COME SI ANNUNCIA QUESTO SECOLO

Illudersi è un pessimo affare, sforzarsi di non farsi illusioni un perenne dovere, ma non avere neanche l’occasione di sforzarsi per non farsi illusioni, confina con la disperazione.
Ho sempre avuto una pessima opinione del XX Secolo (in materia di arte e pensiero) ma, mentre prima per esso si parlò di “Secolo Breve” (dal 1914 al 1989), ora penso che stiamo passando al “Secolo Lungo” (dal 1914 al 2021, salvo proroghe). Perché non è che da 1989 si siano risvegliate le arti e la letteratura. La musica – quella vera – dorme dai primi del Novecento e, salvo la spazzatura costituita dalle canzonette, siamo tutti archeologi. Perfino il jazz è morto. Nemmeno il cinema ha dato capolavori. Quando leggo la vita dei grandi dell’Ottocento ho la sensazione che, andando in giro, potevano incontrare dei geni ad ogni angolo di strada. Oggi ci godiamo i frutti della loro intelligenza e della loro capacità creativa, ma in un deserto filisteo e tecnologico. Di gente viva, in materia di letteratura, a Stoccolma ci hanno proposto prima Dario Fo e poi Bob Dylan. Alleluia.
Non basta. Ringraziamo il cielo per la pace che la lezione della Seconda Guerra Mondiale ci ha offerto, ma ciò non impedisce che il mondo sia come paralizzato. Che la sorte ci preservi questa pace, ma nulla può impedirci di annoiarci. E probabilmente noi vecchi ci annoiamo più di tutti. Perché le fiction ci sembra di averle già viste, anche se sono nuovissime. Personalmente non entro in un cinema da mezzo secolo e la maggior parte dei film che ci presenta la televisione li lascio a metà. O non comincio neppure a vederli.
Avrò pure la puzza sotto il naso, ma chi può negare che tanta parte della moderna produzione artistica è costituita da rimasticature? Propongono Shakespeare in abiti moderni. Cambiano nei modi più fantasiosi le messe in scena delle grandi opere liriche (sempre quelle). Riprendono tutti i drammaturghi del passato, in un eterno, stucchevole revival. Revival è una parole che fa pensare ad una nuova vita ma a me tutto ciò sembra tutt’altro che una resurrezione.
Dicono che a suo tempo la rappresentazione di Cyrano de Bergerac fu accolta con autentico entusiasmo, in Francia, perché gli spettatori speravano che essa annunciasse una nuova stagione di grande teatro. E invece era il canto del cigno. Di nuobo e di “grande”, da allora, non c’è nemmeno il brutto, perché sono decenni e decenni che si producono cose brutte. È come se l’ispirazione si fosse inaridita in tutte le direzioni. Così gli artisti sono ridotti a cercare non il bello ma il “sorprendente”; il “diverso” anche se orrendo; l’assurdo, come il silenzio venduto come musica.
Il Settecento viene chiamato il Secolo dei Lumi, se continua così il nostro sarà chiamato il secolo della noia. Noia nell’arte, noia in politica, noia nella conversazione, noia di vivere.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
1 aprile 2021

COME SI ANNUNCIA QUESTO SECOLOultima modifica: 2021-04-01T09:11:04+02:00da gianni.pardo
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