UN GIORNALISTA D’AVANZO

UN GIORNALISTA D’AVANZO
L’ignoranza e l’inerzia intellettuale della massa sono enormi e, nell’Alto Medio Evo, addirittura invincibili. La gente non sapeva leggere e comunque, non essendo stata ancora inventata la stampa, non avrebbe avuto il denaro per procurarsi un libro. Basti dire che la famosa crisi dell’Anno Mille – il momento in cui la gente fu terrorizzata dall’imminente fine del mondo e si dette a fare penitenza – è un dato tanto ovvio quanto falso: la gente non sapeva di essere nell’Anno Mille.
Nei secoli recenti tutto è cambiato: con la stampa e i giornali e infine con la radio e la televisione l’informazione si è enormemente ampliata. Inoltre è tecnicamente facile comunicare con una folla di persone. Considerando che ogni copia di quotidano è letta in media da quattro persone, un grande giornale che venda ottocentomila copie parla ogni giorno a 3.200.000 persone. Centinaia di volte di più di quante ne abbiano potuto sognare Pierre L’Hermite o Girolamo Savonarola.
Questo ha creato l’idea che, disponendo di mezzi adeguati, si possa far credere alla massa qualunque cosa. E non è vero. Anche a ripetere instancabilmente una nozione, l’opinione pubblica non rinnegherà facilmente una vecchia idea. È tempo perso spiegare che portare i capelli cortissimi non li rinforza, che i morti non possono apparire in sogno, che esiste il caso ma non la fortuna o la sfortuna. Per non parlare di convinzioni più colte come quella – assolutamente falsa – per cui se qualcuno si arricchisce è perché qualcun altro si impoverisce.
E c’è di più. Se l’idea che si cerca di lanciare corrisponde a ciò che la gente desidera, si potrà avere successo. Se invece essa va contro gli interessi della gente o, più semplicemente, contro l’evidenza, tutti i mezzi di comunicazione di massa messi insieme non smuoveranno l’opinione pubblica. È per questo che le dittature non sono eterne: si può ingannare qualcuno per sempre, tutti talvolta, non tutti per sempre.
Scendendo alla cronaca, “La Repubblica” ha insistentemente cercato di creare uno scandalo che non c’era e per un po’ di tempo ci è quasi riuscita: sia perché è molto diffusa, sia perché è sostenuta da un’intera parte politica. Ha dunque a lungo affermato una cosa e ne ha promesso la prova. Purtroppo l’aspettativa di conferme concrete e di clamorosi sviluppi è stata delusa e il meccanismo si è inceppato. Dalla curiosità si è passati al disinteresse e dal disinteresse all’ironia. Quando si arriva a questo, tolti quelli che avrebbero creduto qualunque cosa perché ne avevano voglia, la gente penserà ad altro. L’unico risultato è il sotterraneo discredito del quotidiano. Neanche un giornale che vende un milione di copie può permettersi il lusso di gridare al lupo, se non se ne vede neanche la coda.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it

UN GIORNALISTA D’AVANZOultima modifica: 2009-07-02T13:58:00+02:00da gianni.pardo
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