DUE MOLLICHINE KING SIZE

1 Dopo aver subito per due mesi un diluvio di divieti, di raccomandazioni, di comandi, di minacce e comunque di parole, tutti i giornali e tutte le televisioni ci hanno detto che, allentati un po’ i freni con la famosa “Fase 2”, non è successa nessuna catastrofe. E nemmeno un caos in materia di ordine pubblico, con una grandinata di sanzioni poliziesche. Tutti pensano – soprattutto lo pensa lo stesso governo – che questo successo derivi dalle norme emanate, ma non può essere così. Se si trattasse soltanto di leggi, gli italiani ne avrebbero tenuto il conto che di solito tengono delle leggi. Ci siamo capiti.
In realtà il successo, tanto della “Fase 1” quanto della “Fase 2”, nasce molto semplicemente dalla paura. Giornali e televisione ci hanno detto che il contagio era facilissimo, che il virus poteva essere letale e che la migliore contromisura era quella di rimanere tappati in casa. Ergo, siamo rimasti tappati in casa. Anche quando ci hanno detto che potevamo uscire. Se piovesse a dirotto e nessuno disponesse di un ombrello, sarebbe necessaria un decreto del Presidente del Consiglio o un’ordinanza del Sindaco, per aspettare che spiova? Mia moglie, che ammette apertis verbis di non avere voglia di rimanere vedova, se soltanto mettessi il naso fuori di casa mi farebbe rinchiudere per demenza senile.
2 George Brassens racconta in una canzone che, avendo visto un contadino rincorrere un ladro di mele, gli fece lo sgambetto. Brassens aveva torto, i ladri di mele vanno arrestati. Ma il punto di vista di un poeta si può comprendere in altro modo. Quando qualcuno incorre nei rigori della legge, ha l’occasione di soffrire tanto che presto, per le anime sensibili, la soddisfazione perché “giustizia è fatta” si tramuta in pietà. Anch’io non gioisco mai dei guai giudiziari altrui. Ma riesco a non piangere quando il guaio capita a chi prima era salito sul pulpito per condannare tutti. Sono contro il rogo per chiunque, ma un po’ meno appassionatamente per Girolamo Savonarola e, quasi per nulla, se l’avesse meritato, per Torquemada.
L’introduzione serve per spiegare come mai, io che di solito spero che non si parli di diritto penale, mi meraviglio che non se ne parli in un’occasione come quella attuale, in cui non si tiene conto di un reato per il quale la legge prevede anni di carcere. Il fatto è presto detto.
Il ministro Alfonso Bonafede pare intendesse nominare il famoso pm Nino Di Matteo capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ma poi la carica andò ad un altro. In televisione, da Massimo Giletti, il magistrato ha accusato il ministro di averlo messo da parte perché intimidito dai boss della mafia. In altri termini, Bonafede avrebbe fatto un favore ai detenuti in regime di carcere duro. La stima per l’attuale classe dirigente non rischia di soffocarmi e, di solito, per cose del genere, mi piacerebbe che tutto si risolvesse in una bolla di sapone. Si sa, i ragazzi parlano senza riflettere. Ma Bonafede è un piccolo Torquemada e Di Matteo un altro Torquemada, neanche tanto piccolo. E allora vado a prendere il Codice Penale.
Se il Ministro della Giustizia cambia un atto conforme ai suoi doveri d’ufficio per compiacere dei delinquenti, attua un illecito del quale dovrebbe essere chiamato a rispondere dinanzi al giudice penale. Ma se, evidentemente, il fatto non fosse vero? In questo caso, dal momento che, con la sua denunzia in pubblico, il dr. Di Matteo avrebbe commesso un atto dal quale potrebbe derivare per il ministro il pericolo di un’azione penale, lo stesso Di Matteo dovrebbe essere perseguito per il reato di calunnia. O l’uno, o l’altro, dovrebbero subire un processo penale. E invece di un’azione penale non si parla. Ho il diritto di stupirmene?
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

