DI MAIO ROTEA LA SCIMITARRA DI CARTONE

Il dato puro e semplice, come lo riferisce l’Ansa, è che il capo della delegazione del M5s Luigi Di Maio, nel colloquio col Presidente Incaricato ha detto chiaramente: “Se entreranno i nostri punti nel programma di governo si potrà partire altrimenti meglio il voto”. E ancora: “O siamo d’accordo a realizzare i punti del nostro programma o non si va avanti. Non guardiamo a un governo solo per vivacchiare, consideriamo alcuni dei punti del documento imprescindibili”. Per esempio, non va modificata la ratio dei “decreti sicurezza”. “Ho detto che non rinneghiamo questi 14 mesi di governo”.
Di fronte a dichiarazioni così risolute e perentorie, è umano chiedersi quali possano essere le conseguenze di questo atteggiamento. Ma poi subentra l’esperienza. Questo signore forse parla senza conoscere il vero significato delle parole che usa. Ammesso che lo conosca, non si sente impegnato a mantenere domani ciò che ha detto oggi. Può darsi che dica certe cose soltanto per tirare sul prezzo, per fare bella figura, per intimorire gli amici, per vanità, per fuga in avanti, per abitudine alla retorica. Con veemenza per anni sia il M5s sia il Pd hanno smentito la mera ipotesi di un’alleanza: la totale inaffidabilità di questa classe politica scoraggia l’uso dell’intelligenza per comprenderla. E allora, qual è lo strumento giusto?
Se non è la psichiatria, semplicemente non esiste. La condanna vera del bugiardo non è quella morale, è il fatto che, in fin dei conti, conoscendolo, nessuno gli creda. E allora, se Di Maio parla soltanto per ingannarmi, a mia volta posso commentarlo soltanto per dimostrargli la considerazione che ho di lui.
Innanzi tutto sarebbe bello sapere di che cosa sta parlando. Infatti nella prima e nella seconda frase egli accenna a “i nostri punti”, “i punti del nostro programma”, e l’articolo determinativo “i” significa tutti. Ma poi nella stessa seconda frase dichiara di considerare imprescindibili “alcuni” dei punti. E allora, tutti o alcuni? E se alcuni, quali? È un modo serio di parlare, questo?
Poi la prima frase nel suo insieme non è una proposta di trattato, ma un’intimazione di resa senza condizioni. “Se entreranno i nostri punti nel programma di governo si potrà partire altrimenti meglio il voto“ significa che nessuno di essi sarà eccettuato e che il Pd – dopo avere votato sempre contro, o comunque dopo avere dichiarato di essere contro – dovrà accettarli tutti. E, di grazia, perché dovrebbe farlo? Chi rischia di più, se si va alle elezioni, è il M5s, al quale tutti predicono – ad andar bene – un dimezzamento dei voti. Il Pd al contrario (almeno prima di questa ventilata alleanza con il Movimento) era previsto in crescita. Dunque potrebbe essere il Pd quello che pone le condizioni più dure, se non avesse al suo interno una pattuglia di “traditori” renziani, disposti a tutto pur di non perdere il seggio parlamentare. Ma neanche i renziani possono imporre a Zingaretti e al partito il suicidio politico. E allora, che senso ha minacciare ciò che non si può attuare? Caro Di Maio, “meglio il voto”? A chi vuoi darla a bere? A chi è destinata, questa recita? Non certo al Pd, la cui tradizione politica risale al 1848.
Di Maio forse ignora che una dichiarazione di totale rigidezza corrisponde ad una precisa volontà di rottura. Ma questa è una cosa che mi sentirei di escludere, per quanto riguarda il M5s. Di Maio non rinnega “questi quattordici mesi di governo”. E pretende che il Pd rinneghi quattordici mesi di opposizione? Quale vincitore può pretendere una simile resa umiliante, allo sconfitto, che per giunta in questo caso non è sconfitto? . Questo non è un modo di negoziare, questo è un modo di parlare a vanvera.
Analogamente fa tenerezza la dichiarazione che il Movimento non va al governo “solo per vivacchiare”. Anche le pietre sanno che ci va esclusivamente – dicesi esclusivamente – per vivere, e per non rischiare di morire andando alle urne. Di Maio crede che gli italiani siano analfabeti? Ma anche se lo fossero, la televisione si fa capire anche dagli analfabeti.
Nessun partito, essendo essenziale per un’alleanza, accetterebbe di essere trattato da semplice portatore d’acqua. E men che meno il Pd, che a questa collaborazione è arrivato obtorto collo, e sapendo di rischiare parecchio.
Dunque Di Maio ha aperto la bocca per farsi vento e questo commento serve a dimostrare che personalmente ho ragione, quando gli tolgo l’audio, appena comincia a parlare. Non vorrei perdere la buona abitudine di dare un significato alle parole che entrano nel mio orecchio.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
30 agosto 2019, ore 17.

DI MAIO ROTEA LA SCIMITARRA DI CARTONEultima modifica: 2019-08-30T17:36:34+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “DI MAIO ROTEA LA SCIMITARRA DI CARTONE

  1. I punti da 10 sono diventati 20. Fossi Zingaretti gli chiederei “ma che, me stai a pijia per culo?”. E risponderei con ben 30 punti, uno più fantasioso dell’altro. Se deve essere una comica, portiamola fino in fondo. Tanto, è sicuro che entro pochi mesi, o settimane, o giorni, tutto crollerebbe di nuovo, dato che Conte non ha la possibilità di bacchettare la spocchia di Di Maio. Quindi, elezioni?
    Ma sì, elezioni. Cerchiamo di precipitare al più presto nel fondo, con la vittoria certa di Salvini: siamo sopravvissuti alla guerra, sopravviveremmo anche a questo. Anche se, all’epoca, fummo aiutati dagli USA; chi ci aiuterebbe oggi? La Madonna?

  2. Tra i 30 punti proponibili da Zingaretti, una legge che vieti a ministri, sottosegretari, vertici di aziende statali ed enti pubblici, l’uso degli strumenti “social” (facebook, twitter, blog, youtube ecc.) per trattare argomenti di politica di qualunque tipo; potranno usarli solo per commentare in termini pertinenti spettacoli, partite di calcio, preparazioni culinarie, artigianato, danze popolari. Motivazione: i temi politici si trattano nelle sedi adeguate e consone.
    E così avremo un po’ di pace e i giornali la pianteranno di scannarsi sui borborigmi estemporanei dei guitti che si affacciano petulanti in continuazione.

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