“DICI QUALCOSA DI GIUSTO”

Enrico Letta è ufficialmente Segretario del Pd. Ieri, quando ho ascoltato (quasi tutto) il suo discorso di investitura di Presidente del Consiglio più che di candidato ad una segreteria di partito, nel pomeriggio stesso ho scritto un articolo scontento e amaro, dal titolo inequivocabile: “Perché sono (già) deluso di Enrico Letta”. E l’ho scritto con la morte nel cuore per due ragioni: perché ho un’incompressibile simpatia per quell’uomo, talmente mi affascina la buona educazione, e perché pensavo che tutti i commentatori sarebbero stati di parere opposto al mio. E gli amici mi avrebbero riso sul muso.
La sorpresa di oggi è che mi ritrovo tutt’altro che solo. La maggior parte delle riflessioni sono perplesse, critiche, al limite preoccupate. E allora bisogna cambiare totalmente registro e cercare di spiegarsi il discorso e le idee di Letta.
Secondo uno dei giornalisti che hanno parlato dell’evento, Letta potrebbe essere stato influenzatpo dal fatto di essere stato per sette anni lontano dall’Italia. Al punto da non capirla bene. Ma non credo sia questo il problema.
La segreteria di Zingaretti è sembrata incerta, esitante, non raramente a rimorchio di quegli scervellati dei “grillini”. Ed è stato facile dargliene il torto: così si spiegano le sue dimissioni spazientite. “Farete meglio senza di me”, avrà pensato ironicamente, “non ne dubito”. Ed effettivamente mentre, seduti in poltrona, aspettavamo il discorso di Letta, avevamo la segreta speranza che egli avesse il genio e il coraggio di formulare le idee-forza che il fratello del Commissario Montalbano non era riuscito a trovare. E invece che cosa abbiamo ascoltato? Una lunga serie di “buonismi” linguistici e concettuali, un lungo rosario di buone intenzioni e di luoghi comuni. Al punto che spesso è tornato in mente il brutale interrogativo americano: “Where is the beef?”, dov’è la sostanza? Dov’è l’anima del nuovo Pd?
La sostanza – secondo molti commentatori – si trova nello ius soli da concedere ai figli dei migranti illegali. Nel voto ai sedicenni, mentre noi eravamo talmente imbecilli – quando ancora al liceo vigeva “la scuola di Giovanni Gentile” – da dover aspettare i ventun’anni. E in altre belle trovate di questo genere. Col risultato di far accapponare la pelle a molti italiani, anche fedeli al Pd.
E allora sono arrivato a due conclusioni. La prima: che Zingaretti non è il solo che non sappia più qual è l’anima del Pd; la seconda: che Letta non abbia saputo inventarne una nuova. E infatti si è aggrappato al vecchio invito: “Di’ qualcosa di sinistra”. E lui ha detto parecchie cose di sinistra. Fumose, vaghe, la maggior parte delle volte, e platealmente sbagliate, quando sono state precise, come lo ius soli, ma tanto, tanto di sinistra, signora mia.
L’invito: “Dici qualcosa di sinistra”, che molto è piaciuto, è semplicemente sbagliato. Perché dicendo qualcosa di sinistra si può anche lodare qualcosa di orrendo come la dittatura del proletariato. Chi non ci crede si informi con chi è stato nel gulag. L’invito dovrebbe essere un altro: “Dici qualcosa di giusto”, e che sia di destra o di sinistra poco importa. Il popolo vive un momento drammatico, parliamo di centomila morti, di centinaia di migliaia di disoccupati in più, forse fra qualche mese scriveremo il numero con sette cifre, e questo qui ci viene a parlare dello ius soli?
Così, risalendo a monte delle questioni, si arriva al nocciolo: forse non c’è più spazio per il Pd di sinistra. A tentare di farlo rinascere di sinistra si rischia la nemesi marxiana per cui se si ripete ciò che una volta si è manifestato come tragedia, lo si ripete come farsa. Forse Enrico Letta non si è accorto che è stato chiamato come medico bravo, ma gli hanno presentato un malato già morto. Se uno spazio il Pd potrebbe trovare, sarebbe – forse – nella moderazione, nel centro, nel volersi fare forza essenziale e trainante del governo Draghi. La sinistra “vera” va lasciata a Leu, ai “grillini”, alle “sardine”, a tutti gli sciocchi che preferiscono sognare che ragionare. Gente che la ramazza della storia farà sparire. Come rischia di far sparire il Pd, se si ostinerà in queste battaglie di retroguardia, con la testa montata all’incontrario come gli indovini di Dante.
La salvezza del Pd non è in un ritorno alla purezza del passato (un passato infame, che di puro non aveva niente, salvo il sadismo) ma in un salto nel futuro, Nel comprendere che la sinistra novecentesca ha fallito e la salvezza risiede nell’amministrazione del presente. Cercando di non peggiorarlo.
E quando dico “cercando” sono ottimista. Infattim a mio parere, considerando il mondo com’è, temo che il tentativo di un ritorno al buon senso sia vano quanto quello dell’Imperatore Giuliano.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
15 marzo 2021

