IL PDL SOPRAVVIVERA’?

IL PDL SOPRAVVIVERÀ?
Il Pdl è il più grande partito italiano ma parecchi lo considerano un gigante dai piedi d’argilla. Senza Berlusconi, che non è eterno, rischia infatti di sciogliersi come neve al sole. Questa teoria – che per alcuni si chiama speranza – ha una base di verità.
La Democrazia Cristiana ritrovava le sue radici in un partito nato prima dell’epoca fascista; il Partito Comunista è nato con la scissione di Livorno, decenni prima della cosiddetta Liberazione: Forza Italia no. Forza Italia è nata per volontà di un solo uomo e certe grandi imprese – basti pensare alla Ford – non hanno soltanto il nome del fondatore: hanno in lui la loro spina dorsale. Per questo, quando il Cavaliere osò mettere il proprio nome sulla scheda elettorale, la cosa scandalizzò fino ad un certo punto: si certificava per iscritto un fatto già avvenuto nella società. La gente non diceva “votare per Forza Italia”, diceva “votare per Berlusconi”.
Questo spiega perché, nel variare dei nomi, l’identità non è mai andata smarrita. In Italia c’è Berlusconi – comunque voglia chiamarsi il suo partito, e con chiunque egli si allei – e chi è contro di lui: ecco tutto. In queste condizioni si comprende che l’improvviso venir meno del leader sarebbe il peggior terremoto politico possibile. Qualcosa che potrebbe dall’oggi al domani trasformare il Pdl in un mucchio di macerie immerse in una nuvola di polvere. E tuttavia queste fosche previsioni sono facilmente smentite da alcune considerazioni.
Se è vero che alcuni partiti sono tenuti insieme da un ideale – per esempio i vetero-comunisti – i grandi partiti hanno come collante un ideale ma soprattutto un comune interesse. Per molti decenni il più grande partito italiano è stato la Democrazia Cristiana che, in teoria, avrebbe dovuto essere composto di cattolici praticanti. In realtà diveniva democristiano chiunque fosse semplicemente ambizioso. La Dc era il partito attraverso il quale si arrivava al denaro e al potere. Bastava una professione di fede formale e il gioco era fatto: si poteva anche arrivare ad essere ministri. Un grande partito che abbia ancora la spinta vitale, e che sia sostenuto dall’interesse di decine di migliaia di persone, non muore dall’oggi al domani. La maestà delle dimensioni si sostituisce alla leadership carismatica.
È vero che, con Berlusconi vivo, ogni altra personalità sembra sbiadita: ma non è che, morto Coppi, non ci siano più state corse di biciclette. Nello spazio che si fa, venendo meno il grande personaggio, i successori sembrano più validi di quanto non fossero prima. E a volte non a torto. Chi avrebbe badato al giovane e gracile Ottaviano, se Cesare non fosse stato pugnalato? E tuttavia la storia ha dimostrato che quel ragazzino aveva in sé le capacità per divenire il più grande imperatore romano.
Alcune personalità sono di secondo piano esclusivamente perché il primo piano è occupato da un prim’attore di grido. Giulio Tremonti è uomo eccezionale, capace perfino di imparare – cosa difficilissima – ad essere meno sgradevole e a nascondere il proprio disprezzo degli altri. Antonio Martino è un grande economista e un uomo di straordinario buon senso. Fini è un “politico naturale”, abile fino all’inverosimile, con un grande carattere e capace d’imporsi. E ci sono ancora altri nomi. No, Berlusconi non lascerebbe un vuoto.
Né si può dimenticare il “valore oppositivo” dei partiti. Non sempre una formazione vive delle proposte che fa: a volte vive delle proposte che avversa. Per decenni molta gente ha disprezzato la Democrazia Cristiana perché ne conosceva l’ipocrisia, il cinismo, le magagne. Tanto che era raro si confessasse di votare per essa. Ma quel voto significava votare contro il Pci e tanto bastava: ci si turava il naso. Dunque, senza Berlusconi, non per questo non ci sarebbero partiti di sinistra più o meno irragionevole contro cui gli italiani vorrebbero votare. Occhetto fu battuto non dalla superiore genialità di Berlusconi – che allora nessuno conosceva – ma dal fatto che si presentava come l’unica alternativa ai comunisti, ben poco credibilmente ex. Il Pdl senza Berlusconi non perderebbe il suo “valore oppositivo” e, salvo autoaffondamenti come quello della Dc nel 1994,  avrebbe ancora molte carte da giocare.
La speranza che il Pdl, senza Berlusconi, cessi di esistere è, allo stato attuale, del tutto infondata.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
Se esprimerete il vostro parere, positivo o negativo che sia, su questo testo, mi farete piacere.
3 maggio 2009

IL PDL SOPRAVVIVERA’?ultima modifica: 2009-05-03T11:33:00+02:00da gianni.pardo
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