DIVAGAZIONI

Tutti conoscono le peregrinazioni di alcuni termini. Per dirne una, certi lavoratori cominciarono col chiamarsi spazzini, termine che non era né incongruo né insultante, dal momento che quegli uomini lavoravano con la scopa. Poi, chissà perché, quel termine non piacque più: e gli spazzini divennero netturbini. Personalmente non vedevo il guadagno, perché è difficile maneggiare sia la nettezza che l’urbe, mentre con la scopa ci si riesce. Ma presto anche questo secondo termine puzzò e gli spazzini divennero operatori ecologici Gente dall’incerto mestiere, dal momento che operano nell’ecologia anche illustri professori universitari. Non vorremmo essere costretti a distinguerli dagli spazzini per il fatto che non impugnano una scopa. E in fondo neanche questo basterebbe, perché neppure gli autisti dei camion che raccolgono la spazzatura impugnano la scopa. Questo mondo cominciava ad essere difficile da comprendere, per me.
Ma la tendenza era inarrestabile. Almeno, nella faccenda degli spazzini, c’era una componente di puzza che può orientare, se uno è disposto ad andare a naso. Mentre non serve niente a proposito dei ciechi, dei quali non risulta che puzzino particolarmente. E tuttavia, anche per loro, si considerò che chiamarli ciechi fosse un insulto. Come se io mi offendessi se qualcuno mi dice: “Lei è un uomo di bassa statura”. Osservazione cui risponderei: “Che cosa glielo fa pensare?”
Comunque, se l’altro insistesse, spiegandomi dottamente che, in termini politically correct, intendeva dire che sono “verticalmente svantaggiato”, gli risponderei che lo sono anche orizzontalmente, se è per questo. Quando vado a letto.
Ma andiamo avanti con i ciechi i quali, per cessare di essere ciechi, non furono indotti a vedere – impresa di cui molti di loro si rivelarono incapaci – ma furono chiamati, con sottile spirito di osservazione, “non vedenti”. Definizione ambigua, da quando mi sono accorto che anch’io, al buio, non vedo niente. “Vuoi vedere che sono diventato temporaneamente cieco?” Che dico, “temporaneamente non vedente?” Comunque, dall’angoscia mi ha salvato la certezza che i ciechi non esistono più. Uf!
Scusate le divagazioni, ma era per raccontarvi un apologo, con protagonista un uomo dalla squisita sensibilità politically correct.
Quest’uomo, passeggiando nella savana, assistette alla caccia che alcuni leoni dettero ad una gazzella, riuscendo infine ad abbatterla e a divorarla, seduti in tondo come buoni compari. Avevano cominciato a morderla, la povera gazzella, mentre ancora scalciava e soltanto il vecchio leone – forse allo scopo di farla stare ferma e non disturbare il pranzo – la strangolò tenendole stretto il collo nelle sue fauci.
L’uomo era indignato. Si avvicinò e apostrofò il vecchio felino crinito facendogli presente che la loro caccia era stata poco sportiva. Infatti si erano messi in molti contro una sola preda; poi non avevano nessun diritto di uccidere una bestia che non gli aveva fatto nessun torto; infine li rimproverò tutti per non averla uccisa in modo più rapido e pietoso. Il leone capo, che si sentiva in dovere di replicare all’intruso, inghiottì il grosso pezzo di carne che aveva in bocca e gli rispose umilmente:
– Lei non ha tutti i torti. Ma, vede, noi siamo dei carnivori. Io ed i miei amici, qui, o mangiamo carne o moriamo di fame. Sarà un brutto sistema, in questo posso darle ragione, ma non l’abbiamo inventato noi. Se vuole, posso anche chiedere pubblicamente scusa a tutti gli erbivori, ma noi siamo dei leoni, e non possiamo farci nulla.
L’uomo non lo degnò di un più approfondito dibattito e se ne andò scuotendo la testa.
Qualche giorno dopo però il caso volle che il leone scoprisse l’uomo che, con una carabina, andava a caccia di cinghiali. Anzi ne aveva appena ucciso uno. E la cosa lo indignò:
– Ma come, lei mi ha fatto la predica, perché ho ucciso una gazzella per necessità, e uccide un cinghiale senza averne bisogno? Infatti lei, con tutta la sua boria, rimane un onnivoro. Non si vergogna?
L’uomo lo guardò con cipiglio:
– Come si permette di giudicarmi? Non lo sa che io sono l’uomo, il re della natura, l’animale più intelligente del creato? Io ho tutti i diritti, su tutti i mammiferi, su tutti i pesci e perfino su di lei. Io potrei anche spararle, qui e subito, e nessuno potrebbe condannarmi.
Il leone per un momento rimase sbalordito da tanta iattanza, ma presto si riprese.
-Egregio uomo, se un furfante uccide per vivere, e non pretende di avere il diritto di farlo, forse lo si può perdonare. Se invece pretende di avere il diritto di farlo, non è più un furfante, è un arrogante, un cretino, uno che fa i suoi comodi e per giunta si crede moralmente migliore degli altri. E allora sa che le dico? Che rivendico il mio diritto, quello del più forte, e le insegno a mio modo la buona educazione.
Ciò detto, prima che l’altro potesse riaversi dallo stupore, gli balzò addosso e lo uccise. Poi ne mangiò una buona parte e lo trovò migliore di ciò che si aspettava. Magari ci avrebbe provato con qualche altro re del creato. Ma gli rimase il dubbio. Che cosa avrebbe portato agli altri leoni?
Optò per il cinghiale. Almeno quella non era la carne di un ipocrita. Come ha detto qualcuno, “l’uomo è l’unico animale che fa il proprio interesse, ma pretende anche di farlo per ragioni morali”. E “de fil en aiguille”, come dicono i francesi, cioè risalendo dal filo all’ago, continuo nelle mie riflessioni.
Come è noto, i nostri parlamentari non hanno il “vincolo di mandato”. Anche se un deputato è stato eletto per favorire una certa politica, poi è libero di battersi per la tesi opposta, se la sua coscienza gli avrà mostrato che i suoi sostenitori e lui stesso, prima, avevano torto. Dunque l’assenza del vincolo di mandato è nata per favorire gli onesti. Se viceversa un deputato accetta denaro per votare contro le convinzioni dei suoi elettori, commette un grave reato: si chiama corruzione. Cambiare opinione per denaro non si può dire che corrisponda ad una crisi di coscienza. La conseguenza di tutto questo è che tutti coloro che hanno disertato il campo di partenza sono stati guardati con severità, e molti si sono spinti a dire che l’ideale sarebbe che esercitassero questo diritto dimettendosi dal Parlamento. Ma nessuna comprensione si è avuta per coloro che hanno cambiato bandiera per interesse. Costoro sono stati chiamati traditori, cani sciolti, venduti e, quando è andata bene, voltagabbana.
Ma c’è una vecchia osservazione ineludibile. Se un tizio lascia loro e viene da noi, è un convertito. Se uno dei nostri ci lascia per andare con loro, è un traditore e un apostata. E così è andata in Parlamento.
Più di frequente, tuttavia, il fenomeno si è avuto quando i parlamentari hanno temuto di andare a nuove elezioni, rischiando il prezioso cadreghino. A questo punto alcuni, allettati da qualche vantaggio politico od economico (un bel posto di sottogoverno), altri magari per il solo stipendio di parlamentare, hanno voltato la gabbana votando per il governo e dicendo che lo facevano per “senso di responsabilità” verso le istituzioni. Un senso di responsabilità che non avevano avuto quando avevano lasciato il loro partito, e che ora non costituiva il minimo impaccio, per tornare a servirlo col proprio voto.
La cosa più divertente è però stata che non soltanto gli interessati si giustificano ribattezzandosi con un termine nobile, “responsabili”, ma lo stesso termine usano i beneficiari del loro voto, gli ex traditi e abbandonati, che prima li hanno trattati come una puzza. Perché a caval donato, o comprato a buon prezzo, non si guarda in bocca. E per questo sono stati disposti a ribattezzarli, da traditori prezzolati e indegni voltagabbana a “responsabili” e ad ogni altro sinonimo positivo di proteiforme.
Ma si sa, come la scopa ha fatto puzzare lo spazzino, anche la responsabilità alla lunga ha fatto puzzare le banderuole e dunque, prendendo a prestito una parolina sfuggita al Presidente della Repubblica, oggi i beneficiari li chiamano “costruttori”. Costruttori del bene del Paese, della stabilità, del buongoverno, insomma della loro propria serenità economica, con lo stipendio di parlamentare.
Io ho un concetto di ferro della politica e mi trattengo a stento dal citare Rino Formica. Per questo non dico male di chi cambia orientamento, per qualunque motivo lo faccia. Ma mi secca che gli attuali soloni al governo strapazzino il vocabolario. La lingua italiana non gli ha fatto nessun male, e loro stessi non hanno nessun interesse a fargliene, soprattutto dal momento che appena la conoscono.
Ora io non dico male né dei voltagabbana, che da sempre fanno il loro interesse; e neppure dei loro beneficiari, che li accolgono perché anche loro fanno il loro interesse. Dico male di quelli che ne dicono male quando non ne beneficiano, e bene quando ne beneficiano. Fino a cambiare la loro definizione da traditori a salvatori o termine analogo. A costoro sarei lieto di riservare la sorte peggiore, magari chiedendo a padre Dante di apparirmi in sogno e suggerirmi il contrappasso adeguato. Quello che potrebbe fare un leone di passaggio forse non basterebbe.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
17/01/2021

