SOSTENERE PAPA’


Ecco una vecchia battuta: “decidere significa ridurre i molti errori ad uno”. Si sorride ma poi si riflette e si vede che è una triste verità.
Poniamo che esista un problema: si può o non far nulla o adottare una fra quattro soluzioni. Per prima cosa bisogna notare che anche non far nulla è una soluzione: e dunque in totale sono cinque, le opzioni da discutere. Soluzione B? soluzione E? Ognuno sottolinea le conseguenze negative delle soluzione diverse dalla propria e se infine si opta per la soluzione C, quelli che erano di parere diverso grideranno che si è commesso un errore. Appunto, un solo errore, come dice la battuta. E diranno anche che tutte le conseguenze negative sono colpa di chi ha deciso male.
Questo schema può suscitare un’obiezione teoricamente valida: “Perché mai dovrebbe essere sicuro che ci debbano essere conseguenze negative?” La risposta è semplice: anche nel momento in cui il risultato è innegabilmente positivo, il critico potrà sempre dire che se ne poteva ottenere uno migliore. E si considererà “conseguenza negativa” la perdita di quelle utilità in più, che magari esistono solo nella sua fantasia. Tuttavia, non essendo possibile tornare indietro nel tempo, i critici hanno sempre buon gioco.
Questo schema non si applica solo alla guida di un’azienda, del governo o di una famiglia: si applica ad ogni decisione le cui conseguenze non ricadano esclusivamente su chi l’ha presa. Tanto che ci si può chiedere chi mai, sano di mente, sia disposto a prendere su di sé la responsabilità della direzione e fare più di tutti per poi essere criticato se non da tutti, dalla maggior parte. Inclusi i beneficiati. La prima risposta la dà quel proverbio meridionale secondo cui il comando è più saporito del sesso: dunque, pur di essere il capo, molta gente è disposta a pagare prezzi altissimi. C’è poi il caso di chi ha la pelle dura e non si cura affatto delle critiche: “Intanto io traggo i miei bravi vantaggi, dal comando, poi, se gli altri hanno voglia di imprecare, si accomodino”. La terza risposta, la più infrequente, è che qualcuno si acconci ad essere il capo per amore del prossimo: qualcuno che cerca di fare il bene degli altri sapendo perfettamente di ricavarne soprattutto ingratitudine. Un atteggiamento da santi.
Normalmente, la comprensione nei confronti del capo è tendenzialmente limitata dal detto: “Hai voluto la bicicletta? Ora pedala”. E questo vale per tutti i politici. Ma bisogna riconoscere che c’è chi si trova a dirigere anche senza averlo desiderato. L’insegnante non ha la libidine del comando e tuttavia deve esercitarlo, se vuole mantenere la disciplina. L’ingegnere non può esimersi dal dare indicazioni imperative agli operai. E soprattutto il padre è continuamente chiamato alla gestione della famiglia. A lui bisognerebbe per principio riservare comprensione e sostegno: è uno che può sbagliare ma almeno possiamo essere ragionevolmente sicuri che non odi sua moglie e ami i suoi figli. Nel dubbio, papà ha ragione. Nel dubbio, papà ha fatto bene. Nel dubbio, meglio non essere sicuri che noi o altri avremmo fatto meglio di lui. E poi, estendendo il principio, noi non avremmo fatto meglio dell’ingegnere, del chief executive officer, del ministro. Neanche loro odiano o vorrebbero danneggiare gli organismi cui appartengono.
Questo atteggiamento rende filo-governativi e non c’è da vergognarsene. Se è vero che la critica è lecita, è anche lecita la critica della critica, soprattutto quando è moralistica e superciliosa. Coloro che si beano dell’essere spietati  nel giudicare il prossimo dovrebbero non dimenticare mai che essi stessi non sono certo infallibili.
Solo chi non fa non sbaglia. Per decenni, col bipartitismo imperfetto, l’Italia conobbe la condanna costante e spietata della Dc. Poi, quando il governo fu finalmente guidato da laici (per primo Spadolini, poi soprattutto Craxi), si imparò ad essere meno sicuri che la Dc fosse il peggio del peggio. Recentemente il bipolarismo ha completato l’opera. L’ultimo governo Prodi ha lasciato un tale ricordo di sé, che nella successiva campagna elettorale il centro-sinistra se ne è dissociato nettamente. Gli italiani hanno imparato una volta per tutte che la perfezione non è di questo mondo. Ed è una lezione preziosa.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
2 gennaio 2010

SOSTENERE PAPA’ultima modifica: 2010-01-09T10:46:22+01:00da gianni.pardo
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