DUE MOLLICHINE KING SIZEultima modifica: 2020-05-05T10:20:10+02:00da gianni.pardo
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4 pensieri su “DUE MOLLICHINE KING SIZE

  1. Credo che la calunnia sia difficile da sostenere in giudizio perchè Di Matteo non ha affermato di non aver ottenuto la carica perchè Bonafede intendesse compiacere ( o non inimicarsi ) la mafia. Di Matteo ha esternato il fatto, comprovato, che Bonafede gli ha prima proposto quella carica ed in seguito l’ha conferita ad un altro.
    D’altro canto, a meno che non emergano contatti o intercettazioni, credo sia difficile sostenere che l’intento di Bonafede fosse quello di favorire la mafia assegnando la carica a qualcun’altro.
    Insomma, per come la vedo io siamo sul filo dell’opinione, forse dell’intuizione, ma ben lontani dalle evidenze penali.
    E lo dico, immagino come lei, senza la minima simpatia per alcuno dei personaggi in questione.

    Saluti

    Denny

  2. Dolente. Riporto alcune parole tratte dall’articolo dell’Ansa che riferisce l’episodio. “Il consigliere del Csm Nino Di Matteo [che] lo accusa di avergli prima offerto nel 2018 la guida delle carceri e poi aver fatto marcia indietro, dopo che alcune intercettazioni avevano rivelato le preoccupazioni dei boss per una simile prospettiva”. Bonafede reputa ‘ “infamante e assurda” l’idea che si sarebbe lasciato “condizionare dalle parole pronunciate in carcere da qualche boss mafioso” ’
    E, sostiene Di Matteo, “quando 48 ore dopo lui gli comunicò che accettava la direzione delle carceri, il Guardasigilli ci aveva ripensato. E queste avvenne dopo la reazione di alcuni “importantissimi capimafia”, intercettati in carcere: “se nominano Di Matteo, per noi è la fine, questo butta la chiave” ’.
    È chiaro, Di Matteo reputa quello che tutti hanno capito, e sostiene una tesi che potrebbe far sorgere un procedimento penale a carico del ministro. Questo pericolo è il “Tatbestand”, il quadro classico del reato di calunnia. Che, come si sa, è appunto un reato di pericolo.
    È vero che il reato di calunnia presuppone che chi lo commette sappia lui stesso che sta attribuendo un reato a qualcuno che sa innocente, e Di Matteo potrebbe sostenere che lui reputava Bonafede colpevole. Ma con quale fondamento? Se manca qualunque base, si ritorna allo schema della calunnia. Se io scrivo su un giornale che papa Francesco è un pedofilo, sono colpevole di un paio di reati, e non posso certo giustificarmi dicendo “Me l’ha detto la mia vicina di casa”.
    Se mi sbaglio, mi dica perché.

  3. Al Suo stupore vorrei aggiungere il mio. Con tutta la attenzione che ha avuto l’ indagine sulla “trattativa Stato-mafia” della quale il Di Matteo era indiscusso protagonista, c’ è qualche giornale che ha parlato o sta parlando di questo penoso episodio? Ma il Ministro ha un po’ di rispetto per le istituzioni? Ma il Magistrato si rende conto che ha ulteriormente contribuito alla perdita della “fiducia nella Magistratura” da parte dei cittadini italiani? Toscodiforavia.

  4. Tutto è molto confuso e posso aver sbagliato su qualche particolare. Ma sul fatto che il senso generale si apeggio che allarmante c’è universale consenso.
    Se la Germania uscisse dall’euro, ammesso che non salti l’intera Unione, lo “spread” ci mangerebbe vivi. Speriamo sappiano metterci qualche pezza. Ma lo stesso ritardo del “Decreto aprile”, sempre a naso, per me significa che l’Italia non ha soldi. Ha promesso mari e monti e non ha la metà del denaro per “deliver” mari e monti.

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