PERPLESSITA’ SU TRUMP

Per principio, bisogna identificare la verità confrontando un’affermazione e la realtà, non chiedendo: “Chi l’ha detto?” Come fa chi vuole sapere se si tratta di un amico, e dargli ragione, o di un nemico, e dargli torto.
Sono stato contento dell’elezione di Trump, perché per l’America reputo i democratici più nocivi dei repubblicani e perché l’ho visto osteggiato da tutti, incluso il suo partito. Ma questo non mi ha indotto a dare un giudizio positivo del nuovo Presidente. Per questo ho atteso i fatti, e non sono stato sicuro di averli capiti. Così non ho saputo che giudizio dare di Trump. Ho approvato la sua politica estera, e sono stato contento dei successi dell’economia americana durante il suo mandato, ma per il resto, anche come giudizio storico, mi sono sempre detto che bisognava aspettare la sentenza del tempo. Fra l’altro, in questo esame sono sempre stato intralciato dalla feroce antipatia dell’Italia bene (dunque di sinistra) e dei media americani, nei suoi confronti. Come depurare le notizie, se la maggior parte delle fonti sono inquinate dalla faziosità?
Fornisco un esempio attuale. Nei deplorabili incidenti di Washington è morta una donna, vittima di un colpo di pistola. Ora ditemi, perché tutti i media italiani si affannano a nascondere che il colpo l’ha esploso un poliziotto? Se i manifestanti fossero stati democratici, si sarebbe taciuto questo particolare, quando gli Stati Uniti sono stati percorsi da ondate di simil-guerra civile per qualche rivoltellata esplosa da un poliziotto, magari contro un delinquente nero? Tutto ciò non è serio. Io difenderei l’agente, stavolta, perché i poliziotti erano pochi e i manifestanti molti, ma ho avuto tendenza a difendere i tutori dell’ordine, sei difendibili, anche negli altri casi. Perché nessuno esce di casa dicendosi: “Oggi per divertirmi farò secco un nero, anche se rischio la perdita della pensione, l’espulsione dalla polizia e la galera”. Ma in Italia ci sono intellettuali che, se uno bastona un altro, guardano il colore del bastone. Se il bastone è nero, orribile violenza, se è rosso, comprensibile reazione ad una provocazione.
Trump ha uno stile pessimo. Ma se questo stile piace almeno alla metà degli americani, amen. E comunque un politico non si giudica dallo stile, diversamente dovrei stimare Conte. È la sostanza che importa, e questa sostanza è più che mai dubbia, oggi.
Secondo quanto risulta ufficialmente. Biden ha vinto le elezioni e Trump le ha perse. Ma Trump sostiene di avere vinto e che le elezioni sono state truccate. Chi ha ragione? La prima cosa da dire è che, nel dubbio, bisogna pragmaticamente considerare vera la versione ufficiale, per la pace e la stabilità del Paese. Ma questo non risolve il problema: in realtà, chi ha vinto le elezioni? Questo lo dirà la storia. Attualmente disponiamo soltanto delle domande cui essa dovrà rispondere.
La prima. È possibile che le elezioni siano state truccate? Certo che sì. Anche perché i democratici, come tutti gli uomini di sinistra, sono talmente convinti di essere dal lato del bene, che sono disposti ad imbrogliare per farlo trionfare, secondo l’insegnamento di Lenin.
La seconda. È probabile che l’America intera abbia congiurato e imbrogliato per rubare la vittoria a Trump? Francamente no. Dunque la sua tesi è in salita.
La terza. Trump è in buona fede, nella sua denunzia? Forse sì, perché è un uomo “sopra le righe”. Ma speriamo di no: perché questo deporrebbe a favore della sua sanità mentale. Nessuna delle due ipotesi è assurda.
Quanto alla quarta domanda, se sia utile la sua contestazione, penso di no. Se si è persa una causa dinanzi al Giudice di Pace, e l’unico rimedio è un ricorso in Cassazione, meglio lasciar perdere. Trump avrebbe dovuto quietamente prepararsi alla rivincita nel 2024, invece di far sorgere dubbi sulla sua salute mentale.
Ora rimangono delle preoccupazioni sul futuro dell’America, perché purtroppo la mentalità dei democratici, soprattutto spinti da uno spirito di rivincita, non fa sperare nulla di buono. Biden è stato scelto perché era il meno allarmante dei candidati, ma la presenza di tanti democratici “fuori di testa” nelle file del partito, e nell’elenco dei partecipanti alla lotta per la nomination, lascia temere il peggio. Infatti un commentatore ha detto che una delle ragioni della rabbia repubblicana per la sconfitta di Trump è il timore della politica economica dei democratici. Per non parlare della politica estera (cedimenti all’Iran e forse anche alla Cina), della politica dell’immigrazione e di tanto altro.
La notizia più grave, per quanto riguarda il futuro è che i due senatori della Georgia, eletti giorno 5, sono passati ai democratici. Cosa pressoché inaudita, perché la Georgia era considerata uno Stato prevalentemente repubblicano. Ma il peggio è che se uno dei due senatori fosse stato repubblicano, i repubblicani al Senato sarebbero stati 51 contro 49, mentre così pareggiano e, col voto del Presidente, vincono i democratici. Pessimo presagio per l’impossibilità di bloccare leggi demenziali.
In America, cosa che molti ignorano, i democratici sono pieni di buone intenzioni ma danneggiano l’economia e non raramente danno inizio a guerre, mentre i repubblicani (si pensi a Reagan) sono più pragmatici e (si pensi a Nixon) concludono le guerre che hanno cominciato i democratici. C’è da incrociare le dita.
God bless America, non si può dire altro.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
07/01/2021

PERPLESSITA’ SU TRUMPultima modifica: 2021-01-07T17:21:50+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “PERPLESSITA’ SU TRUMP

  1. Se Trump sostiene che le elezioni sono state truccate, la cosa deve essere dimostrata e credo ci siano gli strumenti per farlo.
    In caso affermativo le elezioni si rifanno (gli USA non sono la Libia); in caso contrario, chiacchiere, invettive e proclami sono semplicemente irresponsabili.

  2. Al di sopra di ogni sospetto non c’è nessuno. Soprattutto non chi ha una fede, come gli uomini di sinistra.
    Nella specie il complotto mi sembra estremamente improbabile per la vastità del territorio degli Stati Unit, e per il numero dei votanti.
    Né mi sembra conducente la sua fede nell’onestà dei controlli e della magistratura. Non è la prima volta che vediamo condannati penalmente innocenti, in seguito ad un pregiudizio. Dunque la certezza della regolarità di un voto non è assoluta.
    Nel caso specifico invece le do ragione, perché gli Stati Uniti, con tutti i loro difetti, sono fra i Paesi più “decent” e rispettosi della democrazia che abbiamo. Infatti io sono confessatamente filoamericano.

  3. Io non ho molta fiducia verso i controlli e la magistratura (non solo in Italia). Ma non abbiamo ancora inventato nulla di meglio per tentare di stabilire chi ha ragione e chi no.
    Nel caso in questione, pur con tutta la diffidenza verso la gente di sinistra, mi sembra molto improbabile che negli USA del 2020, nell”era social in cui tutto trapela e diventa virale, si possano organizzare dei brogli elettorali su vasta scala.
    Cosa che invece è stata possibile il 2 giugno 1946 in Italia…

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