CONTE IL NOMOGRAFO

Beppe Grillo e il suo sinedrio, ignorando la base, i parlamentari, la piattaforma Rousseau e, probabilmente, anche il parere del Padreterno, hanno deciso democraticamente di offrire a Giuseppe Conte la carica di leader supremo del rinnovato M5S. L’avvocato del popolo, con esemplare spirito di sacrificio, e memore di Garibaldi, ha risposto: “Obbedisco!”. Rimangono parecchie cose da cambiare, tra cui ingiungere ai parlamentari del M5S di non mettere becco negli affari che li riguardano, ma il più è fatto.
Questa nomina, in termini di correttezza politica, provoca quel sollevamento dei peli che è l’etimologia di orrore ma in fondo, ogni partito, come ogni popolo, ha la dirigenza che merita. Ma cominciamo col capire le ragioni del M5S.
Emanuele Dessì, lui stesso ex M5S, ha fatto al riguardo l’ipotesi che Grillo e compagni abbiano offerto quella carica più o meno onorifica a Conte per paura che, approfittando della popolarità guadagnata nei mesi della pandemia, si facesse un partito suo. Cosa che avrebbe sottratto voti al M5S. Ma la tesi è fondata o infondata?
Qui discutiamo di notte del colore del cielo dall’altra parte della Terra. Infatti il futuro è incerto, e ancor più lo è per un partito che si va sfarinando. Non bastasse, il Movimento, per solitaria decisione di Grillo, si è associato con un governo che si è fatto carico del Paese in un momento tanto difficile, che non potrà che uscirne carico di critiche e anatemi. E ciò quand’anche agisse per il meglio nelle condizioni date. Dunque tutte le previsioni potrebbero rivelarsi errate. Qui di affidabile non c’è nulla. Siamo alle pure speculazioni.
A mio parere Beppe Grillo ha fatto male a chiamare Conte. Un partito che rischia di sparire ha bisogno di un grande leader, qualcuno che gli dia un’anima, un progetto, un orizzonte. Uno che riesca ad entusiasmare il popolo con la sua visione. E l’esempio perfetto lo abbiamo sotto gli occhi: A causa dei guai più o meno meritati di Umberto Bossi, la Lega è stata a un pelo dallo sparire e poi in quel partito ha prevalso un figlio di buona donna come Matteo Salvini: un demagogo, un burino (vero o finto che sia) capace di fare appello agli “animal spirits” dei leghisti e addirittura di allargare il suo richiamo all’intera nazione. Salvini è stato talmente bravo da moltiplicare non so per quale coefficiente i voti della sua Lega, fino a farne il primo partito italiano. Ecco che cos’è un leader. Proprio per questo, scherzando, proponevo al Movimento di arruolare come nuovo leader Matteo Renzi. E forse il Matteo più adatto, non fosse stato già impegnato, era Salvini.
Proprio non vedo come Conte possa salvare il Movimento. Come garbato testimonial va bene, non gli mancheranno certo i fazzolettini da mettere nel taschino: ma come guida? A meno che, come sosteneva Dessì, il vero scopo non fosse quello di togliere di mezzo un possibile concorrente. Se così fosse, l’errore lo avrebbe commesso Conte accettando. Ma lasciamo perdere le opinioni degli interessati. Obiettivamente, quante possibilità di successo avrebbe il partito di Conte? Questo nessuno lo sa. La storia delle ambizioni degli ex Presidenti del Consiglio non è comunque incoraggiante.
Il tentativo di Dini non suonò credibile sin dall’inizio e non ha lasciato neppure la memoria del nome. Quando invece si trattò di Mario Monti, molti lo salutarono come un astro nascente. Lo stesso professore non pensò di essersi fabbricato uno strapuntino: era anzi convinto di avere fondato il nuovo partito di maggioranza relativa. E tuttavia sappiamo come andò. Dunque Conte forse è stato meno ottimista di Grillo ed ha preferito l’uovo oggi piuttosto che la gallina domani.
Ma probabilmente, Conte commette lo stesso un errore, accettando. Da un capo di governo ci si aspettano parole rassicuranti e benedicenti, anche se banali. E infatti persino Draghi, parlando da Presidente del Consiglio, ha largamente deluso: non si è compromesso, non ha esposto nessuna visione, non si è impegnato in tempi certi a nessuna rivoluzione concreta. Ed è stato lo stesso applaudito, perché nessuno mai fischierebbe il libro dei sogni. Ma per un capopartito le cose stanno diversamente. Si deve sporcare le mani, si deve immergere fino al collo nelle trincee della battaglia, deve sventolare una bandiera e mostrare una meta. Conte ne sarebbe mai capace? Salvini è apparso brutale e testardo nel perseguimento della sua politica anti-immigrazione, ma forse è ancora per questo che, a quasi due anni dalla sua caduta, capeggia il più grande partito dell’Italia. Quello che voleva Salvini lo hanno capito tutti, allora, e tutti lo ricordano oggi. Invece, che cosa vuole, Conte, oltre a pavoneggiarsi nei più diversi ambienti?
Al riguardo va tuttavia notato, con sorpresa, che Conte ha posto (o finto di porre) delle condizioni, prima di accettare. Naturalmente le ha scelte di tipo sufficientemente vago per non impensierire nessuno, come la “transizione ecologica” i “diritti civili” o la “legalità”. Tanto che l’Agenzia Ansa non si è nemmeno degnata di riportarle. Ma così ha salvato la faccia. Ha voluto sottolineare che lui mica sarebbe venuto di corsa, se gli avessero fischiato. Come immaginava e come immagina il malpensante sottoscritto.
Non basta. Non è venuto per la parata. Ha chiesto uno spazio di manovra “non angusto”, per forgiare il nuovo Movimento. Prima di sedere misurerà lo spazio fra i braccioli della poltrona. Poi, come scrive l’Ansa: “sarà lo stesso ex premier ad elaborare il progetto rifondativo dei pentastellati. Un progetto con cui il M5S punta a diventare centrale nel quadro politico italiano con una maggiore apertura anche alla società civile”.
Ecco la democrazia: un programma politico formulato da un superpolitologo, forse in possesso della scienza infusa, cui tutti i membri del partito si inchineranno come nel sogno i covoni della Bibbia verso Giuseppe. Conte è più che un nomografo, perché non ha bisogno di associati. Più o meno come Solone.
Ora capisco il rimpianto di Zingaretti di non aver potuto avere Conte a capo dell’intero centrosinistra. Dove trovarlo un altro genio del genere?
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
1 marzo 2021

CONTE IL NOMOGRAFOultima modifica: 2021-03-02T08:14:41+01:00da gianni.pardo
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