DALLA TEOLOGIA ALLA POLITICA

Già nell’antichità, Aristotele si è preoccupato di dimostrare logicamente l’esistenza di Dio. Se osserviamo il mondo, scrisse, vediamo dappertutto una serie di cause e di effetti. Ma se è così, risalendo all’indietro, e considerando che ogni cosa deve avere una causa, si finisce inevitabilmente per arrivare ad una causa che nessuno e niente ha causato. Quella causa ultima si chiama Dio.
Il ragionamento filò per parecchi secoli ma poi, nel Medio Evo, alcuni filosofi e teologi si accorsero che la prova regina dell’esistenza di Dio non era sufficiente. Infatti, se pareva assurdo che l’Universo fosse eterno e causa di sé stesso, come mai non sembrava assurdo Dio, che per l’appunto era causa di sé stesso?
La risposta che si dettero i credenti fu anch’essa logica. Se noi ipotizziamo che l’Universo sia eterno e causa di sé stesso, arriviamo ad una conseguenza assurda, perché la materia, per come la conosciamo, non è mai causa di sé stessa. È immersa nella catena causa-effetto-causa-effetto, e nulla più, mentre Dio, essendo spirito ed onnipotente, sfugge a questa critica. Ecco perché Dio può essere quello che l’Universo non può essere.
Questa prova – che vi ho descritto per come me la ricordo – ha avuto un grande successo ed è stata battezzata “prova ontologica”: Dio, essendo quello che è, non può non esistere. Questo ragionamento, sottilissimo e brillantissimo, pure da alcuni contestato, ha più o meno resistito fino all’epoca di Immanuel Kant. Questi ha obiettato che non si può dedurre l’esistenza di qualcosa dalle qualità di questo qualcosa. Per usare il suo linguaggio, l’esistenza non può essere dimostrata a priori, perché è a posteriori: prima dimostriamo che qualcosa esiste, e poi vedremo che qualità ha. Credo abbia scritto: “Io so perfettamente come sono fatti tre talleri, ma ciò non dimostra che li abbia in tasca”. Non si può dire “Dio non può non esistere perché, esistendo, sarebbe fatto così”. Questo è mettere il carro dinanzi ai buoi.
Naturalmente i grandi pensatori non si esprimevano nella maniera pedestre che uso io, ma il succo è quello. E comunque il ragionamento di Kant (che pure era credente) sembrò talmente imbattibile che, da allora (siamo nel Settecento) l’esistenza di Dio è stata considerata indimostrabile.
Purtroppo, la mentalità astratta è più corrente di quanto si pensi. Per esempio, i comunisti si dichiarano marxisti anche se le idee marxiste, quando si è provato ad applicarle, si sono dimostrate disastrose. Per me invece, a dimostrare che l’economia marxista è sbagliata, basta la storia. Se studiassi bene la teoria di Marx, e la trovassi ammirevole, alla fine direi lo stesso: “È perfetta ma non funziona. E tanto basta per dire che è sbagliata”.
Così, riflettendoci, ho anche capito perché c’è sempre stata una totale incomprensione fra i comunisti (e se è per questo anche i cristiani) e me. La prova “ontologica” è meno lontana dal pensiero comune di quanto pensassi un tempo.
Arriva un uomo e dice: “Se Dio esistesse, sarebbe intervenuto per evitare la Shoah. Se non è intervenuto nemmeno in questo caso, o non esiste, o è cattivo, o semplicemente si disinteressa delle vicende umane. Come del resto pensava anche quello sciocchino di Aristotele”.
Questo tipo di frase scandalizza a morte i credenti. Essi rispondono in coro che quell’uomo è blasfemo: Dio è buonissimo e fa sempre la cosa giusta. Il male è opera di noi uomini. Certo, Dio a volte interviene e a volte non interviene, anche se noi non comprendiamo perché non interviene. Ma Egli è più intelligente di noi, è buonissimo, è onnisciente e fa sempre la cosa giusta. Anche se a noi pare sbagliata”.
Questo ragionamento che un tempo, quando non mi sembrava stupido, mi sembrava ingenuo, ha radici più profonde di quel che pensassi.
Chi ha una mentalità positiva, razionale, pratica, dedurrebbe la bontà o la cattiveria di Dio dal suo comportamento. Se si comporta bene è buono, se si comporta male è cattivo. E ciò perché l’uomo razionale, kantianamente, deduce la qualità di qualcosa dall’esperienza. L’arancia è di colore arancione perché tutte le arance che ho visto, salvo quelle non ancora mature, erano arancione. E invece c’è chi dice: “Tutti i meloni sono cubici ed hanno la buccia viola”. E poi, se qualcuno gli obietta che essi sono tondi e verdi, se la cava con: “Vi siete sbagliati. Avete visto meloni che non erano meloni. Perché io vi dico che i veri meloni sono cubici e di colore viola. Devono per forza essere così”.
Se credono di conoscere la natura di Dio, gli uomini non si lasciano turbare dai fatti. Ad essi preferiscono la definizione che di Dio gli hanno insegnato e tanto peggio per i fatti.
Così mi sono accorto che mentre da ragazzo ero abbastanza miscredente per irridere l’argomento ontologico, la gente, che a me pareva incolta, era invece abbastanza mistica per ragionare ontologicamente. Non soltanto per quanto riguarda l’esistenza di Dio, ma anche per quanto riguarda le sue qualità.
E questo vale anche per la la politica. La sinistra doveva per forza avere ragione. Anche se Stalin e Mao avevano provocato milioni e milioni di morti, loro avevano ragione e la realtà aveva torto. Non soltanto il marxismo era perfetto, ma era anche il futuro dell’umanità. In realtà lo è sul serio, ma soltanto nel senso che una volta o l’altra tutti moriremo.
Gianni Pardo,

DALLA TEOLOGIA ALLA POLITICAultima modifica: 2021-05-24T14:17:29+02:00da gianni.pardo
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