LE TORTURE DI GUANTANAMO

LE TORTURE DI GUANTANAMO

Questo è un argomento col quale si va sul sicuro: le torture praticate dai militari americani a Guantánamo vanno condannate senza esitazioni e senza attenuanti. Dunque mettiamoci al riparo e diciamo anche noi: che orrore! E tuttavia c’è un dubbio che deve assalire non solo chi si occupa di filosofia ma anche chi ha assistito a parecchi telefilm.

Posto che vostro figlio sia stato sotterrato vivo, con poca aria, e che voi abbiate catturato il colpevole il quale non vuole dirvi dove si trova, che fate, gli chiedete l’informazione con cortesia? E vi accontentate del suo no?

Il problema non è inverosimile e chiunque cerchi di cavarsela dicendo: “Non vedo perché devo dare la risposta ad una domanda che non mi sarà mai veramente posta”, è un ipocrita. Uno che non vuole assumersi la responsabilità di non aver fatto tutto il possibile per salvare il proprio figlio e neppure la responsabilità di avere autorizzato procedure poco morali. Dolente: a quella domanda bisogna rispondere. E chi non intende farlo è uno che si rifiuta di ragionare.

Per quanto la cosa possa sembrare sorprendente, la risposta al dilemma la dà il codice penale. L’art.54 così stabilisce: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”. Nel caso ipotizzato, non solo è permesso usare la forza per costringere l’arrestato a parlare, non solo è lecito torturarlo, ma è lecito persino ucciderlo con la tortura. Infatti questo mezzo estremo, secondo il codice, “è proporzionato al pericolo” della morte del figlio sotterrato. E a Guantánamo, si ricordi, non è morto nessuno.

Ma non è il caso di aggrapparsi alla legge. In primo luogo, per la maggior parte delle persone questo è un problema morale e su questo piano va risolto. Poi, bisogna ammetterlo, a Guantánamo non c’era nessun figlio sotterrato, nessun pericolo immediato ed imminente: c’era solo l’interesse nazionale di non subire altri attentati come quello dell’11 settembre 2001.

A questo punto, ecco una storiella. Ad una serata per beneficenza un signore dice ad una donna: “Quanto ha dato, lei, per gli orfanelli?” “Cento euro”, dice l’interpellata. “E se io per beneficenza dessi tremila euro, lei farebbe l’amore con me?” La signora è perplessa. Infine dice: “La sua è una proposta indecente, ma per amore dei piccoli orfanelli…” “E se io, prosegue l’uomo, dessi non ai piccoli orfanelli, ma a lei personalmente, duecento euro, lei farebbe l’amore con me?” La signora è indignata: “Ma per chi mi ha preso?” “Chi è lei l’ho capito. Ora è questione di prezzo”.

Nello stesso modo, se si accetta che si possa torturare qualcuno per salvare nostro figlio da un pericolo immediato, come non accettare che se ne torturino dieci per salvare, in futuro, migliaia e migliaia di persone? Non dimentichiamolo: nell’attentato alle Torri ne morirono più di tremila. Naturalmente con questo si è usciti dal codice penale ma è anche vero che si è usciti dalle proporzioni di cui si occupa di solito il codice.

Gli Stati Uniti hanno violato la loro Costituzione ed infatti hanno accortamente commesso il fatto fuori dal territorio americano. Ma tutti noi che siamo vissuti per otto anni senza attentati come quelli del 2001 non dobbiamo essere ipocriti. Diversamente saremmo simili al ricettatore che si vanta di non essere un ladro: il beneficiario del reato non è molto migliore del delinquente e al contrario il codice penale punisce il furto non aggravato con una pena minima di sei mesi mentre per la ricettazione prevede una pena minima di due anni. Quattro volte tanto.

La nostra fortuna è quella di non chiamarci George W.Bush. Al suo posto, autorizzando quelle torture ci saremmo attirati l’esecrazione di tutti i benpensanti; non autorizzandole, se poi ne fosse conseguito un grave attentato, ci saremmo attirati l’accusa di debolezza e d’inadeguatezza. L’ex Presidente si è fatto carico della sicurezza dei suoi concittadini e l’ha pagata con la propria rispettabilità: da ricettatore cosciente di esserlo, ringrazio questo ladro.

Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

18 aprile 2009

LE TORTURE DI GUANTANAMOultima modifica: 2009-04-18T17:10:27+02:00da gianni.pardo
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