DELITTO DI FORMAZIONE MAINSTREAM

Da sempre, in materia di scuola, si gioca sul contrasto fra formazione e informazione. Tutti, sulla scia di Montaigne che diceva di preferire “une tête bien faite” a “une tête bien pleine” (una testa ben fatta a una testa ben piena) si sono sbracciati a dire che la scuola deve formare, non informare. E così l’informazione è stata tradotta in nozione, la nozione in informazione inutile e il tutto in un concetto universalmente esecrato: il nozionismo.
La lotta contro il nozionismo è stata vincente. Oggi infatti molti laureati non hanno nessuna traccia di questo difetto e credono che le colonne d’Ercole siano quelle che fece crollare un gigante israeliano, quello che disse: “Muoia Maciste con tutti i Maccabei”. Purtroppo, la realtà non si lascia incantare dalle formule e nei fatti continua a chiedere come si possa formare una testa, se quella testa non è orientata nel tempo (storia), nello spazio (geografia), e nella logica (matematica).
La formazione è il coronamento dell’informazione ben digerita e condita di riflessioni critiche. Una testa ben vuota non sarà mai una testa ben fatta. Montaigne, per parte sua coltissimo, sarebbe sicuramente d’accordo, lui che bambino ha parlato latino prima che francese.
La capacità di riflessione critica dovrebbe essere la missione finale di tutta la scuola. I docenti dovrebbero essere obbligati per legge a non essere mai filogovernativi. Oppure, essendolo, a non dimostrarlo. La scuola non assolve il suo compito proclamando con passione le idee universalmente accettate ma al contrario spiegando come è potuto avvenire che persone perbene e in buona fede abbiano potuto essere antisemite e a favore delle leggi razziali. Questo è capire la storia, non condannare il passato secondo i parametri del presente. Solo in questo modo si possono mettere in guardia i ragazzi contro le idee sbagliate. Ai fascisti bisognerebbe spiegare come si può essere comunisti, e ai comunisti come si possa essere fascisti. Del resto non sarebbe difficile, dal momento che ambedue sono ideologie estremiste e semplicistiche. Oltre che intolleranti. A tutti bisognerebbe ripetere: “Non ridete della caccia alle streghe. Se foste vissuti allora, tutti voi ci avreste creduto, come ci credevano tutti. Allenatevi a pensare che ciò che dicono tutti potrebbe essere falso”.
Io ho insegnato in classi in cui l’unico anticomunista ero io. Così ai ragazzi dicevo ridendo: “So che voi mi considerate fascista, perché non sono di sinistra. Ma durante il fascismo, essendo un liberale, io sarei stato antifascista, mentre voi, pensandola tutti nello stesso modo, sareste stati fascisti”.
Per tutte queste ragioni mi ha addolorato la notizia di una professoressa palermitana sospesa dal servizio e dallo stipendio per quindici giorni per non avere impedito che i suoi studenti creassero un video in cui si paragonava Salvini a Hitler, e il suo decreto sicurezza alle leggi razziali. Quella donna avrebbe potuto essere una mia allieva, cioè una cara ragazza allineata sulle idee dei suoi compagni comunisti. Forse non ha avuto neanche un solo professore che le abbia insegnato ad essere per principio contro il mainstream, quale che sia. Ma questa professoressa, a cui probabilmente nessuno mai ha insegnato il pensiero critico, come potrebbe insegnarlo a sua volta? E come potrebbe immaginare che ciò che è stato ovvio per tanti decenni (per esempio che tutti i politici di destra sono antidemocratici e possibilmente criminali) possa ad un certo momento divenire anatema? Lei stessa avrà anche insegnato che i partigiani erano buoni (tutti) e i repubblichini cattivi (tutti), che i partigiani hanno vinto la guerra contro i nazisti e che l’Italia non è mai stata fascista, ma soltanto vittima del fascismo. Insomma tutta la serie di falsità su cui si regge il conformismo.
D’accordo, la docente non è una ragazzina, ma avere oggi sessant’anni significa avere avuto quindici anni nel 1974 e posso certificarvi, perché c’ero, che in quel tempo i ragazzi, salvo alcuni coraggiosi disadattati, erano comunisti. Perché questo gli insegnavano i docenti. E se qualcuno non era nemmeno socialista, era considerato un fascista.
La professoressa di Palermo è un po’ come quei giapponesi che, perdutisi e rimasti soli nella giungla, non si sono arresi e sono stati pronti a combattere inesistenti americani ancora anni dopo che la Seconda Guerra Mondiale era finita. Perché nessuno li aveva avvertiti. Forse quella signora ha incoraggiato i ragazzi a dire peste e corna di Matteo Salvini come forse un tempo lei è stata incoraggiata a dir male di Giorgio Almirante. E nessuno l’ha avvertita in tempo che, una volta al potere, la destra può essere intollerante come la sinistra.
Una scuola formativa sarebbe una scuola in cui, invece di insegnare un ragionamento esatto, si esponesse un ragionamento inesatto, invitando i discenti a scoprire dov’è il difetto. Il primo che ha detto che “la verità è inconoscibile” si sarà creduto intelligente. Ma veramente intelligente è stato colui che ha distrutto l’intero scetticismo chiedendo: “Ma è vero che la verità è inconoscibile?” Perché a questa domanda non si può rispondere né sì né no. In ambedue i casi si distrugge lo scetticismo. Viva i greci dell’antichità, non fosse altro che per avere avuto uomini così.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
17 maggio 2019

