IMPRESSIONI PRIVE D’IMPORTANZA

Le prime impressioni sono da prendere sul serio quando si tratta di arte. Questa infatti si rivolge a qualcosa – il senso estetico – che non ha molto a che vedere con la ragione, la logica, l’intelligenza. Voltaire era molto intelligente ma non era un artista (anche se avrebbe tanto amato esserlo, e dell’arte dominava perfettamente la tecnica) mentre Dostoëvskij, forse già col cervello devastato dall’alcool e da una vita disordinata, non per questo cessò di essere un grande artista e uno straordinario narratore.
Le impressioni invece valgono poco quando si tratta di dare un giudizio razionale e fondato sui fatti. Chi vedesse un ritratto di Montaigne potrebbe pensare che quello sia il volto di un uomo crudele e calcolatore. Mentre Montaigne, per giunta in un’epoca di straordinaria durezza e inumanità, nella vita fu tutto l’opposto. Perfino la sua grande opera è talmente percorsa da un atteggiamento di dolcezza e benevolenza che si è parlato del costante “sorriso di Montaigne”. Le impressioni, in questo caso, valgono meno di zero, perché sono fuorvianti. In campo poetico – salvo che al cinema, l’aspetto non è un criterio valido. Per il lontano passato siamo fortunati: possiamo immaginare Catullo simile a Chopin o a Musset, per i poeti più recenti disponiamo purtroppo di fotografie che non raramente ci mostrano signori anziani, arcigni, sovrappeso e, in qualche caso, francamente brutti.
Ho detto questo per mettere le mani avanti. So che ciò che scriverò è azzardato e non vale nulla. Soltanto il futuro dirà se le mie impressioni corrispondono alla realtà o no. Attualmente sono più vicine ad una fantasia che a un giudizio. Sto parlando di Enrico Letta in quanto segretario del Pd.
Comincerò col dire che l’opinione che si può avere di una persona dipende anche dal posto in cui è collocata. Una formazione filosofica – che è una buona base per partecipare con successo ad un talk show politico – non è l’ideale per guidare un’industria di laterizi. I meriti intellettuali del professore non lo salveranno dal giudizio più severo, se per sua imperizia la fabbrica fallisce. Chissà, forse al suo posto un ragioniere appena alfabetizzato avrebbe fatto faville.
Ecco perché i professori di diritto delle università raramente sono grandi avvocati. Una cosa è discutere di diritto in teoria, un’altra affrontare il ring brutale del processo. E nello stesso modo, un notevole medievista vi saprà dire meriti e difetti di Federico II di Svevia, mosse azzeccate ed errori marchiani di Papi ignoti ai più, e poi, se viene nominato assessore alla viabilità di un paesone di ventimila abitanti, rivelarsi una frana, tanto da essere rimandato a casa dagli elettori alla prima occasione. La politica, secondo l’arcinota definizione di Rino Formica, è “sangue e merda”, non “cultura e buona fede”. Ecco perché la simpatia e la stima per Enrico Letta non mi fanno velo, e proprio le sue prime mosse come politico “retour de Paris” mi lasciano perplesso.
Della sua presa di posizione fuori tempo a favore dello ius soli abbiamo già scritto. Della sua proposta del voto ai sedicenni i più benevoli hanno detto che “non è proponibile in questo momento”. Infine è di ieri la notizia che ha attaccato a testa bassa Salvini ed io ho temuto che l’altro lo azzannasse come un coccodrillo. E invece Salvini, magnanimo, ha detto che questo non è il momento delle divisioni ma della collaborazione. Il coniglio ha ruggito e la belva ha detto un’avemaria. Ma tutto questo mi ha fatto preoccupare.
A Letta hanno detto che il Pd ha bisogno di avere un’anima. Ed è vero. Ma lui ha capito “ritrovare un’anima” ed è andato a cercarla nella spazzatura, pensando che l’avessero cestinata per errore. Invece la realtà è che aveva superato la scadenza e non funzionava più.
Insomma Letta sembra non aver capito che, se il Pd è in grave decadenza, è perché non sa che fare o che dire, e dunque appare inerte. Oppure pensa che possa dire e fare soltanto ciò che ha detto e fatto in passato, senza capire che quello che un tempo era sbagliato, ma almeno a molti appariva giusto, oggi rimane sbagliato ed appare sbagliato praticamente a tutti. È così che si è arrivati al presente stato di decadenza.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Gran Bretagna ha capito due cose essenziali: che non si poteva mantenere un Impero con la forza come ai tempi della Regina Vittoria e, soprattutto, che l’Impero non era più un affare. Così ha mollato tutto e tutti, ha smesso di farsi stramaledire e le ex colonie hanno avuto modo di imparare che era meglio avere un baronetto inglese, a capo di tutto, che un satrapo locale. La storia della Rhodesia è in questo senso esemplare. E tristissima.
La Francia viceversa, anche se aveva le sue buone ragioni per recalcitrare, ci mise molto tempo a capire che doveva lasciare l’Algeria. E la pagò piuttosto cara. E cara l’hanno pagata anche gli algerini, quando sono stati indipendenti. Ma, come si dice, ognuno è l’artefice della propria fortuna.
Quando i modelli sociali, politici ed economici cambiano, cercare di tornare al passato è impresa disperata. Non ci riuscì l’imperatore Giuliano, non ci riuscì Napoleone III, non ci riuscirono i comunisti che congiurarono contro Eltsin. L’Impero era destinato ad essere cristiano, la Francia ad essere repubblicana, la Russia a divenire democratica. E l’Italia non può più essere comunista. Nella Cattedrale del Kremlino hanno dichiarato che Dio è morto.
Enrico Letta – se l’impressione sarà confermata – commette un doppio errore. Cercare di restaurare il comunismo è impresa impossibile. E se fosse possibile, potrebbe realizzarla un grande uomo d’azione. Cosa che Enrico non sembra essere. Il paziente è molto malato, ma speriamo che questo medico non ne acceleri la morte.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
19 marzo 2021

