Ma non lo sono forse anche i grandi banchieri (ricordate Brecht, rapinare una banca è un crimine meno grave che fondarla), i grandi industriali e, per così dire, chiunque opera su larga scala.
    Ecco perché l’unica distinzione che importa è se sono bravi politici o no. L’essere onesti conta poco. Un politico ladro può rubare anche decine di milioni, ma un cattivo politico può far danni per decine di miliardi.
    Chissà se ai Cinquestelle fischiano le orecchie.

  5. Gentile professore,
    Lei ha ragione.
    Se è l’occasione che fa l’uomo ladro, i politici sono messi davvero male, con tutti quei soldi (altrui) che passano per le loro mani.
    La differenza, in effetti, si dovrebbe misurare col metro delle cose utili (o dannose) che hanno fatto.
    Le auguro una Buona Pasqua, anche se per noi atei fa un po’ sorridere.

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