DELITTO DI FORMAZIONE MAINSTREAMultima modifica: 2019-05-18T08:07:26+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “DELITTO DI FORMAZIONE MAINSTREAM

  1. In quegli anni i ragazzi erano comunisti solo perche’ era il modo di andare contro la generazione che li precedeva, e il potere vero all’epoca non era certo nelle mani dei comunisti, checche’ ne dicesse quel cuordileone di montanelli, che da par suo alla fine della sua vita, preso atto che finalmente i “comunisti” erano diventati davvero maggioranza istituzionale e garanzia di stabilita’, si schiero’, come aveva sempre fatto, con il potere costituito, o comunque con quello che credeva essere tale, continuando a fare finta con se stesso e con gli altri di essere chissa’ che bastian contrario.
    I giovani “comunisti” dell’epoca fra l’altro vedevano come il fumo negli occhi, e consideravano fascista, anche il comunismo ferreamente istituzionale e gerarchico del PCI (da cui le giovanissime BR, che col PCI erano acerrime nemiche, fu il PCI il partito ad essere piu’ intransigente sulla linea della fermezza, “nessun concorrente a sinistra”).
    Pure i primi fascisti, quelli del “fascismo movimento”, furono cosi’: rivoluzionari contro il vecchiume stantio e il “filosofumo”, come lo chiamava Marinetti, precedente.
    In seguito, visto che una societa’ iper-organizzata e complessa come quella contemporanea non puo’ sussistere senza un’organizzazione capitalistico-industriale-militar-gerarchica che lasci pochissimo spazio alle liberta’ individuali, l’istituzione riprende il sopravvento adattandosi ai nuovi paradigmi, e il ciclo riprende…
    Ogni paragone con la scuola dei secoli passati e’ inutile, perche’ la scuola obbligatoria di massa come la conosciamo oggi, organizzata in forma gerarchico-militar-industriale-tayloristica per indottrinare fin dall’asilo il “cittadino modello”, non tanto con le nozioni che valgono quel che valgono ma con l’esempio pratico di socializzazione ordinata e verticistica, esempio-modello che formativamente pesa molto di piu’ di qualsiasi chiacchera, che io sappia, non e’ MAI esistitita prima, e’ un effetto collaterale, e un prerequisito, della societa’ di massa statalizzata militar-industriale, perche’ questo e’ il mondo in cui si vive oggi, salvo non accorgersene da tanto a fondo ci si e’ immersi dentro, dalla culla alla tomba, necessariamente data la complessita’ del sistema. Fino a due secoli fa si poteva vivere l’intera vita senza avere alcun contatto con lo “Stato”, salvo il passaggio periodico di qualche gabelliere percepito come un bandito che prendeva senza nulla dare, quale di fatto era.

    I giovani, finche’ sono tali, cercano, per quanto ingenuamente e inutilmente, quando non contraddittoriamente, di resistere, specialmente nel periodo dell’adolescenza, in modalita’ che per lo status quo istituzionale sembrano, e sono, para-delinquenziali.

    Comunque, il video che tanto scandalo sta facendo, per chi volesse giudicare da solo, e’ tutto qui:
    https://www.youtube.com/watch?v=_j5qWkl-gDw

    Su una cosa sono d’accordo: e’ un video scialbo, e in quanto tale probabilmente molto piu’ espressione della professoressa che dei suoi studenti. Direi un video piuttosto istituzionale, che fa ridere che le attuali istituzioni combattano, nel tentativo di spacciarsi a loro volta per rivoluzionarie, quando sono solo reazionarie, in senso proprio.

  2. Gentile professore, la scuola pubblica serve per formare i cittidini di domani, con tutte le caratteristiche (intese come limiti e lacune) che appaiono opportune per non disturbare il manovratore del momento.
    Il pensiero critico resta sempre una conquista personale (e faticosa) che i più fortunati potranno raggiungere, da soli, in età adulta.
    Ma la scuola non è fatta per quello.

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