LA VERA VITTIMA DI MILLS

LA VERA VITTIMA DI MILLS
La condanna dell’avv.Mills è un fatto giudiziario ma, dal momento che nella motivazione risulta implicato Silvio Berlusconi, è anche un fatto politico. Naturalmente, quello che importa è la fondatezza dell’accusa. Se Berlusconi fosse colpevole del reato ipotizzato, il conto sarebbe uno, se fosse innocente, sarebbe un altro. Ma, appunto, qual è la verità?
Di solito, si ama pensare che “la verità giudiziaria” sia la verità tout court, ma questo è impossibile. Già la denominazione, “verità giudiziaria”, indica che si tratta di una convenzione: necessaria ma pur sempre una convenzione. In Italia il problema è peggiorato dalla diffusa convinzione dell’inaffidabilità del sistema: sicché, quale che sia il giudizio su Mills, in appello e in cassazione, per alcuni Berlusconi sarà comunque ed evidentemente colpevole, per altri sarà comunque ed altrettanto evidentemente innocente. La gente non ha più bisogno di “leggere le carte”. Il giudizio è sintetico a priori.
La vera vittima di tutta questa vicenda è il sistema giudiziario.
La sua perdita di credibilità risale a parecchio tempo fa. L’egemonia culturale del Pci fece sì che, per alcuni magistrati, l’esigenza di “fare il bene del paese” divenisse più importante della pedissequa applicazione della legge. Qualcuno sognò di giungere alla rivoluzione politica attraverso la rivoluzione giudiziaria e in questo quadro si iscrivono parecchie sentenze in materia di lavoro: come quando si è revocato il licenziamento di dipendenti ladri in aeroporto o di postini che le lettere, invece di distribuirle, le buttavano.
L’azione politica poi letteralmente scoppiò con Mani Pulite. Lo scopo divenne l’eliminazione dei partiti che ostacolavano l’accesso della sinistra al potere. La Dc fu distrutta, il Psi fu eliminato e tutto andava per il meglio quando Berlusconi, comprendendo che se era morta la Dc non erano morti i suoi elettori, interruppe l’idillio e fece svanire il sogno. Unde un odio mortale. Ed anche la rinnovata conferma del dovere di intervenire in politica.
Da quel momento, la deplorevole tendenza di certa magistratura inquirente ad orientare l’attività giudiziaria prese una direzione unica ed obbligata: bisognava sbarrare a Berlusconi la via del potere. Si spiegano così le infinite inchieste, i cinquecento accessi della Guardia di Finanza nelle imprese del Cavaliere alla ricerca (nientemeno!) di reati, l’avviso di garanzia durante il congresso anticrimine di Napoli (comunicato a mezzo Corriere della Sera affinché il mondo intero se ne accorgesse) e  soprattutto i mille processi, il cui esito assolutorio dimostra fino ad oggi quanto pretestuoso fosse il loro inizio. La magistratura giudicante si è infatti lasciata coinvolgere meno da questo furore e la Cassazione non ha esitato ad azzerare anni di processi portati avanti a dispetto della competenza territoriale, solo perché a Milano si temeva che altre Procure fossero meno antiberlusconiane.
Ora si arriva al caso Mills e la magistratura continua a prestare ingenuamente il fianco all’accusa di inaffidabilità. La difesa, potendo dimostrare le opinioni politiche antiberlusconiane della presidente Gandus, la ricusa ma l’istanza non è accettata. Giusto, sbagliato? Sicuramente sbagliato dal punto di vista politico: Berlusconi oggi può esclamare “Che vi dicevo?”, mentre diversamente la magistratura avrebbe potuto dire: “Ti abbiamo dato un giudice diverso da quello che non ti piaceva, ora che vuoi?” Ma Giove acceca coloro che vuol perdere.
Gli italiani non si fidano più dei magistrati. Un caso che si può ripetere fino alla noia è il seguente: l’avv.Di Domenico ha denunciato il fatto che Di Pietro ha utilizzato un documento con firma falsa dello stesso Di Domenico. Il giudice ha assolto Di Pietro in istruttoria (dunque la firma era  vera) ma non ha imputato Di Domenico per calunnia (dunque la firma era falsa, come diceva lui). Il tutto, senza ordinare una perizia grafica. Dinanzi a fatti del genere, si rimane troppo perplessi, per potere poi credere a giudizi sereni ed imparziali.
Quando a fine legislatura l’innocenza o la reità di Berlusconi sarà stabilita dal giudice, non interesserà a nessuno. Da un lato, perché la gente ci ha fatto il callo, al suo conflitto d’interessi e alla sua persecuzione giudiziaria: e non vuole più sentirne parlare; dall’altro perché, non essendo più  il Cavaliere Presidente del Consiglio, e magari avendo abbandonato la vita politica, la sua eventuale colpevolezza o innocenza ridiverranno fatti di un privato cittadino.
Quella che esce sicuramente condannata, dalla vicenda, è la giustizia in Italia.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
Se esprimerete il vostro motivato parere, positivo o negativo che sia, sui miei testi, mi farete piacere.
20 maggio 2009

LA VERA VITTIMA DI MILLSultima modifica: 2009-05-20T12:57:16+02:00da gianni.pardo
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