CHI SI DIMETTE È LICENZIATO

CHI SI DIMETTE È LICENZIATO
Per un giudice del lavoro di Roma Enrico Mentana deve essere reintegrato nella conduzione di Matrix e l’azienda deve anche pagargli i danni. Esaminiamo i fatti.
In febbraio Mediaset decide di mantenere in seconda serata Matrix, malgrado la morte di Eluana Englaro, perché di quel fatto si occupava in prima serata Retequattro. Mentana, che pretendeva il mutamento del palinsesto, si dimette. È quello che riportano tutti i giornali. Stupisce un po’ il fatto che i dirigenti dell’azienda accettino le dimissioni, ma tant’è: le dimissioni ci sono, annunciate, pubblicizzate, formalizzate. E Mentana se ne va.
Il giornalista ha in seguito affermato che in quell’ambiente non stava a suo agio. Lui è di sinistra e, anche se gli hanno sempre lasciato totale libertà, avrebbe voluto andarsene. Il 22 aprile 2008 scrive infatti a Fedele Confalonieri: “Non mi sento più di casa in un gruppo che sembra un comitato elettorale… Mi aiuti a uscire, presidente! Lo farò in punta di piedi» (lettera pubblicata sul libro di Mentana, “Passionaccia”). Ciò malgrado non solo è rimasto in quell’azienda per diciassette anni, ma non se n’è andato neanche dopo quell’appello. Si è dimesso solo nel febbraio 2009, forse perché immaginava che le dimissioni sarebbero state prese all’italiana, come una mossa del grande soprano che si ritira nel suo camerino e aspetta che lo vadano a pregare.
La realtà è rocciosa. Enrico Mentana si è dimesso: l’ha detto lui stesso, lo hanno detto tutte le televisioni e lo hanno scritto tutti i giornali. Su questo non ci piove. Purtroppo per lui, gli ascolti di Matrix non sono crollati e il nostro grande giornalista a questo punto ha disperatamente cercato un cavillo. Si è ricordato che aveva presentato le dimissioni da direttore editoriale, non da conduttore di Matrix, e ne ha dedotto che il suo volontario allontanamento da quel programma è un licenziamento. Il lettore si chiede se ha capito bene e bisogna subito tranquillizzarlo: c’è una logica che non funziona, ma non è la sua.
Allineiamo i fatti. Il rapporto di fiducia di Mentana nell’azienda si è incrinato: si veda la sua lettera a Confalonieri. Il rapporto di fiducia dell’azienda con Mentana si è incrinato: si veda l’accettazione delle dimissioni. Mentana non voleva più condurre Matrix: e infatti non ha condotto né la puntata prevista il giorno in cui è morta Eluana Englaro né, successivamente, quando il programma è di nuovo andato in onda, ha chiesto di riprendere la sua attività. Passa il tempo, il digiuno da video si fa sentire sempre più forte e arriva il ricorso al giudice. Ecco le parole sconvolgenti con cui viene giustificato l’escamotage: «Il punto è che io mi sono dimesso da direttore editoriale, dopodiché loro mi hanno licenziato da conduttore di Matrix. Mi ha sorpreso la determinazione a troncare – senza dialettica, e senza neppure il coraggio di dirmelo in faccia – un rapporto che durava da 17 anni». Secondo salto sulla sedia del lettore: ma se Mentana voleva continuare a condurre Matrix, perché non l’ha detto subito? Chi dice che Mediaset non gli avrebbe detto di sì, anche perché – come dice lo stesso interessato – da quell’incarico non si era dimesso? E ora chiede i danni per qualcosa che lui non ha reputato un danno e che – secondo l’Italia intera – ha voluto per mesi?
Lo stesso giornalista in fondo si è accorto di essere giunto a livelli moralmente e giuridicamente insopportabili tanto che, prevedendo la sentenza di reintegro e temendo il licenziamento, ha detto: “Dopodiché, anche se dovessi vincere, Mediaset potrebbe “risolvere” immediatamente il contratto. Ma voglio che siano loro a dire che mi mandano via”.
Un momento, obietta per l’ennesima volta il lettore sbalordito, che cosa abbiamo letto, tutti? Abbiamo sentito sì o no che Mentana lasciava Mediaset? E non ha detto lui stesso che non era a suo agio, in quell’azienda? Oggi invece ci dice che stava così bene, lì, che era così contento di condurre Matrix, da trascinare l’azienda in Tribunale, pur di non andarsene. Ché anzi, se proprio questo dovesse avvenire, è bene che si sappia che lui in quell’azienda ci stava benissimo, sono i dirigenti che l’hanno cacciato via. “È giusto che tutto questo abbia un finale chiaro”, ha detto.
E in effetti ce l’ha. Sapevamo che Mentana era di sinistra, ma non sapevamo che avesse una spregiudicatezza morale che gli avrebbe invidiato anche un certo Ulianov, meglio conosciuto col nome di Lenin.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

CHI SI DIMETTE È LICENZIATOultima modifica: 2009-05-26T13:36:00+02:00da gianni.pardo
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