L’ECOLOGIA MEGLIO DELLA BIRRA

Lezione immortale. Ero ragazzo e il cinema era “il” divertimento per antonomasia. Nella calda estate siciliana, quello all’aperto era anche una benedizione.
Ricordo anche che a quei tempi giravano fra i sedili di ferro ragazzini che vendevano ceci abbrustoliti, semi secchi di cocomero e leccornie del genere. E c’erano anche quelli che miravano alla sete degli spettatori e vendevano gazzose. Purtroppo le gazzose sono una bevanda da poveri e per questo – con qualche improbabile reminiscenza parigina – loro le chiamavano “sciampagnette”. Ma rimanevano gazzose e per questo cercavano di convincere i possibili clienti gridando un indimenticabile slogan: “Sciampagnetti, ca su megghiu d’a birra”.
Io ero un ragazzo povero e infatti non compravo né i ceci né le sciampagnette. In compenso riflettevo e dal fenomeno ricavai un principio immortale: se, per dire che una cosa è buona, la si paragona ad un’altra, è segno che quell’altra è migliore. Conclusione aristotelica di questo sillogismo in Barbara, la birra è migliore della gazzosa.
La regola mi rese impermeabile a molte suggestioni. Mia madre mi annunciava trionfante: “Stasera carciofi, lo sai quanto sono buoni!”, ed io le rispondevo paziente, per l’ennesima volta: “Mamma, i carciofi piacciono a te, non a me. Li mangerò, perché qui non si usa alternativa, ma non sono buoni. Mi meraviglio che siano considerati commestibili”. Anche questo è un principio aristotelico inconcusso: mai lasciarsi suggestionare. “Se ti dicono che la Luna è quadrata, tu guardala e dici che è tonda. E se ti prendono per pazzo, poco male”. Tanto, nel mio caso, tutti lo facevano già.
Così, con i miei principi appresi per strada (quasi avessi incontrato Socrate invece di futuri Di Maio), mi oriento in campi ben più ardui. Per esempio l’ecologia. Che tutti dobbiamo rispettare la Terra non c’è dubbio. Dice un bel proverbio francese: chi vuole andare lontano non strapazza il suo cavallo. E poiché come Terra ne abbiamo una sola, meglio che duri. Ma quando vedo qualcuno che, per risolvere i problemi della nazione, mi viene a vantare l’economia verde, con annessi costosi investimenti, la mia mano corre alla pistola, come avrebbe detto la buonanima di Göbbels. L’economia sostenibile, l’economia circolare (io di circolare avevo visto solo la Luna), le fonti rinnovabili, le automobili elettriche e via dicendo, più che allettarmi, mi allarmano. Come mai, mi chiedo subito, fanno tanta pubblicità a queste cose? Come mai le dichiarano belle, buone, convenienti e, per dirla in sintesi, dovute e inevitabili nei “lendemains qui chantent”? Vuoi vedere che sono come le sciampagnette?
Da quando son nato – ed è un bel pezzo – non ho mai sentito vantare in pubblico il bacino delle donne, fronte retro. Eppure ho visto tanti uomini con gli occhi lucidi di desiderio nel contemplare sia il lato A che il lato B. E il perché è ovvio. Sarà pure sconveniente parlare dell’attrattiva pesantemente sessuale di certe zone del corpo femminile ma ciò non toglie che quell’attrattiva sia così forte da non essere nemmeno dissimulabile. Credetemi, non ha bisogno di pubblicità.
E allora, io che stravedo per gli ilei femminili, mi chiedo: “Perché diamine mi vantano tanto l’auto elettrica? Un’auto con quattro motori invece di uno, che non puzza, non fa rumore, si può usare quando le altre auto sono vietate e il resto, dev’essere l’ideale, qualcosa di imbattibile dalla concorrenza”. Ma sapete tutti qual è la verità. Quella dannata automobile costa un fottio di soldi e dopo dieci anni bisogna quasi ricomprarla, tanto costa cambiare le batterie. Per giunta non ci sono in giro abbastanza colonnine per ricaricarla. Ovviamente aspettando un’oretta o due. Ecco perché mia madre l’avrebbe vantata come i carciofi. Mia madre che non mi ha mai vantato i ravioli di ricotta alla siciliana, cosparsi di zucchero.
Non mi venite a parlare di economia verde. Se fosse qualcosa di positivo, nessuno la vanterebbe. Salvo i poeti, chi vanta mai il verde dei prati, che pure è tanto bello? Per non parlare degli ilei delle donne
La pubblicità è per gli allocchi. Quando non è seriamente informativa è più che altro un segnale d’allarme: quel prodotto non vale la birra.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com

11 maggio 2020

L’ECOLOGIA MEGLIO DELLA BIRRAultima modifica: 2020-05-13T10:31:13+02:00da gianni.pardo
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