CONTE SOTER

Giuseppe Conte è l’uomo che è stato chiamato a salvare il Movimento 5 Stelle nel momento in cui è in caduta libera. Conte Soter, Conte il Salvatore. E si è subito rivelato all’altezza.
Lo abbiamo già visto all’opera, in ben due governi, e sappiamo già che è l’uomo del futuro. Non nel senso dell’ “uomo che ci occorre per il futuro”, ma nel senso dell’uomo che coniuga i verbi sempre al futuro. Al presente non fa niente, o – almeno – sembra che non faccia niente. In realtà sta lavorando, oh, se si sta lavorando! Ma per il futuro.
L’Ansa, agenzia della stampa italiana, ha il compito di fornire ai vari giornali i dati effettivi sui quali poi i singoli giornalisti potranno basarsi per scrivere il loro “pezzo”. E magari dargli l’interpretazione preferita dalla loro testata. I dati infatti sono indispensabili: neanche il più bravo degli editorialisti può trarre geniali commenti se manca il fatto da esaminare. Non si può trarre succo da una pietra. Se dunque òìAnsa di un avvenimento non racconta niente, o da quelle parti non sanno fare il loro mestiere, oppure l’avvenimento non c’è stato. E in materia giudichi il lettore.
Riguardo al discorso che Conte ha fatto ai “grillini”, l’Ansa riferisce che ha detto belle parole come: “sfida complessa ed affascinante”, ma purtroppo fin qui potrebbe anche trattarsi di un incontro di pugilato; “rifondare il movimento”, cosa che al massimo significa che attualmente è come morto. Infine ci ha fatto sapere che questo uomo di Stato ha avvertito: “Non è un’operazione di restyling o marketing politico”. Ma anche questo – a parte ricordarci che ha “quasi” frequentato un’università americana – non significa molto. La Madonnina del Duomo di Milano non è un cavallo, non è il Rio delle Amazzoni, non è un cacciavite e non è Erasmo da Rotterdam. Si potrebbe anzi dire che “non” è tutto il resto, salvo la Madonnina. Nello stesso modo vorremmo sapere da Conte che cosa intende fare, non che cosa “non” intende fare. Nessuno lo ha sospettato di avere in progetto di denudarsi sul palco o di mettersi a ballare il tip tap.
In totale sembra che Conte sia venuto a parlare di un vago progetto di beatitudine futura. Purtroppo, il contenuto di questo progetto non è più dettagliato e coraggioso della chiusa delle favole: “E vissero felici e contenti”.
Ma le parole beneauguranti non sono mancate. L’avvocato del popolo le ha versato come un balsamo nelle orecchie degli ascoltatori, seppure avvertendo della necessità di coniugarle rigorosamente al futuro: “rigenerazione”, “valorizzare l’esperienza fatta”, “un nuovo modello di sviluppo”, “benessere equo e sostenibile”, “transizione energetica”, “ridurre le diseguaglianze”. Insomma “programmeremo” il progetto finale.
Suvvia, non dormite. Non potete dormire mentre vengono annunciate queste fatidiche campagne militari, dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno.
Gianni Pardo giannipardo1@gmail.com
2 aprile 2021

CONTE SOTERultima modifica: 2021-04-02T10:08:39+02:00da gianni.pardo
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2 pensieri su “CONTE SOTER

  1. Assolutamente conforme allo stile dei contratti, delle promesse, dei programmi, dei politici italiani, nel momento in cui “disegnano il nuovo futuro” che essi attribuiscono aal’Italia, per attuare il quale assumono un generico “impegno”. E’ sempre stato così, in modo da Craxi in poi e sempre più retoricamente; ma non mi pare che fosse diverso in epoca DC, nella quale però per intendere i “contenuti reali” bastava riferirsi ai documenti vaticani. Uno spreco di parole, basterebbe dire “felicità e benessere per tutti”, che Cetto Laqualunque ancor più icasticamente mise in chiaro con “cchiù pilu pe’ tutti”. Quindi, è consolante vedere che ci manteniamo nel solco della tradizione; ed è questo amore per la tradizione che ci ha fatto grandi, e che ci fa amare nel mondo. Prenda Wagner o Beethoven: sì, certo, sono apprezzati per la loro musica “seria”, che certo però non ispira pensieri di felicità. Prenda invece Rossini: a un congolese, a un indiano, come pure a un inglese o a un tedesco, ispirerà allegrezza e farà nascere un sorriso. Ecco, noi ci manteniamo in quel solco. (Ingiustificatamente, in verità, perché Rossini al confronto era un filosofo).

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