Diatribe sugli anni e sui tempi

Non mi sento di contraddire il sig.De Falco nella sua tesi (contraria a quanto sostengono i compenti) ma commento questa sua frase: “Pertanto, penso che si possa sostenere che se il 25 marzo 2000 è caduta la 2000a Annunciazione, il 26 marzo 2000 è il primo giorno del terzo millennio dell’era cristiana”. Gli faccio notare che “se il 25 marzo 2000 è caduta la 2000a Annunciazione”, la prima annunciazione si è avuta nell’anno 1 e Gesù ha compiuto un anno nel dicembre del 2 d.C. Cioè il bambino sarebbe in ritardo di un anno sulla sua propria era.  Si dimentica che “dies (ma anche annus) a quo non computatur in termino”.

Il primo anno del terzo millennio è il primo gennaio 2001, anche perché, per completare i primi due millenni è necessario che passino 2.000 anni, non 1.999. Poi uno è libero di pensarla come vuole.

Diverso è il caso degli Anni Zero. Se chiamiamo così gli anni la cui penultima cifra è zero, è chiaro che essi vanno dal 2000 al 2009. Una convenzione come un’altra.

Il Prof.De Rienzo definisce lo yogurt “latte incagliato” ed io sorrido, identificando in lui un mio “fratello in distrazione”.

Al sig.Fai faccio notare che il futuro non esiste in siciliano, ma il senso si ricava chiaramente dalle forme perifrastiche o dal contesto. In ogni caso non ne dedurrei niente di metafisico. Il futuro latino è morto in siciliano come in italiano, in francese o spagnolo. In queste lingue lo si è sostituito con una forma perifrastica che, col tempo, si è fusa col verbo all’infinito, (da andare ho, andare-ho, andrò) creando nuove desinenze, in siciliano no. Avevo scritto qualcosa al riguardo ma nell’archivio – cui contavo di rinviare – non l’ho trovata.

Diatribe sugli anni e sui tempiultima modifica: 2010-01-01T14:57:19+01:00da gianni.pardo
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