DIVAGAZIONIultima modifica: 2021-01-17T09:33:34+01:00da gianni.pardo
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3 pensieri su “DIVAGAZIONI

  1. C´era da aspettarselo, o no? I giornali tedeschi ed austriaci hanno immediatamente scritto che in Italia adesso c´è pericolo che tornino Salvini e con lui l´estrema destra al governo. Io ho commentato che piuttosto passa un cammello attraverso la famosa cruna di un ago che succeda questo. E se gli italiani non mettono apposto da soli le cose, Mercron e Makel marceranno su Roma, come in passato i Celti ed i Germanici, con la differenza che oggi lo faranno digitalmente o almeno con la mascherina in faccia. Coudenhove-Kalergi circa 100 anni fa ha avuto il suo sogno (geostrategico-economico-militare) di un Europa unita con le colonie per il Lebensraum, ma la realizzazione di questo sogno sembra più lontana che mai.
    L´eufemismo tedesco è “Fachkraft für Kreislauf- und Abfallwirtschaft” ossia “Specialista per economia di rifiuti e circolare”. Usare “nonvedente” per evitare “cieco” è la riduzione-distruzione della lingua. Uuh-uuh (=a presto)

  2. Spero sfuggita. Ma non c’è modo di andare a chiederglielo.
    Fra l’altro, “costruttori” non è parola necessariamente positiva: dipende da ciò che si costruisce.
    E comunque, le parole sono il meno. Se un giorno in Italia ci se ne convincesse, sarebbe un grande progresso.

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