FATTIBILE È

Per quanto riguarda la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina si può innanzi tutto dubitare dell’opportunità di spendere tanto denaro per un’opera del genere; si può dubitare della sua redditività, una volta costruito; si può persino dubitare della sua utilità, se non si è mai atteso un traghetto solo il sole d’agosto per un paio d’ore: ma quello che stupisce è che parecchi dubitino della sua fattibilità tecnica.
Se, fra amici avvocati o professori di letteratura, col cervello un po’ annebbiato da un’abbondante cena, ci mettessimo a discutere della possibilità di realizzare una nave lunga un chilometro, potremmo parlare per molto tempo ed anche divertirci, senza avere la pretesa di dire cose serissime. Non essendo in grado di costruire nemmeno una barca di quattro metri, sapremmo di star chiacchierando. Il problema sorgerebbe se uno degli amici, particolarmente sciocco, avesse l’ardire di dire “è impossibile costruirla” oppure che “è sicuramente possibile costruirla”. Queste affermazioni infatti vanno lasciate ai competenti e per giunta costoro, se veri competenti, probabilmente non sarebbero perentori, a meno di avere precise certezze scientifiche. Rimane il fatto che non tutti attendono di possedere i dati necessari, prima di aprire bocca: si fondano su quella che gli sembra un’evidenza e, l’evidenza gioca a volte brutti scherzi.
Quando si cercava di trovare il modo di volare con qualcosa di più pesante dell’aria, molti erano scettici. Non solo vedevano i rischi che presentava l’impresa, ma reputavano anche che “se Dio avesse voluto che volassimo, ci avrebbe dato le ali”: e questo bastava per condannare il tentativo. La realtà invece ci dice oggi che non si riuscirebbe ad andare a New York in nave neanche se lo si volesse.
Lo stesso per l’altezza degli edifici. Quando pietre e mattoni non sono più stati sufficienti si è trovata la tecnica dell’acciaio. Prima si è costruito l’Empire State Building, oggi è in costruzione, a Dubai, un grattacielo alto circa ottocento metri. Impossibile? Meglio non dirlo. Per edifici alti un chilometro secondo i tecnici è solo una questione di costi. La gente invece è tendenzialmente ferma alla Torre di Babele, nello stesso tempo empio simbolo di ambizione costruttiva e di fallimento.
Il Ponte sullo Stretto rientra in questo genere di fenomeni. Il manufatto è studiato da molti decenni e ci hanno messo mano fior d’ingegneri da tutto il mondo: per questo è supremamente irritante sentir dire che non lo si può costruire. E invece si sentono gli incompetenti che sparano: “È assurdo, perché quella è una zona sismica”. Come se questo i costruttori non lo sapessero. “Perché la campata è troppo lunga”, come se non fosse il primo problema. “Perché la Sicilia si sta allontanando dalla Calabria”, come se questo dato geologico fosse un segreto. In realtà il Ponte potrebbe essere inopportuno, ma fattibile è.
L’opposizione nasce da due molle fondamentali: la prima è puro e semplice misoneismo. “Se Dio avesse voluto che andassimo a piedi asciutti da Villa S.Giovanni a Messina non avrebbe fatto lo Stretto”. La seconda è un inconscio ma incompressibile anti-meridionalismo: “Ma che ce ne importa, di come i siciliani varcano lo Stretto? Perché dovremmo rimetterci noi che magari non l’utilizzeremo mai?”
Infine, come se non bastasse, dal momento che Silvio Berlusconi si è fatto promotore di un’impresa che gli isolani vagheggiano da molti decenni, l’opposizione al Ponte è anche opposizione a Berlusconi. E per questo diviene acida, dogmatica, fanatica.
Il Ponte è sicuramente fattibile e sarebbe utile per molti versi. Quanto ai costi, si vedrà. Visto che all’impresa partecipano anche privati, e visto che questi non hanno la vocazione di rimetterci, è anche possibile che alla fine quell’opera si riveli un affare. Come è possibile il contrario, ovviamente: ma perché essere sicuri del fallimento?
Nessuno che vada a S.Francisco tralascia di visitare il Golden Gate. Nessuno che vada ad Istanbul omette una visita al ponte che scavalca il Bosforo e certo non si dimentica il nuovo ponte del golfo di Corinto. Il Ponte di Messina (come umilmente sarebbe bene chiamarlo) farà parte di questa ristretta schiera di grandi monumenti.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 gennaio 2010

FATTIBILE Èultima modifica: 2010-01-04T08:24:45+01:00da gianni.pardo
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