“DICI QUALCOSA DI GIUSTO”ultima modifica: 2021-03-15T11:21:42+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su ““DICI QUALCOSA DI GIUSTO”

  1. Hanno perso ( se mai l’hanno avuto ) il contatto con la realtà, la nostra piccola quotidiana realtà.
    Saluti Prof.

  2. Sinceramente io ho qualche dubbio riguardo all’intelligenza di Letta.
    Quando era al governo disse che “per governare l’Italia bisogna muoversi come in un negozio di porcellane”, che tradotto significa non fare nulla e rinunciare in partenza a fare qualsiasi cosa.
    Qualche tempo fa in radio disse testualmente “perché non rendiamo obbligatorio il diploma di scuola superiore”; beninteso, non disse di alzare ulteriormente l’età dell’obbligo scolastico (già di per sé una sciocchezza), disse proprio così. Un po’ come dire che, dato che tutti i ragazzi provano a giocare a pallone, rendiamo obbligatorio per tutti il raggiungimento almeno della Serie B.
    Poi lo ius soli che appena lo si nomina, il PD perde un sacco di voti, e lui lo tira in ballo proprio adesso che la gente non riesce a campare. E ciliegina sulla torta, il voto ai sedicenni, i quali non possono firmarsi la giustificazione di una assenza a scuola ma dovrebbero, secondo lui, concorrere all’azione di governo del paese attraverso il voto.
    Poi mi si dica che i miei dubbi non hanno ragion d’essere…

  3. Temo che lei abbia ragione. Forse la mia simpatia è ingiustificata. O – almeno – posso tenermi la simpatia e moderare la stima.

  4. Non vorrei infierire ma , come ha detto Fabrizio, è lecito dubitare dell’intelligenza di Letta. Siamo in piena pandemia, con migliaia di imprese già fallite e a breve con un milione di disoccupati in più e lui non trova di meglio che proporre ius soli e voto ai sedicenni. Per di più irrealizzabili in questo Parlamento perché a parte Leu solo una parte del PD le voterebbe. Alla prima uscita si è sparato un colpo al piede !

  5. Lo ius soli non passerebbe, ma il voto ai sedicenni sì, secondo me. Quantomeno potrebbe succedere che venga avviato l’iter per la riforma.
    E’ una proposta che va ben oltre la stupidità, ma ha il “pregio”, si fa per dire, di essere progressista e politicamente corretta, perfettamente in linea con lo spirito del tempo per il quale i ragazzi devono avere diritti, diritti e ancora diritti.
    Questo significa che molti non avrebbero il coraggio di schierarsi contro: qualche tempo fa, anche Salvini si era espresso a favore della medesima proposta (superficiale come sempre, non pensa che a quell’età i pochi che si interessano di politica difficilmente sono leghisti), mentre Giorgia Meloni aveva proposto di abbassare l’elettorato passivo a 18 anni.
    Per non parlare di Grillo che, sempre più avanti di tutti, è arrivato a parlare di voto ai 14enni…
    Un giorno avremo comunque il voto ai sedicenni, dopodiché, ottenuto quello, ci sarà qualcuno che inizierà a dire che i sedicenni potrebbero anche entrare nelle istituzioni, da lì a poco a poco il coro diventerà qualcosa del tipo “non è degno di un paese civile che i sedicenni possano solo votare e non essere votati”… ed ecco che ci ritroveremo con i parlamentari sedicenni.
    Irrealistico? Può darsi, ma io dico che, in questa epoca di regressione mentale che stiamo vivendo, niente è troppo assurdo o ridicolo per potersi avverare.

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