NON RIESCO A RISPETTARE LE SARDINE

Forse lo faccio per legittima difesa, ma ogni volta che non capisco, invece di entrare in crisi, mi dico che non c’era niente da capire. Naturalmente questo non vale per la teoria della relatività, per i geroglifici egiziani e per un mare di altre cose, per le quali si richiede competenza. Ma vale per la politica, perché essa si indirizza al popolo e, in quanto membro del popolo, anch’io dovrei essere qualificato a capirla.
Ho poi una seconda briscola da giocare, in questo campo, e riguarda l’economia. Poiché l’economia si occupa della produzione di ricchezza, è facile dire che è valida se ne produce molta e non è valida se produce miseria. Sulla base di questa premessa, non val la pena di leggere das Kapital: per dire che quella teoria è sbagliata, basta vedere che in concreto, dovunque si sia voluto applicarla, la miseria è aumentata. Può darsi che, se il pianeta Marte è popolato di angeli, lì funzioni: ma dell’economia marziana mi importa poco.
Tornando alla politica, non avendo capito che vanno a fare in piazza le cosiddette “sardine”, e neppure che cosa vogliono e che cosa intendano fare, ne deduco che vanno in piazza per passare il tempo. Che non sanno né che cosa vogliono né che cosa intendano fare. E dunque, fino a nuovo ordine, sono del tutto irrilevanti.
Una vecchia esperienza mi ha insegnato che il mistero spesso non nasconde niente, e comunque più delusioni che miracoli. Una persona che ci sorprende, che ci lascia perplessi, che ci fa stare a disagio (che “ci intriga”, come si direbbe nel discutibile italiano di oggi), spesso non è molto sana di mente. Mentre una persona semplice, chiara, rassicurante, è probabile che sia anche equilibrata. Nello stesso modo, trovo comprensibili il liberalismo – col suo amore della libertà e della responsabilità individuale – e perfino il “sinistrismo”, col suo amore del collettivismo e dello statalismo. Tanto da amare il primo e guardarmi dal secondo come dalla peste. Ma che cosa vogliono, le sardine, in questo contesto? Che non si dicano parolacce? Io non ne ho mai dette in vita mia, e tuttavia penso che, dopo cinque minuti di conversazione con me, non mi considererebbero un loro amico. E allora?
Le idee vaghe semplicemente non sono idee. Finché le “sardine” fluttuano a mezza altezza, come api bottinatrici, non hanno importanza. Io aspetto che si posino. Che prendano una direzione. Che decidano qualcosa. Desiderare il bene piuttosto che il male, la concordia piuttosto che la lite, il rispetto degli altri piuttosto che la maleducazione, non corrispondono a un programma. Mi sembrerebbe più importante che prendessero posizione su qualcosa di significativo, per esempio la prescrizione nel diritto penale.
Ogni argomento serio è divisivo e, per ciò stesso, qualificativo. Qualcuno che, come me, è terrorizzato dall’eccessivo potere dei Pubblici Ministeri, è chiaramente un liberale. Mentre uno che ragiona come il ministro Bonafede, se quello si può chiamare ragionare, è un giacobino attardato. Non sarò d’accordo con lui, come lui non sarebbe d’accordo con me ma, se parlassimo, sapremmo almeno che cosa pensa l’altro. Anche se, per essere più esatti, soltanto io saprei che cosa pensa lui, dal momento che lui parla inarrestabilmente e non lascia spazio agli altri. Forse, proprio per questo, lo pianterei lì e me ne andrei.
Francamente, non capisco il rispetto di cui sono oggetto le “sardine”. Troppa gente si leva il cappello dinanzi ad una piazza piena. Forse vogliono essere fra i primi a lisciare il pelo ad un possibile nuovo potere?
Una folla è una folla, nulla di più. E di solito non è simpatica. Non ho niente contro i tifosi di calcio, ma uno stadio pieno di ventimila spettatori urlanti non mi entusiasma. Né maggiori emozioni mi provocano le folle della festa del Santo patrono o quelle che prendono sul serio il Papa in Piazza San Pietro. Le “sardine” hanno un detto che riguarda proprio loro, e su cui dovrebbero meditare: “Un milione di sardine non sono più intelligenti di una singola sardina”. Anche a voler contestare questa affermazione, cioè anche a voler ammettere che ci sia una sardina molto più intelligente delle altre, che mandino lei a parlare dal palco, e l’ascolteremo. Ma un milione di sardine mute, o rappresentate da personaggi insignificanti, quando non discutibili come le mogli di qualche terrorista di Hamas, sono interessanti soltanto per i delfini, che ne fanno una scorpacciata.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

NON RIESCO A RISPETTARE LE SARDINEultima modifica: 2019-12-20T11:45:41+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “NON RIESCO A RISPETTARE LE SARDINE

  1. Fare troppa dietrologia e complottismo può essere fazioso ma può aiutare a capire.se Salvini vince in Emilia diventa difficile anche per Mattarella fare finta di niente.se vincono gli altri il governo può durare e prodi avere qualche possibilità di diventare presidente.ecco le sardine servono per fare perdere Salvini

  2. Il rispetto di cui godono le sardine è perché sono di sinistra e sono allineati a tutti i dettami del politicamente corretto. Ne’ più ne’ meno dei girotondi o del popolo viola, di cui nessuno si ricorda più.

  3. Non si possono rispettare le sardine, cosi’ come non si puo’ rispettare un qualsiasi utensile: un martello, un cacciavite. L’unico scopo dell’ utensile sardine e’ di boicottare Salvini in questo particolare momento politico. Una volta esaurito il loro compito, spariranno nel nulla.

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