TEMA IN CLASSE

Come si dice: “Io la butto lì”. Nel senso che non intendo annunciare un’incontrovertibile verità, quanto esprimere un’idea che è soltanto un seme, non la pianta che da esso può nascere.
La domanda è: che cosa bisognerebbe fare, se si fosse incaricati di far fronte al Covid-19, non dal punto di vista sanitario, ma dal punto di vista economico?
So benissimo che questa domanda potrebbe atterrire anche un macroeconomista di fama mondiale, mentre io non sono nessuno, ma non far parte dell’esercito permette di dare del tu a un generale. Si rischia soltanto di sentirsi definire maleducati, rischio accettabile. Nello stesso modo, non essendo un economista, ho la “licenza di uccidere”. Cioè di dire sciocchezze.
Cominciamo dai fatti. A causa del Covid-19, e dei provvedimenti reputati necessari per contenerlo, bisogna mettere in conto una caduta verticale del prodotto interno lordo. Soprattutto tenendo presente che del pil fanno parte anche le spese dello Stato, che come esborsi non vengono affatto meno, mentre si inaridiscono le fonti fiscali derivanti dalla creazione di ricchezza. Ecco perché un’ufficiale caduta del pil del 10% è ingannevole, in termini di impoverimento. La realtà è molto peggiore. E infatti il concetto stesso di “prodotto interno lordo”, come è calcolato oggi, è discutibile. Infatti in esso sono incluse le spese dello Stato che sono prevalentemente consumo, non creazione di ricchezza. Per fornire degli esempi: in questi giorni non hanno chiuso gli uffici comunali, le caserme dei carabinieri e non si sono neppure fermati gli stipendi degli insegnanti soltanto perché le scuole sono chiuse da circa un anno. E tuttavia queste spese (certo necessarie) fanno parte del pil, sissignore. Come fossero produzione di ricchezza. Mentre in realtà sono venute meno le tasse che prima versavano le imprese oggi chiuse, ferme o fallite.
A fronte ad una tragedia economica come quella attuale, è inutile pensare a “ristori”, indennizzi, prestiti e mancette. Ovviamente, aiutando i disoccupati, si fa opera di solidarietà umana, ma ciò non rilancia l’economia. Ed è di questo rilancio, che abbiamo bisogno.
Tanto per fare la prima mossa, scrivo che il mio piano consisterebbe fondamentalmente in due provvedimenti: un potenziamento delle mense pubbliche, in modo che nessuno muoia di fame, e un drastico taglio delle tasse per tutte le imprese danneggiate dai provvedimenti adottati per contrastare il virus. Ad esempio tutti i negozi, tutti i ristoranti, tutti gli alberghi. Il governo Conte ha speso circa centoquaranta miliardi per aiutare i singoli, io (tolto quello che spenderei per il cibo degli affamati) quei miliardi li avrei considerati “denaro sostitutivo del gettito fiscale”, in modo da compensare quello che non proviene più dalle imprese che chiudono, e in modo da sgravare almeno di questo peso quelle che, non appena sarà possibile, proveranno a risorgere.
Naturalmente questo può essere un piano ingenuo, irrealizzabile, controproducente e chissà che altro. Ma ditemi perché e mi avrete fatto un favore.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com

TEMA IN CLASSEultima modifica: 2021-01-12T08:45:03+01:00da gianni.pardo
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