L’OPINIONE DEL PIPISTRELLO

L’obesità è una cosa orribile. Rende brutti, ostacola i movimenti, impedisce lo sport, provoca malattie ed abbrevia la vita. A questo punto, diranno molti, non rimane che dimagrire. Eh no. C’è un rimedio più semplice. Basta non pronunciare più la parola “obesità”. Al massimo si è “sovrappeso”, esattamente come chi, dovendo pesare 65 chili, ne pesa 66. Le donne poi sono “taglie forti”, “curvy” o chissà che altro ancora. Non date dell’obeso a nessuno, sarebbe peggio che chiamare negro un negro. Pardon: afroamericano.
La political correctness ha fatto il resto. In Italia i minorati non esistono più. E dire che non si capisce che male ci sia ad essere minorati. Io, da quando non posso più camminare normalmente, sono un minorato. E il fastidio, per me che sojno prosaico, non sarebbe quello di sentirmi chiamare minorato, ma quello di non poter correre se ho premura. Invece la stupidità corrente, per abolire i minorati, li ha da prima chiamati “handicappati”, come se stessero giocando a golf (dove per altro handicappati sono i campioni, per riequilibrare il gioco). Ma a poco a poco gli handicappati cominciarono a somigliare ai minorati, e bisognò chiamarli diversamente: disabili. Ed sì, ci vuole abilità, a camminare. Io l’ho no9n so come un po’ l’ho perduta, peccato. Eppure dicono che è una cosa che non si dimentica, come saper nuotare.
Ma i disabili, la cui denominazione comincia con l’orrendo “dis”, come distonia, distopia, disumano e, Dio non voglia, disonesto, non potevano durare. Prova ne sia che divennero “diversamente abili”. Io non sono più abile a correre, ma racconto benino le barzellette: che speranze ho che mi facciano battere il record dei duecento metri piani?
Riprendo questi concetti, di cui ho parlato altre volte (sapete, i vecchi sono ripetitivi), per manifestare il mio disgusto per la società in cui mi trovo a vivere.
Le premesse sono tremende. Un debito pubblico indescrivibile. Una pandemia che ci è già costata un occhio della testa, e che ci costerà l’altro occhio. Un guaio,da cui usciremo con le toppe nel sedere e molta fame nel pancino, se è vero – come leggevo nel “Corriere” di oggi, articolo di Daniele Manca – che prima ancora della pandemia non avevamo riconquistato il pil del periodo 2008-2011. E di che tono sono i discorsi dei politici, dei giornalisti, dei religiosi e di chiunque apra la bocca? Sono tutti improntanti all’ottimismo, ai consigli, alle esortazioni, al dovere che ciascuno ha di fare del suo meglio nell’interesse comune. Comunque state certi che l’economia ripartirà alla grande, e tutti saremo più prosperi e più felici. Alleluia. Ed io ad arrabbiarmi “come un pipistrello”, si dice dalle mie parti.
La ragione è presto detta. Io non sono un santo ma neanche Jack lo Sventratore. Sono un normale cittadino e tuttavia – devo confessarlo – agisco costantemente nel mio interesse. Se, per esempio, devo comprare sei litri di latte per il mio tè, non mi chiedo quale negoziante ha più bisogno di vendere qualcosa. Ouello che lo paga di più al grossista, in modo che rimanga un margine per gli allevatori, ed anche le mucche siano più felici. Io mi chiedo dov’è che quel latte costa di meno. Inoltre potrei ammettere di aver sfogliato pubblicazioni pornografiche, e questo è niente rispetto a quello che sto per confessare: io studio accuratamente i volantini dei supermercati, per comprare i prodotti scontati,. E poi ne faccio perfino una buona scorta. Pronto poi, da fedifrago qual sono, a passare poi ad un’altra marca, in modo da lucrare anche su questa nuova offerta.
Forse ho cominciato male col dire che non sono Jack lo Sventratore. Quello magari era un malato di mente, mentre io sono un delinquente economico che agisce con premeditazione e senza scrupoli, esclusivamente nel proprio interesse. Forse io, non Jack, meriterei il patibolo in piazza.
Ma oggi è la giornata che dà ragione al vecchio proverbio per il quale “al peggio non c’è fine”. Il peggio infatti non è che in Italia ci sia un bieco figuro come il sottoscritto, ma che ci siano milioni di biechi figuri come il sottoscritto. A volte addirittura – mi vergogno a confessarlo – mi viene persino l’idea che tutti agiscano nel proprio interesse. E allora – ecco che il cerchio si chiude – a chi parlano i politici, i giornalisti, i religiosi e tutte le anime belle del Paese? Quale impresa mai riaprirà in perdita, nell’interesse del Paese? Quale impresa mai assumerà operai di cui non ha bisogno, soltanto peché sono disoccupati ed hanno bisogno di lavorare? Insomma, a che servono tutti i discorsi campati in aria, con cui ci assordano, e rivolti ad una nazione che non esiste? Anzi, che non è mai esistita e non esisterà mai?
Ci vuole tanto a capire che in tanto le imprese riapriranno e investiranno denaro, in quanto abbiano una buona prospettiva di guadagno? È veramente divenuto così arduo, questo concetto? Un negoziante che prima guadagnava duemila euro al mese di netto, come potrà “riaprire”, dopo che per otto o dieci mesi non ha guadagnato niente, mentre correva l’affitto del locale, e correvano le bollette e le tasse? Il governo crede di cavarsela con un “ristoro” (come se fosse una corsa ciclistica) di quattro o cinquemila euro? Non sto dicendo che avrebbe dovuto dare di più, sto dicendo che a un anno in cui non si produce ricchezza, mentre negli ultimi venticinque anni il nostro pil è aumentato appena dell’8% (in Francia del 30) non si può mettere rimedio in nessun modo. L’unica speranza sarebbe se, passata la buriana, si facessero ponti d’oro a chi ha ancora le forze di lanciarsi nella produzione di ricchezza. Ma in Italia le parole ricchezza, utile, profitto sono talmente sconce che non ricordo di averle lette nemmeno nelle riviste pornografiche. Forse alle pornodive gli editori o i produttori versano soltanto qualche cospicuo “contributo di solidarietà”. Perché è comprensibile che facciano le puttane, ma non che mirino al profitto.
Niente, è meglio che smetta. Sicuramente nessuno sarà disposto ad ascoltare questi strilli del pipistrello. Già, sono anche ultrasuoni.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
07/12/2020

L’OPINIONE DEL PIPISTRELLOultima modifica: 2020-12-07T15:41:04+01:00da gianni.pardo
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