LO SCONFORTO

Inutile negarlo: prevale lo sconforto. Uno sconforto così vasto, alluvionale, da non lasciare spazi liberi. Come quando si è persa la persona per noi più importante e non si riesce ad immaginare su quali basi si potrebbe continuare a vivere.
Eppure questi paralleli non sono sufficienti. Infatti chi soffre perché ha perduto sua moglie vive nel contrasto fra la felicità del tempo che fu e l’infelicità del presente; mentre qui invece si soffre della scoperta, graduale e ineluttabile, delle illusioni che forse ci eravamo fatti su un’intera classe dirigente. Fino a passare da un vago rispetto – almeno per la competenza – a un disprezzo allarmato e generalizzato.
Un po’ ce lo saremmo dovuto aspettare. Da ragazzini, passando dalle Elementari alle Medie e infine all’Università, abbiamo avuto la sensazione di avere a che fare con persone di sempre più alta competenza, e così ci siamo inconsciamente convinti che, se il professore d’università è più colto del nostro professore di liceo, figurarsi il rettore dell’università, il senatore, il ministro. Ecco l’errore. Abbiamo dimenticato che le istituzioni camminano sulle gambe degli uomini, e il ministro può anche essere un imbecille, semplicemente perché è un uomo. E fra gli uomini c’è un buon numero di imbecilli. Inoltre abbiamo trascurato il fatto che la politica non è una faccenda tecnica, ma un problema di scelte ideologiche, spesso guidate più dall’affettività che dalla razionalità.
Qualcuno potrebbe obiettare che, dal momento che l’umanità “non facit saltus”, se cioè i difetti della classe politica sono inerenti alle caratteristiche dell’essere umano, e questo non cambia, non si può sostenere che l’attuale classe politica sia peggiore della precedente. E l’osservazione è teoricamente giusta. Se non fosse che con essa si sorvola sulla preparazione culturale.
Una buona preparazione scolastica insegna delle cose che, senza quella preparazione, si finirebbe con l’ignorare per tutta la vita. Per esempio a leggere e capire, esercizio indispensabile per superare un serio esame universitario. Lo studio insegna che i problemi sono complessi e le soluzioni semplicistiche sono spesso sbagliate. La storia ci mostra che molti dei progetti che ci sembrano “futuristici” sono stati già sperimentati in passato ed hanno mostrato la corda. Insomma la scuola può insegnare a chi deve costruire che un buon calcolo del cemento armato è più importante, per la resistenza di un ponte, del fatto che all’inaugurazione esso sia stato benedetto con l’acqua santa. Soltanto la Scienza delle Costruzioni spiega come la tenuta degli edifici dipenda più da fatti concreti che dal destino.
Questo vale anche per la politica. È lo studio della storia che ci spinge a ridere di chi si meraviglia dei difetti della democrazia, e nel frattempo ci dimostra che bisogna comunque tenersela cara, quella democrazia, perché l’autocrazia è peggiore. L’idealista incompetente non ammette che la democrazia abbia “certi” difetti e l’ingenuo crede che, dando pieni poteri ad una “persona onesta”, tutto si aggiusterà. Ambedue sono pericolosi. Insomma, studiando, un cretino non diviene intelligente, ma almeno smette di commettere errori di ortografia.
Ed è questa la tragedia dell’Italia. Da noi la contestazione del sistema culturale, nata nel famoso “Sessantotto”, ha avuto un’influenza più profonda e duratura che altrove. Ed anche effetti più devastanti. Si è cominciato col lassismo nelle scuole elementari, poi si sono promossi anche gli asini nella Scuola Media Inferiore, infine, nelle Medie Superiori, ci si è accorti che ormai era troppo tardi per rimediare ai guasti di una formazione di base insufficiente. L’alternativa era tra bocciare quasi tutti o accontentarsi della frequenza. Il dilemma non poteva che risolversi a favore della seconda opzione, todos caballeros. Il risultato finale è stato una generica tolleranza verso ogni forma di incompetenza. Se un Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri sbaglia i congiuntivi, ebbene, dopo tutto, che male c’è? Ci siamo capiti lo stesso.
E se Luigi Di Maio, cui abbiamo accennato, è soltanto un ragazzetto che altri hanno avuto il torto di proiettare molto oltre la sua personale competenza, è anche vero che il neo-Presidente del Consiglio dei Ministri, il professore universitario ordinario Giuseppe Conte ha parlato nel suo ultimo discorso di “nuovo umanesimo”, confondendo un movimento letterario in cui si contrapponeva una formazione su base prevalentemente religiosa a una formazione fondata sui classici, con l’“Humanisme” francese che è in primo luogo una tendenza filantropica o comunque di amore del prossimo. Ammesso che il Professore conosca l’humanisme francese. Senza dire che si tratta comunque di una banalità. Se in Italia il potere appartiene al popolo, e se il governo deve servire questo popolo, a che serve parlare di “umanesimo”? A distinguere i nostri interessi da quelli delle giraffe? Purtroppo non più tecnico è sembrato, nei mesi e negli anni recenti, l’approccio dell’attuale classe politica ai problemi economici, finanziari e industriali.
Ecco lo sconforto. L’attuale classe politica mi dà la sensazione di un così basso livello culturale da condurre all’incomprensione di fatti tanto elementari quanto le quattro operazioni. Salvini esponeva piani economici talmente deliranti che l’unica speranza era che non parlasse sul serio. Oppure che, una volta che si fosse scesi sul concreto, avrebbe tirato fuori quel buon senso che prima aveva tenuto nascosto. Ma è significativo che l’intero Paese l’abbia ascoltato senza scandalizzarsi, senza allarmarsi, e quasi sperando che riuscisse nell’impresa. Né più affidabili sono parlamentari che, nel nome dell’interesse privato, si contraddicono, si alleano col diavolo, promettono l’impossibile, e sono disposti a mandare a ramengo il Paese pur di conservare il loro seggio elettorale.
La decadenza morale e culturale da noi ha raggiunti tali livelli da Basso Impero. Personalmente sono costretto a vedere come un Grand’Uomo il mio professore di filosofia del Liceo, e come ometti persone che sfilano fra corazzieri impettiti.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
30 agosto 2019

