LA SECONDA SIGNORA DI BERLUSCONI

LA SECONDA SIGNORA DI BERLUSCONI
Se uno è allergico alla retorica, ed è onesto, è allergico anche alla retorica degli amici. È questa la ragione per cui chi scrive deve confessare di non avere ascoltato il discorso di Berlusconi per il 25 aprile. Di non averne neppure letto sui giornali. Il semplice fatto che non abbia scatenato un putiferio significa infatti che non diceva niente di concreto.
La Festa della Liberazione è un’occasione in cui, da sempre, si dicono un mare di cose retoriche. Cose che ben poco hanno a che vedere con la realtà e con la verità storica. Chi vuole mantenere le proprie orecchie pulite non dovrebbe ascoltare le parole dette in quell’occasione. E allora come mai l’iniziativa di Berlusconi (che poi è di Franceschini) ha avuto tanto risalto, ha suscitato un tale polverone, ha avuto una tale eco? La risposta è semplice: Berlusconi ha accettato di giocare con i dadi truccati dell’avversario ed ha vinto.
Il meccanismo è ben spiegato da una barzelletta.
Una signora, sorseggiando il tè con due amiche, dice: “Dopo vent’anni, mio marito mi ama come il primo giorno. Mi fa dei complimenti, mi bacia, mi porta dei fiori, mi adora proprio come quando eravamo fidanzati”. La seconda dice le stesse cose ed anzi aggiunge: “Infine mio marito non mi lascia in pace dal punto di vista sessuale. Gli piaccio da morire”. La terza dice mestamente: “Io purtroppo non posso dire quello che avete detto voi”. “E perché mai? le chiede la seconda.  Dillo. Come l’abbiamo detto noi”.
Del 25 aprile si è abusato in un’orgia di retorica truffaldina. Se ne è fatta una bandiera da opporre al centro-destra (che la guardava con disprezzo), ed ecco che il Cavaliere ha smontato il giocattolo: ha preso parte all’orgia e ne ha tolto l’esclusiva alla sinistra. Nel festival delle menzogne, basta rispondere con la stessa moneta e l’avversario perde il vantaggio.
Berlusconi, sulla scia di Napolitano, ha detto anche lui delle banalità nobili, incontrovertibili e vacue. Per giunta le ha dette in un posto in cui era difficile per i contestatori violenti attaccarlo e il risultato è una “festa istituzionale”, in cui Berlusconi si è dimostrato un Uomo di Stato bipartisan. Praticamente gratis. Tanto di cappello. Perfino Scalfari lo ha apprezzato, cosa che probabilmente avrebbe preoccupato l’interessato, se non sapesse di aver raccontato un bel po’ di balle per far contenti quelli che amano illudersi. E dunque era naturale che qualche intellettuale di sinistra gli credesse sulla parola.
La realtà è semplicemente che l’Italia è stata invasa dagli Anglo-Americani e che i valori della democrazia esistevano già prima del 1922. Del resto, se una patria dovessero avere, quei valori, bisognerebbe guardare a Londra per la prassi e a Parigi per la teoria. Il resto è fuffa. Ma tutto questo non va detto. Non è decente. Costringerebbe addirittura ad ammettere che abbiamo perso rovinosamente la Seconda Guerra Mondiale. Che abbiamo combattuto contro la Francia, quando pensavamo fosse già vinta, e poi contro la Germania, quando ci siamo resi conto che non aveva speranze. Ricavandone una fama internazionale di Maramaldi. Non sarebbe più naturale cambiare discorso, quando si parla di quegli anni?
In conclusione Franceschini ha commesso un grave errore. Forse è talmente ingenuo che crede veramente nei “Valori della Resistenza” e talmente ingenuo da credere che Berlusconi non li avrebbe almeno formalmente sposati: invece Berlusconi ha avuto l’intelligenza di capire la fatuità del gioco. Ha rischiato anche lui il ridicolo pur di rinunciare a quella guerra con spade di cartone che in Italia si combatte da sessant’anni.
Ha avuto l’intelligenza della seconda signora.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
27 aprile 2009

LA SECONDA SIGNORA DI BERLUSCONIultima modifica: 2009-04-27T17:43:31+02:00da gianni.pardo
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