IMPRESSIONI PRIVE D’IMPORTANZAultima modifica: 2021-03-19T10:17:23+01:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “IMPRESSIONI PRIVE D’IMPORTANZA

  1. Al di là delle considerazioni già espresse nel precedente articolo, nell’era della comunicazione via social è abbastanza anacronistico pensare di rilanciare un partito con una figura come Letta, che probabilmente sarebbe apparso vecchio e spento già ai tempi della DC.
    Più che agli altri partiti, mi pare che una seria concorrenza la possa fare agli integratori a base di melatonina.

  2. Restaurare il comunismo? Chi? Enrico Letta? Ma vuole scherzare? “Ritrovare un’anima”: ma sì, sono parole che si dicono, fanno fino, fanno commovente…
    Il poverino voleva dire “dobbiamo sforzarci di trovare qualcosa per giustificare la sopravvivenza”. E davanti a sè ha quelli che gli ricordano l’epoca gloriosa di Togliatti, di Berlinguer (“quando il partito contava”) e di Lama (oggi scimmiottato da Landini). Ma sa benissimo che sono come i “pantaloni a zampa d’elefante”. Però la richiesta che sente ronzargli nelle orecchie è “ma dicci almeno una cosa memorabile di sinistra!”. E allora ecco lì lo ius soli (buono, ma poco spendibile al difuori di una stretta cerchia; la cosa più bella, dell’arrivo del trabiccolo su Marte, era l’esultanza di facce di tutti i colori e sagome al centro della NASA: aspettiamo anche qui laureati di tutti i colori e sagome in posti solidi) e il voto ai 16enni (si allarga la domocrazia!). Ma poi, è sicuro, non potrà che ripiegare sull’ambiente, l’ecologia, le donne: in sostanza, le chiacchiere che “tirano”, sulle quali però è Grillo il maestro.

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