LO SCONFORTOultima modifica: 2019-08-30T12:34:20+02:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “LO SCONFORTO

  1. Spiegherei così, al colto e all’inclita, il perché di questa decadenza morale e culturale.
    Se questa decadenza è diffusa, in concreto raggiunge i suoi vertici più elevati laddove il pabulum meglio la fa germogliare, crescere, prosperare, cioè nella politica.
    Da che mondo è mondo la politica, in qualunque epoca, è stato il mare magnum in cui meglio navigavano personaggi comunque ambigui, versipelle, istrionici e malversatori.
    Machiavelli ne ha addirittura indicato l’ideale modus operandi; la procedura operativa, nel cursus honorum politico, si avvale di strumenti perversi, volutamente ingannatori, che in qualunque altra attività umana susciterebbero la generale indignazione e che nella politica, al contrario, fanno prosperare e, addirittura, produrre consensi.
    Sono strumenti, questi, per i quali non è necessaria alcuna istruzione, congiuntivi azzeccati o, men che mai, il saper far di conto.
    E’ la politica il vitigno meglio concimato per la gentaglia e, in epoca come questa, la vendemmia più ricca è, ovviamente, nei contorti filari della politica.
    Peccato che poi siamo tutti coinvolti nel tentare di sopravvivere in questo maleodorante pantano, ma, ormai, anche la sopravvivenza pura e semplice è un miraggio.
    Auguri illimitati,
    Cario Guastamacchia

  2. Tutto condivisibile, almeno da chi è riuscito a studiare prima del ’68, quando in IV ginnasio i prof. riducevano il numero degli studenti a suon di due e tre per indurli a ritirarsi prima di Natale o almeno prima del secondo trimestre.
    Nella mia classe da 36 all’inizio della IV rimanemmo in 20, promossi in V ginnasio del liceo classico.
    Sul taglio delle tasse consiglierei più prudenza, anche Reagan era sbeffeggiato negli anni ’80 dai “progressisti”, ma forse sbagliavano, come al solito.
    Mi ricordo che gli intellettuali di sinistra lo sfottevano per il suo passato di attore di film di serie B …

  3. Beh, però bisogna onestamente riconoscere che la congrega 5S-Lega ha prodotto “leggi” di grande rilievo, che certamente proietteranno l’Italia chissà dove. Peccato che la Gazzetta Ufficiale è stampata su carta di bassa qualità, sennò incornicerei le relative pagine e me le terrei nella cameretta come souvenir. Leggi di grande efficacia, come giustamente rilevato in https://www.linkiesta.it/it/article/2019/08/30/m5s-lega-decreti-attuativi/43336/. Quindi Di Maio giustamente orgoglioso dice “fatto!”.

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