UNO SCIVOLONE DI GALLI DELLA LOGGIA

Galli Della Loggia è un uomo intellettualmente stimabile ma oggi ha sbagliato un articolo . Dal momento che gli errori dei grandi sono più clamorosi, Orazio scriveva “indignor quandoque bonus dormitat Homerus”: m’indigno ogni volta che sonnecchia perfino il buon Omero. Ma Galli Della Loggia non è Omero e, seppure senza indignarsi, saranno lecite alcune osservazioni.
Sul “Corriere della Sera” di oggi egli fa un’affermazione sconvolgente: bisogna “consen¬tire alla stampa un’amplissima libertà di critica nei confronti degli uomini politici, anche ai limiti della calunnia, come ac¬cade per esempio negli Stati Uniti dove, per non incorrere nei rigori della legge, basta che anche chi scrive il falso non ne sia però espressamente consa¬pevole”.
A parte il fatto che in Italia vige la legge italiana, da un lato è lecito dubitare che negli Stati Uniti la tolleranza sia spinta “ai limiti della calunnia”, dall’altro la tesi è insostenibile filosoficamente e giuridicamente.
Si faccia l’ipotesi che qualcuno scriva che Giorgio Napolitano, nel 1989, uccise una ventiseienne che minacciava di rivelare la loro relazione. Il Presidente avrebbe motivo di risentirsi? Certamente. Ma avrebbe la possibilità di dimostrare che non è vero? Assolutamente no. Infatti è impossibile dimostrare un non-fatto, a meno che non sia assurdo: e che Giorgio Napolitano sia un assassino non è assurdo, è inverosimile soltanto. Se quel calunniatore scrivesse che “gli hanno detto” che il fatto sarebbe avvenuto a Pozzuoli, una notte tra il primo e il venti di agosto del 1989, e che lui in buona fede ci ha creduto, non solo il Presidente non potrebbe affatto ricordare dove si trovava in quei giorni, ma anche a ricordarlo, potrebbe dimostrare di non aver potuto fare un salto a Pozzuoli? La difesa è impossibile.
È per questo motivo che i giornalisti si affannano, prima di pubblicare una notizia, a verificare le prove di essa: perché sta a loro dimostrare la verità di un fatto lesivo dell’onorabilità di qualcuno, non all’offeso dimostrarne la falsità. E se i giornalisti non riescono a dimostrarlo, è normale che siano condannati per diffamazione. Onus probandi incumbit ei qui dicit, l’onere della prova ricade su colui che afferma qualcosa. Se invece, per condannare qualcuno, fosse necessario dimostrare che egli è “espressamente consapevole di scrivere il falso”, si richiederebbe una probatio diabolica, cioè una dimostrazione impossibile. Un tizio scrive che Brunetta ha rubato un milione di euro e lo pensa veramente. Un altro scrive la stessa cosa, sapendo che non è vera. Brunetta come può dimostrare quello che il secondo pensa?
Una caratteristica del diritto – si insegna in filosofia – è la sua “esteriorità”. Nessuno può essere condannato per i suoi pensieri, mentre chiunque può essere condannato per le sue azioni, che siano volontarie (dolo) o dovute a distrazione, ecc. (colpa). Galli Della Loggia che cultura giuridica ha?
Il resto dell’articolo intende fare contenti tutti. O scontentare tutti, che è lo stesso. Berlusconi – sostiene il politologo – non sa gestire i conflitti, cosa che dovrebbe fare “politicamente” e non con le querele. E perché mai? Siamo sicuri che l’articolista abbia criticato Prodi, Presidente del Consiglio, quando querelò il “Giornale” per Nomisma?
Poi egli ammette che “Repubblica” ha fatto Berlusconi oggetto di una campagna di odio che va molto oltre la normale battaglia politica. Riconosce in particolare che, per “chiu¬dere politicamente i con¬flitti è essenziale una con¬dizione: bisogna che il conflitto possa concluder¬si alla fine con un compro¬messo. Non pare proprio però che sia tale, che sia un conflitto «compromis¬sibile», quello in cui è coinvolto da settimane Sil¬vio Berlusconi”. Sono parole sue. E allora, visto che oggi si è partiti col latino, continuiamo: lo sa il politologo che ad impossibilia nemo tenetur, nessuno ha il dovere di fare cose impossibili? Se “Repubblica” non è disposta ad un compromesso e vuole ottenere le dimissioni del Cavaliere, che soluzione può trovare il malcapitato? I coloni americani del West dicevano che “un indiano buono è un indiano morto”. Per certa sinistra l’unica cosa giusta che Berlusconi potrebbe fare è morire o, quanto meno, andare in esilio.
Berlusconi non doveva sporgere querela ma “Repubblica” ha esagerato. E qui viene naturale la domanda che fanno gli adulti, quando vanno a separare i bambini: chi ha cominciato? Oppure la domanda che fanno i giuristi: siamo dinanzi ad un caso di legittima difesa?
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
7 settembre 2009

UNO SCIVOLONE DI GALLI DELLA LOGGIAultima modifica: 2009-09-07T16:47:42+02:00da gianni.pardo
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