IL SESSO DISCRIMINATO

Fino ad oggi Enrico Letta non era sembrato un personaggio tanto estroso e colorato – o, se si vuole – estremista, da suscitare un grande interesse. E dunque da meritare articoli a raffica. Ma mai fidarsi delle prime impressioni. Ricordate Francesco Cossiga? Sembrava il Presidente ombra, non discreto ma a momenti inesistente, e poi una mattina si svegliò è cominciò a sparare cannonate in tutte le direzioni. Fino ad essere accusato (in Italia la polemica è sempre sottile e delicata) di essere malato di mente.
Lo stesso sembra oggi capitarci con Letta. Non abbiamo finito di parlare – peggio che perplessi – di una sua iniziativa, che già ce ne propone un’altra: ha sostanzialmente chiesto a Graziano Delrio e Andrea Marcucci di farsi da parte, abbandonando il primo la carica di capogruppo alla Camera e il secondo al Senato, per far posto a due donne. Non perché quei due politici siano immeritevoli, o accusati di qualcosa, semplicemente perché “non donne”. Si sostiene infatti che, fino all’avvento di Letta, nei posti di responsabilità del Pd la rappresentanza del gentilsesso è stata sottodimensionata. E così si provvede d’imperio, quasi che “due donne qualunque” fossero meglio di Delrio e Marcucci.
L’argomento permette di discutere un tema che ha furoreggiato per decenni negli Stati Uniti: quello delle quote. I negri non sono spesso nei posti di responsabilità, dunque imponiamo che in tali posti ci sia almeno una quota percentuale fissa di afroamericani. Il sistema ha dato luogo a problemi, distorsioni, ingiustizie, malumori, ma – si sa – contro la moda è inutile lottare. Se impone alle donne di andare in minigonna andranno in minigonna anche quelle con le gambe storte o a salsiccia. Letta dunque sta attuando un provvedimento che, invece di essere una novità, ha una lunga – e non gloriosa – storia dietro di sé.
Immaginiamo una grande impresa in cui tutti i posti più o meno importanti siano occupati da donne. Se degli uomini chiedessero loro di dimettersi, perché “non ci sono abbastanza uomini” nei posti di comando, come reagirebbero le signore? Direbbero giustamente: “Io questo posto me lo sono guadagnato e non lo cedo a nessuno. In particolare a qualcuno che è meno capace di me. Perché se fosse più capace di me sarebbe già al mio posto”.
A questo ragionamento so già come risponderebbero le femministe. “Avresti ragione se la competizione fosse onesta. Ma le donne, anche se più meritevoli, sono spesso messe da parte a favore dei maschi”. Ed io sarei pronto a dare loro ragione. Ma il rimedio sono le quote, certificazione statale di inferiorità?
Se la quota fosse del 30%, sarebbe un insulto per le donne. Sarebbe come dire che l’umanità è composta da un 70% di donne inferiori agli uomini. Se fosse del 50% eviteremmo questa obiezione, ma non ne eviteremmo un’altra: la quota del 50% nasce dalla presunzione di eguaglianza dei sessi, ma che cosa la dimostra? Non certo un principio etico. L’etica indica come le cose dovrebbero essere, non come sono. E se le donne fossero in media superiori, se la quota giusta fosse 60% di donne al comando e 40% di uomini?
In realtà bisogna eliminare, con la massima accuratezza e ogni volta che è possibile, la discriminazione per preconcetto. L’unico criterio valido deve essere il merito, sforzandosi in tutti i modi di identificarlo. Dunque esami in cui, nella misura del possibile, si evita di far sapere se il concorrente è un uomo o una donna, un bianco o un nero, e via dicendo. So che non è facile, ma non abbiamo altro sistema.
Nemmeno il metodo democratico è valido, ed è facile dimostrare perché. Se si mette ai voti la designazione di un capogruppo della Camera, e i deputati oggi sono più numerosi delle deputate, probabilmente sarà eletto un uomo. Anche se c’è una donna un po’ più meritevole. Non se ne esce.
Del resto, immagino facilmente il senatore Marcucci che dice: “Io non pretendo di essere capogruppo perché ho il pisello, ma non accetto nemmeno di rinunziare alla carica a favore di qualcuno che ha soltanto il merito di non averlo. Pensavo che in questa sede si discutesse di politica, non di organi genitali”.
Forse bisognerebbe vedere quali provvedimenti in concreto si possono prendere a favore della giustizia, perché sono convinto che le donne intelligenti non chiedono privilegi, ma giustizia. E poi, come si dice per lo sport, che vinca il migliore.
Senza andar lontano, attualmente in magistratura sono più numerose le donne, e ciò perché vincono più spesso il concorso.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
25 marzo 2021

IL SESSO DISCRIMINATOultima modifica: 2021-03-25T12:15:41+01:00da gianni.pardo
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5 pensieri su “IL SESSO DISCRIMINATO

  1. Letta non fa altro che confermare i dubbi già espressi circa la distanza tra lui e Einstein: quand’anche fosse corretto piazzare nei posti chiave delle donne in quanto donne (tutto da vedere), la cosa potrebbe essere fatta a partire dalle prossime nomine. Invece, pretendere brutalmente che due uomini in carica si facciano da parte significa solo creare malumori e nemici giurati all’interno dello stesso partito.
    Credo sia semplicemente negato per la politica, come altri lo sono per sciare o per giocare a tennis.

  2. Ad ogni modo, sulla questione donne e quote rose l’ipocrisia come sempre fa in modo che non si guardi in faccia la realtà.
    E’ vero che le donne sono meno rappresentate nelle posizioni di vertice, nelle aziende come nella politica. Ma la ragione principale sono davvero i maschi cattivi? Non sarà forse che le donne investono molto meno tempo ed energie degli uomini nella carriera?
    A questo punto si dirà che per forza, le donne devono fare i figli e crescerli, oltre che occuparsi della casa. Tutto vero, ma prima ancora di questo c’è anche e soprattutto la componente interesse che è minore: quante sono le donne che si interessano di politica? E quante sono quelle che la fanno in modo attivo? Molte meno rispetto agli uomini, pertanto pretendere di ritrovarle in numero uguale agli uomini in parlamento è semplicemente una distorsione.
    Nelle aziende il discorso è simile: anche le ragazze giovani che non hanno ancora una famiglia spendono (in media) meno tempo ed energia nella carriera, rispetto agli uomini. Hanno altri interessi e altre priorità.
    Se invece allarghiamo lo sguardo ad altri ambiti professionali, troviamo che le donne sono nettamente maggioritarie rispetto agli uomini tra gli insegnanti, ad esempio. Dobbiamo dedurre che gli uomini sono discriminati, oppure che sono molto più numerose le donne che prendono la strada dell’insegnamento?

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