IL DISPREZZO PUO’ UCCIDERE IL GOVERNO

Secondo Victor Hugo, la storia racconta i fatti come sono andati, le leggende un po’ li inventano. O anche del tutto. E tuttavia, sostiene il poeta, spesso le leggende fanno capire i fatti meglio di come farebbe un libro di storia. Perché ne forniscono il gusto, l’immagine, e perfino l’epos. Per questo ho grande stima delle barzellette ed alcune le tengo a mente come dati culturali.
Permettetemi di fornire un esempio. Immaginate che vi si chieda: “Che cos’è una razionalizzazione, in psicoanalisi?” Molti non saprebbero che cosa rispondere, e tuttavia c’è una barzelletta che vale un intero capitolo di trattato. Un giorno un elefante incontrò un topo. Non ne aveva mai visti prima, e dopo i convenevoli gli disse: “Posso essere sincero? Sei proprio bruttino, mi sembra che puzzi, sei privo di difese, potrei schiacciarti sotto un piede, e non si vede proprio che ci stia a fare, tu, in questa savana”. Il topo scosse il capino: “È che ultimamente mi son sentito male…”
Nello stesso modo, sull’arte di governare tengo a mente questo aneddoto, probabilmente falso. Il re di Napoli aveva bisogno di soldi e ordinava al suo ministro delle finanze di aumentare sempre le tasse. Questi, a ogni sua richiesta, gli annunciava che il popolo protestava, rumoreggiava, si preparava alla rivoluzione. Ma il re era inflessibile. Finché un giorno il re chiese: “Che dice il popolo, dell’ultimo aumento delle tasse?” “Il popolo ride, maestà”. Il re cambiò subito atteggiamento: “Precipitatevi a diminuire le tasse. Se il popolo ride è segno che non le paga più”.
Perché questo aneddoto è un piccolo trattato di politologia? Perché il potere non si fonda, come si crede generalmente, sui carabinieri. Il potere si fonda sul consenso, sull’autorevolezza, e se crolla il consenso, crolla anche il potere.
Qualcuno dirà, a ragione, che sono stati a lungo al potere anche regimi che il consenso non l’hanno avuto. Per esempio il regime sovietico. Ma se questo è vero dal punto di vista democratico, non lo è dal punto di vista sostanziale. Infatti quel governo non aveva il consenso del popolo, ma aveva quello dei membri del partito comunista (centinaia di migliaia di persone), degli alti gradi militari, della polizia segreta, e di tutti coloro che, come loro, profittavano del regime e – per dirla con Orwell – erano “più uguali degli altri”. Essi erano favoriti dal regime e lo sostenevano nel proprio interesse. Il tiranno domina tutti finché è apprezzato da quelli che sono vicini al sommo della piramide. Quando questo consenso vacilla, la congiura e il tirannicidio sono vicini. Non a caso la maggior parte degli ultimi imperatori romani morì assassinata.
Se, nell’aneddoto, il re di Napoli cambia totalmente politica non è perché si è accorto che il popolo sia furioso, ma perché teme che esso non lo prenda più sul serio e sia dunque pronto a gettarsi nelle braccia del primo Masaniello di passaggio. Il discorso del consenso può sembrare contorto quando si tratta di autocrazie (non si dimentichi la sorte di Carlo I d’Inghilterra, nel gennaio del 1649) ma diviene piano in democrazia.
In un regime di libertà, quando il popolo giudica molto severamente la dirigenza, quando la reputa addirittura nociva, Hitler è dietro l’angolo. Dunque bisogna tenere presente che alla decadenza della democrazia ci deve essere un limite. Se non si pone rimedio agli eccessi negativi, e si supera il punto di non ritorno, ogni sforzo sarà inutile e si è condannati a sbattere.
L’Italia è vicina al point of no return? La domanda sorge vedendo quanto è noiosa la rassegna stampa. Anche gli editorialisti famosi sono costretti ad amplificare qualunque lampo, qualunque tuono, qualunque volo degli uccelli, per capire che cosa ci riserva il futuro. Dunque si chiedono seriosamente: che cosa si farà riguardo al Mes? Quanto tempo ancora Giuseppe Conte riuscirà a forza di immobilismo ad evitare gli scogli? Piccoli problemi, per il popolo, che ha ben altro da pensare. E a questo punto ci si può anche chiedere: non è che per caso questa classe dirigente rischia di essere sommersa dal disprezzo?
Le elezioni del 2018 hanno dimostrato che un terzo degli elettori italiani già allora era convinto che assolutamente chiunque, anche il primo che passa, sarebbe stato un governante migliore di quelli che avevamo. E il primo che passò fu Giuseppe Grillo. Purtroppo, per quel trentadue e passa per cento degli italiani, la lezione è stata che il primo che passa è di gran lunga peggiore degli stessi democristiani e persino dei socialisti. Perché fa molti più danni il politico incompetente che quello corrotto.
Il 26 novembre scorso il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui si diceva che i cosiddetti “navigator”, assunti per dare lavoro a chi aveva ottenuto il reddito di cittadinanza, rischiano di rimanere disoccupati nella primavera prossima. E ciò perché – come ha pubblicamente previsto qualunque politico serio – i navigator non hanno trovato lavoro a nessuno. Forse avevano la bussola guasta. Comunque sono stati e sono, non per colpa loro, un inutile peso per il Paese, che per giunta presto non sarà più finanziato. I navigator sono la creazione di coloro che, insieme con Luigi Di Maio, dovevano “abolire la poverà”. In realtà non hanno abolito né la povertà né la loro stessa disoccupazione. Ancora una condanna senza appello per “il primo che passa”.
Quanto al governo Conte, ha persino smesso di far pena: ha più metastasi che parti sane. E il re di Napoli non gli pronosticherebbe una lunga vita.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
26/11/2020

IL DISPREZZO PUO’ UCCIDERE IL GOVERNOultima modifica: 2020-11-28T11:57:50+01:00da gianni.pardo
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Un pensiero su “IL DISPREZZO PUO’ UCCIDERE IL GOVERNO

  1. Il fatto negativo è che più sono deboli (di mente, di capacità, di esperienza) più si atteggiano a “eccezionali”: “ohibò, Lei non sa chi sono io! Milioni di persone mi hanno preferito a chiunque altro e quindi hanno dichiarato tu sì que vales. E se sono scivolato sulla buccia di banana non è perché camminavo col naso all’aria, ma perché la buccia di banana è stata guidata dall’infida e bugiarda opposizione sotto il mio augusto scarpino”. In fondo, solo attori di una farsa.
    Mai che ammettano un errore, mai che chiedano scusa promettendo di far tesoro dell’esperienza: ne sarebbe compromessa la “dignità”! Eh, sì, sono davvero normalmente eccezionali. Poi arriva la scopa che li fa volare, che non è detto che sappia anche fare di conto, ma svolge una funzione utile: così Renzi ad esempio è stato scopato via. Sostituito da altri cialtroni.

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