THE EXECUTIONER

I giornali riferiscono che il Primo Ministro Giuseppe Conte ha ingiunto al sottosegretario Armando Siri di dimettersi. Infatti, se non lo farà prima, spontaneamente, sarà lui stesso a proporre la sua espulsione al prossimo Consiglio dei Ministri. Il linguaggio usato è stato ultimativo e secondo alcuni addirittura ruvido. Certi giornalisti si spingono a presentare Conte come risoluto e, per così dire, autonomo e decisionista. Quasi a proclamare un altolà alla pretese egemoniche della Lega di Matteo Salvini. E al riguardo c’è di che rimanere peggio che perplessi. Quell’avvocato è stato scelto per quel posto esclusivamente perché Salvini non permetteva a Di Maio di occuparlo, e Di Maio non permetteva a Salvini di occuparlo. E poiché, a termini di Costituzione, la sedia non poteva rimanere vuota, ci si è messo sopra un cappello.
Non sono parole sprezzanti nei confronti dell’avv.Giuseppe Conte, personaggio beneducato e gradevole. Ma la prudenza avrebbe dovuto sconsigliargli di accettare l’offerta. Il posto di Presidente del Consiglio è come la corona dei pesi massimi: non si attribuisce al più bello ma a chi ha battuto gli altri pesi massimi, sul ring. La sua autorità nasce dalle vittorie e, se queste mancano, non c’è certificato o bollo che possa sostituirle. Nel caso di Conte, se il Premier non è l’esponente più forte della coalizione più forte, rischia sempre di essere un uomo di paglia. Quale che sia l’’eloquio e l’abbigliamento.
Se proprio desiderava accettare il titolo, la cosa migliore che Conte avrebbe potuto fare sarebbe stata gioire dei tappeti rossi, delle comparsate internazionali, delle photo opportunities, e per il resto tacere e farsi dimenticare. Ma la carne è debole e, se uno si vede appiccicare sulla manica il grado di generale senza neppure avere fatto il servizio militare, la tentazione di dare ordini agli uomini in divisa è irresistibile. Conte oggi strapazza rudemente Siri come se fosse realmente il padrone del governo e con questo si dà la zappa sui piedi.
Sappiamo tutti che quell’avvocato è stato innalzato a quella carica dal Movimento 5 Stelle e ad esso risponde. Sappiamo tutti che in tanto si permette di strapazzare Siri e di dargli ordini, in quanto tutto ciò gliel’ha ordinato Di Maio. Teoricamente sarebbe dunque nelle condizioni del boia che, pure nel momento in cui tortura o uccide qualcuno, è innocente di ciò che fa. Svolge infatti la sua incolpevole attività di subordinato, rimanendo una persona perbene, come il famoso Sanson.
L’unica avvertenza, per rimanere incontaminato esercitando un mestiere tremendo, è di non aver l’aria di fare volentieri ciò che fa. Del resto, nei secoli si è avuto il buon senso di imporre al boia una “cagoule”, una sorta di passamontagna nero da cui emergono soltanto gli occhi: proprio per farne una figura anonima e quasi un simbolo della severità della giustizia. Se egli si toglie la cagoule e, prima di vibrare frustate o far cadere la mannaia, fa la morale al condannato, o lo tratta rudemente, non è più un “executioner”, un esecutore, come gli inglesi chiamano il boia, è qualcuno che sottoscrive personalmente ciò che fa. E se ne assume dunque la responsabilità. Diviene qualcuno che prende piacere a fare una cosa che in molti susciterebbe ripugnanza.
Ciò è soprattutto in un campo, come quello politico e giudiziario, in cui abbiamo visto Enzo Tortora condannato a dieci anni sulla base delle accuse di un gaglioffo; Andreotti a lungo perseguitato con imputazioni tanto infamanti quanto ridicole e calunniato persino nella motivazione della sentenza assolutoria; Craxi stramaledetto dall’intera nazione per aver fatto ciò che tutti avevano fatto, e infiniti politici processati per anni per essere infine assolti, quando la loro carriera politica era stata annichilita. Se proseguisse la sua attuale carriera, come ha dichiarato di non voler fare, Conte domani potrebbe trovarsi ad essere accusato, da innocente, dei peggiori crimini e si ritroverebbe accanto, forse, soltanto la penna di qualche ignoto commentatore, oltre che la solidarietà umana di quelle persone che non riescono, per temperamento, ad essere dalla parte del boia, quali che siano le colpe, vere o false, del condannato.
Gianni Pardo, giannipardo1@gmail.com
3 gennaio 2019

THE EXECUTIONERultima modifica: 2019-05-04T07:07:59+02:00da gianni.pardo
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